Diciannove anni fa leggevo per la prima volta Il Corvo e ne restavo folgorato.
Diciotto anni fa balbettavo di fronte al suo autore, James O’Barr, chiedendogli un autografo.
Oggi, per festeggiare degnamente l’uscita dell’edizione definitiva pubblicata dalle Edizioni Bd
vi invito tutti a partecipare alla festa che si terrà in onore di James O’ Barr nella splendida cornice della libreria Altroquando in via del governo vecchio 80 (a due passi da Piazza Navona).
Oltre al sottoscritto, che avrà il compito di introdurre la serata presentando e intervistando O’Barr, sarà presente anche l’artista e saggista Renee Witterstaetter e il tutto sarà condito dal dj set “Not your sister” di *Je suis Poiccard*.
Come ulteriore chicca, per l’occasione sarà disponibile una variant cover a tiratura limitata del libro,
oltre all’edizione normale in anteprima.
Ci vediamo stasera, quindi. Per dediche, chiacchiere e bella musica.
Venite anche voi a festeggiare O’Barr e il suo capolavoro!
A differenza di quel che potete immaginare, con questo post non voglio comunicarvi di aver fieramente oltrepassato la barriera dei 110 kg, ma di aver avviato una collaborazione con lo staff di XL, il magazine di Repubblica che si occupa di musica, cinema, fumetto, spettacolo e cultura generale, diretto da Luca Valtorta.
I primi frutti di quest’incontro sono un’intervista all’ex pornostar (e attuale icona pop) Sasha Grey, e la recensione del recente concerto tenuto da Daniel Johnston e la Bluemotion Band all’Angelo Mai Occupato.
Il che dovrebbe già lasciar intendere una mia certa predisposizione per le personalità borderline.
Foto!
L’incontro con Sasha Grey è stato fortemente voluto da me e Roberto Recchioni perché, sapendola a Roma, non potevamo perdere l’occasione di regalarle l’albo di John Doe che scrivemmo a quattro mani un’annetto e mezzo fa e che la vede comparire, oltre che nella copertina splendidamente disegnata da Davide De Cubellis, anche nel ruolo di antagonista particolare di John Doe.
Le sue fattezze cartoon, interpretate dalla mano di Flaviano Armentaro hanno divertito così tanto la pupilla di Rocco e Terry Richardson che c’ha tenuto a farsi tradurre e interpretare tutta la sequenza che la vede protagonista da me e Roberto che ci alternavamo alle voci.
No, non ve lo dico chi faceva la femmina.
Da quella serata Roberto ne ha tratto un articolo che ne analizza il percorso, io un’intervista e un piccolo video, Meme degli scatti fotografici.
Dell’intervista vi riporto giusto uno stralcio, il resto lo trovate nel numero in edicola ORA!
“Hai dichiarato spesso che per te recitare equivale a sparire. Considerato che non hai firmato nessun lavoro col tuo vero nome, mi parli un po’ del tuo rapporto con la tua identità?”
“In qualsiasi aspetto della mia vita sono totalmente sincera e onesta, anzi, negli ultimi anni ho mostrato talmente tanto di me da arrivare a sentirne la fatica. Rendere la gente felice (anche dal punto di vista sessuale, dai!) e vedere l’affetto di chi ti cerca, mi ripaga certamente di tutto, ma la recitazione è l’unica attività in cui io sono presente ma allo stesso tempo posso essere completamente qualcun altro.
Nella recitazione non ci sono errori, è il personaggio che interpreti che sta sbagliando, non tu. Tu puoi solo migliorare.
Io sto ancora aspettando il ruolo che mi lascerà sparire completamente ma in una delle ultime cose che ho fatto mia sorella mi ha guardata e mi ha detto: “Ma quella non sei te!” Ottimo! E’ esattamente quello lo scopo. Essere completamente irriconoscibile.”
Gli scatti realizzati da Martina (e postprodotti nelle precedenti due foto di Sasha da R. Amal Serena!) li vedete a corredo di questo post, mentre il video che mostra Sasha ai piatti della consolle e intenta a chiacchierare con noi mentre Rrobe la disegna, eccolo qui (sparatevelo a tutto volume e in HD):
Per quanto riguarda Daniel Johnston invece, ammetto che conoscerlo subito dopo il suo concerto e scambiarci quattro chiacchiere è stata una grossa emozione per me che lo seguo da anni.
Per me che mi commuovo ogni volta che ascolto Life in Vain.
Per me che riguardo almeno una volta l’anno “The Devil in Daniel Johnston”.
Per che che vi giuro, non c’è posto nel mio cuore per un post in più su Facebook con Daniel Johnston alle quattro del mattino.
Cliccando QUI potrete leggere il resoconto di quella serata, ma non fatevela bastare.
Ascoltate Daniel Johnston. Scoprite che vita si nasconde dietro a quei testi sghembi e a quella voce sgraziata. E andatelo a vedere dal vivo.
Mi ringrazierete.
Il rischio più grande che si corre inventando dei personaggi non è quello di innamorarci di loro – quello è quasi scontato dal momento che tendiamo a caratterizzarli con quegli elementi che più ci colpiscono – quanto quello di scoprire di essere corrisposti.
Ed è proprio questo che abbiamo raccontato io e Giacomo Bevilacqua nel nuovo videoclip di Bungaro feat. Paola Cortellesi di cui vi accennavo nel post precedente.
Per iniziare a incuriosirvi abbiamo realizzato tre minuscoli teaser, in cui vi mostriamo i nostri tre protagonisti.
Intanto gustatevi questi.
Lui.
Lei.
L’altra.
E per vedere il videoclip completo e scoprire cosa lega Giacomo, Luna e Greta Scarano (che c’ha regalato le splendide fattezze, gli imbarazzi e i sorrisi de L’Altra) vi basterà attendere una settimana.
Io sarò qui per mostrarvelo e farvi sbirciare dietro le quinte.
Ieri sono stato impegnato tutto il giorno nelle riprese del videoclip di questa canzone di Bungaro frat. Paola Cortellesi.
Ne uscirà una cosina metà live (interpretata da Giacomo Bevilacqua) e metà a cartoni animati (realizzati da Giacomo Bevilacqua) che avranno per protagonista un personaggio dei fumetti (inventato da Giacvabbè sempre lui) che vivrà una bizzarra storia d’amore transmediale.
In questo post parlerò di come sono andate le cose?
Assolutamente no, che sono ancora stanchissimo.
Ma non posso essere tanto egoista da tenere certe meraviglie solo per i miei occhi.
Per questo volevo farvi sapere che il palazzo in cui abbiamo girato contiene e sfoggia questi tappeti qui:
“When I was fifteen, sixteen when I started really to play the guitar I definately wanted to become a musician It was almost impossible because the dream was so big I didn’t see any chance because I was living in a little town, I was studying. And when I finally broke away from school and became I musician I thought “well I may have a bit of a chance” Because all i every wanted to do is music but not only play music But compose music.
At that time, in Germany, in 1969-70, they already had discotheques So I would take my car and go to a discotheque and sing maybe 30 minutes I think I had about 7-8 songs. I would partially sleep in the car Because i didn’t want to drive home and that help me for about almost 2 years To survive. In the beginning, I wanted to do a album with the sound of the 50s, the sound of the 60s, of the 70s and then have a sound of the future. And I said: “Wait a second? I know the synthesizer, why don’t I use the synthesizer which is the sound of the future.” And I didn’t have any idea what to do but I knew I needed a click so we put a click on the 24 track which was then synch to the moog modular. I knew that it could be a sound of the future but I didn’t realise how much impact it would be.
My name is Giovanni Giorgio, but everybody calls me Giorgio.
You want to free your mind about a concept of harmony and music being correct, you can do whatever you want. So nobody told me what to do, and there was no preconception of what to do.”
Le parole sono di Giorgio Moroder.
Le musiche dei Daft Punk che ricambiano il debito grosso come una casa che hanno nei confronti del compositore italiano regalandogli questo pezzo costruito proprio per le sua voce.
Commovente ed esaltante al tempo stesso.
Come il resto del loro nuovo, ennesimo, capolavoro.
Lo trovate cliccando qui, ma compratelo che ne vale fortissimo la pena.
P.S.
Cercatelo anche sul tubo, vi consiglio in particolare questa pregevole versione:
Che ha scritto un libro che ho letto fino a metà, e che era scritto bene e parlava di cose interessanti.
Che da quel libro hanno tratto un film splendido.
Che ha condotto una trasmissione televisiva insieme a Fabio Fazio in cui ha parlato, in prima serata e al pubblico più generalista possibile, di quanto le mafie prolifichino in tutta Italia, non solo in Sicilia.
So che vive sotto scorta dal 2006 per le minacce di morte ricevute proprio in virtù della sua attività divulgatoria.
So che ha dichiarato delle robe su Israele che non condivido e a cui ha perfettamente risposto Arrigoni.
So che oggi sta sul cazzo a buona parte della mia bacheca di Facebook.
L’antisavianismo è un fenomeno culturale in costante ascesa.
I motivi, da quanto ho avuto modo di capire annusando e chiedendo, sono diversi: il suo prezzemolismo, il suo essere presentato come portatore della verità, il suo leccaculismo, la sua antipatia, il suo successo, la sua faccia.
Motivi opinabili o condivisibili, ma che portano sempre più persone a dargli del pezzo di merda, a ridicolizzarlo, a delegittimarlo, a insultarlo come fosse un criminale.
Come se quelle caratteristiche lo sbattessero immediatamente dall’altra parte della barricata.
Come se quelle caratteristiche lo rendessero il bersaglio perfetto per dimostrare che non esiste nulla che sia completamente pulito.
Che se qualcuno decide di farsi portatore di un messaggio culturale debba per forza nascondere qualcosa di marcio che lo renda il più sporco tra gli sporchi e a cui noi, popolo della rete, dobbiamo con forza fare così:
L’ultimo gancio servito per appagare la sete di chi lo sapeva che non ci si poteva fidare, di uno così, viene riportato stamattina da diversi quotidiani che, dalla conclusione della causa di diffamazione che vedeva Saviano contrapporsi a Persichetti, giornalista di Liberazione, lasciano a intendere che Saviano vilipendi il cadavere della mamma di Peppino Impastato scrivendo di telefonate di stima mai in realtà ricevute.
Prendiamo ad esempio l’articolo del Corriere del Mezzogiorno scritto da qualcuno che si firma soltanto “Redazione online”.
Lo trovate cliccando QUI.
Sorvoliamo sul fatto che l’articolista esordisce parlando di un brutto periodo per Saviano perché gli abitanti di Scampia stanno osteggiando le riprese della serie tv di Gomorra con cui Saviano non ha praticamente nulla a che fare (è accreditato come consulente esterno, quindi non figura né tra gli autori, né tra i produttori)
Partiamo dal titolo:
La madre di Peppino Impastato non parlò
con Saviano: il gip dà ragione a Persichetti
E’ abbastanza chiaro e difficilmente equivocabile, no?
Lo stesso link non lascia dubbi: madre-peppino-impastato-non-parlo-saviano-persichetti-vince-causa-
Tutto lascia a intendere che il contenzioso Persichetti/Saviano fosse in merito a questa telefonata e che il gip gli abbia dato ragione.
Peccato che le cose non siano andate proprio così e che lo si possa evincere semplicemente leggendo l’articolo in questione e gli articoli riportati da altre testate.
La causa che Persichetti ha vinto su Saviano è quella di una querela che Saviano stesso ha fatto al giornalista, una querela in cui Saviano si sentiva diffamato dalle dichiarazioni di Persichetti lasciate sul quotidiano Liberazione.
Sorvolando sul fatto che non ho in simpatia chi utilizza la strategia della querela, la vittoria (giusta) di Persichetti è stata riconosciuta in quanto non sono stati ritenuti diffamanti gli articoli del giornalista.
Riporto testualmente:
a)”La polemica tra Saviano e il Centro Peppino Impastato, relativamente all’attività che avrebbe determinato la riapertura delle indagini sull’omicidio Impastato è stata documentalmente provata“. (qui il riferimento è legato al fatto che la riapertura delle indagini sull’omocidio di Impastato non fossero dovute all’uscita del film “I cento passi” come invece dichiarato da Saviano)
b) Sulla vicenda della telefonata tra Saviano e la mamma di Impastato “Persichetti si è limitato a riferire una diversa ricostruzione della vicenda fondata su fonti attendibili, ovvero le dichiarazioni rese dalla nuora di Felicia Impastato, anch’essa di nome Felicia, e da Giovanni Impastato, fratello di Peppino, documentate in atti“.
c) I giudizi critici espressi nei confronti degli interventi di Saviano nel corso della trasmissione Vieni via con me “non trasmodano nell’attacco personale ma sono configurabili nel legittimo esercizio del diritto di critica“.
Da questo, emerge chiaramente che al momento, sulla questione della telefonata tra Saviano e la madre di Impastato non è emersa alcuna verità, ma solo due diverse opinioni.
Quella di Saviano e quella della nuora Impastato, appoggiata da Persichetti, che dice che lei – che all’epoca aiutava nelle telefonate la mamma di Peppino – quella telefonata non l’ha mai fatta.
La causa vinta da Persichetti ribadisce quindi che il giornalista aveva sufficienti elementi per poter esprimere la sua opinione suffragata dalla nuora Impastato e quindi, ipoteticamente attendibile.
Il gip ha dichiarato che Saviano non ha parlato con la mamma di Peppino Impastato?
Assolutamente no.
Per questo motivo, gli spettatori sul loggione, in attesa dello scivolone dell’attore principale devono ancora aspettare per l’applauso liberatorio.
E chiedersi perché sentano così forte la necessità di buttare tutto nell’indifferenziata.
Avete presente quel momento a metà tra lo stupore e l’incredulità, mentre siete davanti al murales con la scritta “Anna Frank Bugiardona!” e tentate di rassicuravi, raccontandovi che dietro ci sarà solo l’idiozia di qualche ragazzino e non degli adulti attivisti di Forza Nuova?
Quel momento in cui vi chiedete se sia ancora possibile che nel 2013 spuntino ancora focolai razzisti, esplosioni di violenza, quelle vergogne culturali che ogni tanto conquistano le prime pagine dei quotidiani?
Quando vi chiedete chi diavolo siano quelle persone che si macchiano di questa oscenità.
A che categoria di esseri umani appartengano.
Quando vi chiedete di che mondo facciano parte, perché tra i vostri conoscenti non ce n’è traccia.
Quando vi chiedete dove si nascondono, perché nelle strade che percorrete, nei locali che frequentate, non vi è mai capito di incontrarne nessuno.
Quando vi chiedete se queste persone esistano davvero, arrivando addirittura, in un eccesso di fiducia, a ipotizzarne l’estinzione, tanto sono lontane dalla vostra sfera personale (salvo poi ricredervi ai risultati delle elezioni).
Quando vi chiedete cosa facciano nella loro vita, e come convivano con le loro idee, con il loro odio, con la loro ignoranza… cercateli e trovateli.
Internet ve ne dà modo.
Vivono nei commenti agli articoli, si scambiano foto su fb e sfoggiano fieri le loro facce e i loro credo.
Basta la scusa del giorno, come ad esempio il disonore di avere una parlamentare nera – e fiera di esserlo – per far sollevare i loro scudi d’implacabile ignoranza e stupidità.
Ci credete? Lo so.
Ma vogliamo andare un po’ a rimestare nel torbido per toccare con mano il livello?
Perché un conto è quello che credete voi, ma voi siete buoni.
Tolleranti verso il prossimo e quindi vi fermate sicuramente a un certo punto.
Ma la realtà non si ferma.
Partiamo quindi dalla pietra dello scandalo.
La scottante dichiarazione della parlamentare Cécile Kyenge, recentemente eletta Ministro dell’Integrazione del Governo Letta.
Come potrete facilmente constatare, la prima reazione è solidale:
Guglielmo dà tutto il suo appoggio alla signora Kyenge affermando che pur non condividendo la sua opinione darebbe la vita affinché lei possa continuare a esprimerla.
In un’altra nazione.
Ma magari è un caso, andiamo a leggere come l’hanno presa, ad esempio, i lettori di Giornalettismo:
Ci tengo a specificare, che è chiaro che su 95 commenti ce ne saranno anche molti interessanti scritti da gente che utilizza il cervello per ragionare ma, come da assunto iniziale di questo post, troppo spesso diamo per assodato che il mondo sia composto solo ed esclusivamente da queste persone qua.
E invece oggi dobbiamo farci un po’ male.
Quindi andiamo sul sicuro leggendo parte dei commenti rilasciati sul sito de Il Giornale
Violoncella e Bruna, nonostante gli amorosi intenti, sono avvelenate.
E mentre Giovanni propone soluzioni pratiche, Vince50 se la prende con i comunisti (che non si sbaglia mai).
Però, pensandoci bene, anche leggere l’articolo di un quotidiano e prendersi la briga di commentarlo, vuol dire appartenere comunque a quella parte di mondo che almeno cerca di informarsi.
Vogliamo guardare negli occhi l’abisso?
Ve la sentite di scendere con me nel tunnel dell’amicizia, dei meme e delle condivisioni?
Proseguite a vostro rischio e pericolo.
Non mi assumo responsabilità:
Questa è una delle simpatiche immagini create ad hoc per lanciare fango addosso alla neoministra dell’integrazione e al suo schieramento politico.
Andiamo a leggere con attenzione i commenti (pubblici):
Sorprendentemente, alle donne, come vedremo anche in seguito, va lo scettro della cattiveria massima.
C’è Mariagrazia La Sanguinaria che promette tagli del collo pur riuscendo a utilizzare parole più lunghe di sei lettere. Selene Buscetta tenta un nuovo approccio della teoria evoluzionista, mentre Nicola, Martino e Andrea si lanciano nell’ironia ma vengono macellati senza freno da un Lucio Moschini in splendida forma.
Lucio Tonin è un illuminato e si becca ben 3 Mipiace perché non ne fa una questione di colore della pelle o di razza. Il problema, per lui che è italiano è che loro sono scimmie. Non da uccidere, per carità, non è così cattivo, ma magari mandarli tutti in pasto agli squali, sì.
Pizi Alessandro urla troppo mentre Ribelle Nera si toglie qualche sassolino dalla scarpa fuori tempo massimo nei confronti di papa Woytila, ma specialmente contro gli occhi a palla della ministra.
Ce n’è a sufficienza per far scattare la scintilla. Lucio se ne approfitta e utilizza il turpiloquio per sedurre Ribelle Nera che cade, cantando come un’usignola, ai suoi piedi.
Roberta prova a lanciare qualche nuovo anatema ma non c’è niente da fare: Ribelle è ormai puro fuoco.
Ecco quindi giungere Gelosona Mariagrazia Callegari che, vista soffiarsi lo scettro nelle ultime due ore da una sciacquetta che afferma anche di essere Nera, riequilibra le sorti dicendo caccapupù e ricavandone ben 4 Mipiace.
Luca va sul sicuro con un’evergreen mentre Ernesto e Maurizio ipotizzano scenari apocalittici.
Ma ecco arrivare a sorpresa, il mix perfetto tra Mariagrazia e RIbelle Nera: INCAZZATA NERA che esegue un brano di Alvaro Vitali ottenendo il plauso e le grasse risate della raffinata Roberta Macconi. A Paolo de Rinaldis basta una riga e sei punti di sospensione per fare una figura da gran signore, mentre Marco Villa continua a tenerci aggiornati col bollettino del mezzogiorno.
Incazzata Nera prosegue la sua escalation di pura monnezza, che a quanto pare, attira l’attenzione del mai pago stallone Lucio Tonin. Egli, forte e saldo da vero italiano, sfoggia i suoi nò accentati lanciando supercazzole a tutto il mondo, ma è ancora una volta Mariagrazia a ricordare a tutti chi comanda veramente: GLI STRANIERI COME TALI SONO MIEI NEMICI, PUNTO! spazio – altri due punti esclamativi.
Vittoria!
La chiusura è tutta per Niki, col disincanto della sconfitta Ribelle Nera e nella delusione di Paola Neviani.
Tutto ciò risale a 13 ore fa. Magari nel frattempo le cose si sono evolute.
Non voglio saperlo.
Lasciatemi credere che Lucio e Mariagrazia si stiano finalmente amando in questo momento.
Eccitandosi a vicenda pensando a quest’Italia, sempre più simile a come la vorrebbero.
Quando vi chiedete chi sono, dove sono, cosa pensano, cercateli, e fatevi un giro nel loro mondo.
Leggeteli e guardateli.
Così smetterete di chiedervelo e inizierete a trovare qualche risposta.
Oggi è tutto un gran parlare della scandalosa performance eseguita dal gruppo Managemente del dolore post operatorio durante il concertone del primo maggio e prontamente censurata da MammaRai.
Vediamola:
Durante la loro seconda canzone, quindi, lo schermo va a nero e ciao ciao amici abruzzesi.
Per quale motivo?
Per l’oscenità delle parole cantate, per le movenze del frontman e, soprattutto, per vilipendio alla religione cattolica nell’accostamento del preservativo all’elevazione dell’eucarestia.
In rete, aldilà dei più stretti fan, c’è stata una levata popolare contro la band.
Chi li condanna perché su un palco del genere certe cose non si fanno.
Chi li accusa di voler coprire le loro lacune musicali con dei gesti finto trasgressivi fuori tempo massimo.
Chi afferma che un musicista dovrebbe evitare stronzate simili e concentrarsi sulla sua musica.
Ora, premettendo che a me, del Management del dolore post operatorio frega poco e niente, ritengo che qualsiasi artista salga su un palco, lo faccia per eseguire una performance.
Non per “suonare” e basta.
Non per “cantare” e basta.
Salgono e fanno il loro spettacolo.
Lo fanno i CCCP con Fatur vestito da SS ricchione, lo fanno i Black Lips che pisciano sul pubblico, lo fa Antony che riceve i fiori e li lancia sul pubblico, lo fanno i Sex Pistols che sputano alle prime file, lo fanno il Teatro degli Orrori che sparano pipponi infiniti e lo fa Lemmy dei Motorhead che ripete, da anni, solo la sua tipica frase di saluto.
Potrei continuare citando altri mille esempi ma non serve.
Ogni artista che sale su un palco lo sfrutta per fare quello che vuole.
Sapendo questo, tu organizzatore di festival, sai benissimo chi chiamare, e se inviti, per il pomeriggio, un gruppo che ha all’attivo un unico album, che già dalla copertina dichiara i suoi intenti
e che intitola il primo singolo: “PornoBisogno”, dovresti sapere bene a cosa vai incontro, no?
E quindi i Management che arrivano a Roma, la città del vaticano e dell’attuale papa umile, si ritrovano davanti a una platea tanto vasta che mai gli ricapiterà nella vita, cosa decidono di fare?
Semplice.
Fanno il loro spettacolo.
Una canzone dedicata al sesso e alle malattie trasmettibili sessualmente e una dedicata a Norman, studente di filosofia suicidatosi poco tempo fa.
Il tutto preceduto da un messaggio che, allo stesso tempo, promuova l’utilizzo del profilattico e perculi la chiesa.
Con queste parole:
“Questo è il budello che uso io che toglie le malattie dal mondo prendete e usatene tutti fate questo, sentite a me.”
Giusto? Sbagliato?
E’ ininfluente.
L’hanno fatto perché questo prevedeva la loro performance.
“Potevano promuovere l’utilizzo del preservativo senza offendere la religione cattolica.” Leggo in giro.
Vero, potevano.
Ma perché?
Perché non possono farsi promotori dell’utilizzo del profilattico perculando, nelle parole e nei gesti la celebrazione eucaristica?
Qui non siamo di fronte a un attacco, ma ad una difesa.
Per quanto dotati di ram ridicole, non dobbiamo scordarci che viviamo in uno stato in cui è proprio la chiesa, nella figura del suo massimo rappresentante su questa terra, a farsi promotrice di una campagna antiutilizzo del preservativo che non aiuterebbe a risolvere il problema dell’Aids, anzi, lo aggraverebbe:
Ecco. Questo dovrebbe offenderci, non il suo opposto.
E allora ben vengano ragazzini che rivolgendosi ad altri ragazzini prendono posizione da quel palco.
Ben venga che oggi se ne parli.
Ben venga che urli allo scandalo proprio chi li ha invitati sperando in una situazione simile.
Ben venga anche che le menti fine li accusino di aver cercato lo scontro per attirare l’attinzione su di sé.
It’s only rock ‘n roll, baby.
Fate come dicono loro, preservatevi e divertitevi.
Dalle 13.15 alle 15.30 di oggi stesso, io e il mio prode fratello Ivan Silvestrini terremo il primo di una serie d’incontri sulla creatività indetti dall’università LUISS di Roma.
Si parlerà di cosa vuol dire oggi narrare per immagini sfruttando le potenzialità dei media a nostra disposizione.
Di come trasformare le proprie idee in qualcosa che sia sotto gli occhi di tutti.
Perché che sia per un fumetto, per un film, per un videoclip, per una serie o per uno spot, alla base c’è sempre qualcosa da raccontare davanti a un pubblico che vuole ascoltare.
Se vi va, fateci un salto.