[G.O.L.] Davide De Cubellis

28 febbraio 2010 da Mauro

Habemus Papam!
Lollo e  Rrobe hanno finalmente annunciato il nome del copertinista della nuova serie di John Doe e da queste parti non si poteva essere più contenti della scelta fatta.

Davide è un professionista con le palle quadre che da anni meritava di finire sotto le luci di ogni riflettore possibile e se da una parte succedere a Massimo Carnevale gli farà stringere il culetto più di una volta, dall’altra gli permetterà di lasciare libere le sue matite (digitali e non) di esprimersi al meglio.
Non che finora non sia mai accaduto ma visti i suoi numerosi impegni come: – ah-ehm (mi schiarisco la gola prima di iniziar l’infinito elenco) –

illustratore

fumettista (insieme a Paolo Morales, sulle pagine di Martin Mistére della Sergio Bonelli Editore)

scenografo

storyboardista

vignettista

l’opportunità di potermi godere ogni mese in edicola una sua copertina mi fa venire una salutare bavetta ai lati della bocca.

E quindi in bocca al lupo maschione, fagli vedere di che pasta sei fatto e goditela tutta fino alla fine.

p.s.
Non potrei concludere questo post su di te senza sfoggiare il batman che tengo appeso in casa (rimandando anche alla sua virata versione digitale)

… e all’immagine che più di tutte, a mio modesto e insondabile parere, ti riassume:

realizzata utilizzando soltanto mani e scanner (e faccia, và!)

Quando Tim venne sconfitto cento anni fa.

26 febbraio 2010 da Mauro

Perchè piuttosto che questo, mi tengo stretto quello e semmai quest’altro.
Mi dispiace Tim, ma in questo caso m’avresti convinto soltanto se lasciavi interpretare Alice a Johnny.
Ne sarebbe venuto fuori un gran film.

P.S.
C’hai provato col Pianeta delle scimmie. Niente.
C’hai riprovato con La fabbrica di cioccolato. Lasciaaaaaaamo perdere.
C’hai provato con Alice e ora sei sulle tracce della Bella addormentata pronto ad inseguire tutto il filone Disney.
Se arrivi fino a Mucche alla riscossa giuro che ricomincio a stimarti.

[G.O.L.] Lorenzo De Felici.

23 febbraio 2010 da Mauro

Inauguro oggi la rubrica Geni On Line ( acronimo che non mancherà di rendere felici gli amici calciodipendenti) che pone sotto il riflettore giallo a pois verdi, genti diverse venute dall’est che non solo non mi hanno fatto del male ma hanno persino riempito di gioia i miei occhi.

Lo so. Lo so che in realtà l’onore del primo posto spetterebbe a Sansone Donato se non altro per mere questioni di tempo, ma ne verrà integrato retroattivamente.
Dicevo, Lorenzo.
Lorenzo è completamente pazzo.
Lorenzo è diverso dalla volta prima.
Lorenzo trasuda bontà.

Conosco Lorenzo perchè è autore dei meravigliosi colori delle copertine disegnate da Emiliano Mammucari per Caravan. Questi colori:

Caravan copertina 8bis

prove colore copertina 8 caravan

Caravan copertina 5

che già basterebbero ampiamente per tesserne le lodi. Quando poi scopro che dietro quel nome rinascimentale si cela un mondo di personaggi folli e geniali  diventa proprio amore a prima vista.
Taccio e mi limito a mostrarveli, che tanto parlano da soli.
Iniziamo col mio professore preferito:

continuiamo attraverso una randomica serie di illustrazioni…

… e concludiamo il viaggio, da persone educate, con una poesia:

Ecco.
Questo, e una tonnellata d’altro, è Lorenzo De Felici.
Inserite il suo blog nella lista delle 21 cose da vedere prima dell’apocalisse e se morite dalla voglia di fargli i complimenti dal vivo (e scoprire di cosa è composta la tonnellata d’altro) non potete perdervi la sua mostra attualmente in corso:

Questo è quanto.

Anzi no.
Easter Eggs del post: due foto che nascondono noti fumettari e splendidi personaggi. Il migliore dei no-prize a chi riesce a riconoscerli tutti!

Urlalo ancora, Wilhelm.

18 febbraio 2010 da Mauro

Nel 1951 un tizio viene mangiato da un coccodrillo e cambia per sempre la storia del sound design nel cinema.

Ci vollero poco più di 25 anni perchè Ben Burtt, lavorando agli effetti sonori del primo Star Wars, arrivò ad imbattersi in uno strano file audio chiamato: “Man being eaten by alligator”.
Burtt rimase così colpito sia dal nome che dal buffo effetto sonoro prodotto, al punto di inserirlo nella scena in cui Luke uccide uno stormtrooper facendolo precipitare nel vuoto. In quel momento decide di rinominare l’effetto: “Wilhelm Scream”,  in onore al soldato Wilhelm, personaggio minore del film del 1953: The charge at Feather River (L’indiana bianca) che aveva urlato esattamente nello stesso modo. Intraprende anche una caccia all’autore che lo porta ad identificare, tramite l’attenta analisi dei documenti dell’epoca,  l’attore e cantante Sheb Wooley come probabile artefice dell’urlo.

Da quel momento in poi, il Wilhelm Scream diventerà il più famoso tra gli inside-jokes dei sound designer al punto da comparire in qualcosa come duecento pellicole cinematografiche (tra le altre: Indiana Jones, Le iene, Il signore degli anelli, Toy Story, Bastardi senza gloria, Transformer, Juno) , serie televisive (c.s.i., young indiana jones, clone wars) , cartoni animati (Griffin, American dad, Aladdin), videogiochi (God of war)  ed ispirare gruppi musicali come gli A Wilhelm Scream (appunto) e i Tortoise.

Non avrei scoperto questo mondo meraviglioso se non me ne avesse spalancate le porte Raffaele Presciutti, intrepido sound designer che, per l’appunto, mi chiedeva quale poteva essere il momento più adatto per inserire i Wilhelm Screams nei nostri due prossimi film.
Grazie Raffaele. Mille di questi Wilhem… e anche qualche secchiata di 3msp.

Qui ne trovate una breve storia.
Qui potete divertirvi a farlo urlare qualche migliaia di volte al giorno (vi consiglio anche il SadTrombone, sempre utile, vero Fede?)

Il Filo Rosso.

15 febbraio 2010 da Mauro

copertina del volume Il filo rosso

Paola Barbato scrive storie.
Ognuna di queste è parte di lei.
Ognuna di queste è una diversa tonalità della sua voce.
La potete ascoltare tra le pagine di Dylan Dog e dei suoi due romanzi già editi da Rizzoli: Bilico del 2006 e Mani nudepremio scerbanenco del 2008.

Ora è uscito il suo terzo romanzo.

Non l’ho ancora letto ma le voci sono importanti, identificano le appartenenze, accorciano le distanze e nei secoli sono state il più sicuro mezzo con cui è stata tramandata la conoscenza.
Ad una voce va data la possibilità di farsi ascoltare – condividendo o meno la sua opinione – sempre e comunque.
Una voce è preziosa e va condivisa.

Ascoltatela anche voi.

Mauro Uzzeo e Paola Barbato

(Dopo i deliri del booktrailer, tra assurde defezioni, location imbizzarrite o invase dalle pecore,  ritardi dei voli notturni a causa della neve… i due loschi figuri trovano persino il tempo di un sorriso!)

Amabili resti – recensione

13 febbraio 2010 da Mauro

locandina film amabili resti

Dal libro delusione del 2009 il film delusione del 2010.

La dove per “delusione” si intende quella delicata equazione tra aspettativa creata e risultato ottenuto.
Amabili resti libro non m’aveva attirato a causa dell’aggettivo nel titolo e della gamba della protagonista disegnata sulla copertina. Invero facezie, oserei dire, soprattutto rispetto alle fulminanti prime sessanta pagine che davano l’avvio alle peripezie della piccola Suzie Salmon. Peccato che dopo quelle prime sessanta, le restanti 310 hanno così tanto pesato sulla schiena del vostro aitante recensore di quartiere che se l’è trascinate appresso per sette mesi prima di riuscire a concluderle.
Riuscendoci, badate bene, solo dopo aver saputo che Peter Jackson ne stava realizzando il film.
GeneJackson, dicevo tra me e me, ha trovato il modo di tornare ai suoi antichi amori attualizzando il discorso iniziato con Creature del cielo in culo a quei fottuti orchetti della terra di mezzo. Ottimo, meraviglioso. Sorridevo tra me e me pregustando i molteplici modi in cui il regista neozelandese avrebbe migliorato gli spunti seminati dalla Sebold.

Quanto mi sbagliavo.

Ho aspettato di concludere il libro prima di vedere il trailer del film, per non rischiare di rovinarmi eventuali colpi di scena ed essere perfettamente cosciente della materia trattata. La visione m’ha lasciato felice come un pisello nel proprio baccello. Jackson aveva capito che quella era roba che nelle sue mani si sarebbe tramutata in oro e io lo amavo per questo.

Quanto mi sbagliavo.

Sono arrivato alla visione di stasera carico d’aspettative e trascinandomi dietro alcune tra le persone a cui voglio più bene (certe gioie vanno condivise) ignorando le malevole cattive recensioni di cui sentivo parlare.
Buio in sala. Il film inizia.
Nei primi venti minuti Peter Jackson condensa il suo cinema, il suo linguaggio, la sua poetica.
Racconta con eleganza e stile saltellando lungo le vie percorse da Hitchcock e Lang (il rimando a M è pura meraviglia) poi si ferma nel negozio di materiali fotografici, sceglie la sua macchina, la testa.
E smette di girare il film.
Smette. Se ne frega. Resta lì, in quei 3 stacchi camera che lo riguardano e smette di fare il suo lavoro.

Lo script diventa lacunoso e improbabile applicando inspiegabili cesure al racconto originale (probabilmente per la fuckin extended edition del dvd – di cui lui è stato l’orrido primo alfiere) che rendono incomprensibili i passaggi di trama – nonché tutta la morale alla base della storia, ripresentata nel finale.
La regia si fa scialba, sciatta, più banale che scontata.
La resa scenica, dai concept alla postproduzione, tentando d’intraprendere la strada del low fi 3d che tanto sta tirando in ambito videoclipparo è un’agonia che funge da cassa di risonanza alla vecchiezza delle idee visive.
E infine: l’audio. Un film in cui arrivi ad accorgerti di quanto possa essere fastidioso e invadente tutto il sound design è come una donna di cui arrivi a lamentarti delle doppie punte durante il migliore dei suoi orgasmi.

Peter. Amico mio. Io ti stimo tantissimo. Io ti ho amato assai e ti amo ogni volta che rivedo i tuoi capolavori. Ma questa non dovevi farmela. Era roba tua questa storia, era roba che ti dovevi e ci dovevi.
E per favore promettimi che la smetterai di (spoiler area) concludere i tuoi film con un personaggio (Il ritorno del re) che (King Kong) muore (Amabili resti) precipitando.
Grazie a nome di tutti.

Stellette? 3/10

Dalla finestra di casa mia nevica.

12 febbraio 2010 da Mauro

via appia nuova innevata

E di colpo piazza San Giovanni sembra il mio paese in Abruzzo.
Lo prendo come un regalo per me, ché questa settimana finalmente sta iniziando a finire e la neve può scendere anche qui.

Me la guardo.

Scritto in me, roma | 8 commenti »

Quello che succede tra il minuto 1.30 e 1.40 è il momento di tv più bello degli ultimi mille anni.
Egli è il mio supereroe.

E per quanto riguarda noi due, papà… va bene lo stesso se ti chiamo per avvisarti che sono giù alla stazione?

p.s. il video è stato editato che prima non funzionava!

Scritto in geni, tivvù | 7 commenti »

Lost 6×01 – LA X – recensione

4 febbraio 2010 da Mauro

immagine promozionale dell'ultima stagione di Lost

Inizia a finire la più discussa serie televisiva degli ultimi sei anni anche se, per chi scrive, questo finale è già cominciato nel gennaio del 2008 con la messa in onda della quarta stagione.

E’ l’unico modo in cui riesco a leggere positivamente quello che gli autori hanno deciso di fare con i loro personaggi dalle uova d’oro. Per le prime tre stagioni Lost ha rivoluzionato il concetto stesso di serie televisiva.
Ha basato la sua struttura sulla presenza continua del flashback quando era considerato linguaggio morto sul media televisivo.
Ha proposto allo spettatore non un personaggio o una ristretta rosa ma un fottio di caratteri tutti a loro modo protagonisti.
Ha fatto della continuity più serrata il suo vessillo.

Questo l’ha portata a diventare anche la prima serie in assoluto capace di autocannibalizzarsi, inizialmente proprio a causa del suo format.  Gli spettatori, stanchi delle informazioni date col contagocce hanno smesso in massa di seguirla settimanalmente preferendogli di gran lunga il mercato dell’home video (o il download). Fatto che non ha messo proprio di buon umore gli sponsor.
Ma è nel focalizzarsi maggiormente sul binomio spiegazioni/rimandi che ha veramente iniziato a nutrirsi sempre e soltanto di se stessa.

Le prime tre stagioni raccontavano.
Le ultime tre spiegano.

Le prime tre stagioni utilizzano i personaggi per portare avanti dei discorsi sulla fede, sulle distanze, le differenze. Sul cambiamento. Sulle seconde possibilità. Sull’affrontare giornalmente il modo di andare avanti anche quando tutti quelli che abbiamo intorno possono essere qualcosa di diverso da quello che dicono. Lo straniamento dello spettatore era lo stesso dei personaggi sull’isola e ogni puntata aveva la forza di parlare tanto al fan quanto a chi la seguiva distrattamente.

Tutto questo dalla quarta stagione (sintomatico del cambiamento di format) non avviene più e quello che viene mandato in onda è un unico, gigantesco, discontinuo, episodio in cui i personaggi che abbiamo imparato ad amare trovano le loro risposte perdendosi in molte più domande.
A conti fatti quindi, Lost è una serie televisiva composta da 3 stagioni rispettivamente di 24, 23, e 22 episodi più un unico episodio finale di 2058 minuti (più di 34 ore, mica capperi!!!)

Nella season premiere andata in onda il 2 febbraio le carte sono parecchio scoperte: lo spettatore casuale (magari attirato dalla gigantesca campagna promozionale messa su dalla ABC) non capirà assolutamente nulla poichè basata, per la sua interezza, nella continuazione di eventi già mostrati nelle stagioni precedenti e infarcita di una tonnellata di chicche ad esclusivo fan service.

(Spoiler Area) Nei flash forward siamo di nuovo sull’815 dell’Oceanic – forse per l’ultima volta – anche se non c’è traccia di molti dei passeggeri visti nella prima stagione (posso capirlo passati gli anni… ma CLAIRE? Tutti quelli della coda? La mia amata Michelle Rodriguez? Mi affido alla buona volontà degli autori e mi convinco che UN MOTIVO CI SARA’ e me lo spiegheranno nelle prossime puntate). L’aereo passa sull’area dell’isola e borbotta ma… NON CADE! Resiste alla perturbazione e prosegue il suo viaggio. Un ardito movimento di camera in 3d ci rivela che l’isola è inabissata, apparentemente, da anni. Torniamo nel passato, sull’isola non ancora sommersa scopriamo che il flash bianco potrebbe non essere stato causato dallo scoppio della bomba o non bomba e che, comunque, l’unico risultato ottenuto è stato quello di sbalzare Kate su un albero, spettinare Sawyer per farcelo apparire sudato dal minuto 1 e di far sparire tutti i personaggi di difficile gestione (lo sceneggiatore che è in me ulula ma io lo zittisco facile). Intanto Jacob muore ucciso dal falso John Locke, Ben scopre che il vero Locke puzza di vermi, Jacob compare a Hugo dicendogli che è morto ma se vogliono salvare Sayid devono portarlo al tempio. Juliet viene liberata giusto quei due minuti che le servono per far incazzare Sawyer con Jack ma non compare nessun Jacob a dire come fare per poterla salvare. Intanto sull’aereo del futuro passato c’è una novità: Desmond!, ma Jack non ne beneficia più di tanto perché deve correre a salvare Charlie chiuso nel bagno con un sacchetto di eroina in bocca. L’episodio si chiude con l’atterraggio dell’aereo e i passeggeri tornati alle loro sbagliate vite di prima, imperfette quel tanto da far pensare allo spettatore “No! Sarebbe stato meglio fossero rimasti sull’isola!” ma soprattutto con la rivelazione che il falso John Locke è in realtà… dai, provateci… provateci tanto la risposta è talmente assurda che non c’arriverete mai… il padre di Jack? Nooo dai, avrebbe senso! Il padre di Locke? No, anche questo forse… Widmore? Naaaa era ovvio! Il cavallo visto da Kate? L’orso polare? Niente di tutto ciò: il falso John Locke è IL FUMO NERO! E l’unico modo per renderlo digeribile sarebbe stato, quantomeno, inserire le risate di sottofondo come in un qualsiasi episodio di Genitori in Blue Jeans (fine Spoiler Area).

A conti fatti cosa m’è piaciuto veramente di quest’episodio nello specifico?

Una manciata di dialoghi che mi ricordano perché amo tanto questi personaggi e il sottotitolo “Finalmente ci siamo!” posto sotto la scritta LOST  dal team di ragazzi che da anni si sforza di rendere comprensibile al pubblico italiano questa e molte altre serie senza dover aspettare le tempistiche della messa in onda nazionale e senza subirne l’orrido doppiaggio. La passione con cui lo fanno è palpabile e anno dopo anno la qualità della loro proposta sale verso l’alto. E la verità è che io, anche senza conoscerli, a Verzaverde, MoM, The Dude, Altamiro e agli altri che dimentico, ci voglio bene e li ringrazio. E se mi mandano il loro indirizzo, a natale gli spedisco un cesto pieno di action figures!

Stellette? 5/10

Non così peggiori.

3 febbraio 2010 da Mauro

immagine tratta dal film kangaroo jack

RrobeGiovanni mi fanno sapere che l’Empire ha pubblicato i risultati dei voti per la lista dei 50 film peggiori di sempre.

Non sono d’accordo sulla rosa dei vincitori perché il concetto di “peggiore” non lo considero applicabile a quei film che già nascono come tali quanto, piuttosto, a quelle pellicole partorite da ambizioni alte che finiscono poi per naufragare miseramente.

Se il film nasce per essere una cagata – vedi ad esempio Meet The Spartans – e alla fine quello è, non può essere considerato uno sbaglio anzi, se ha soddisfatto il suo pubblico di riferimento direi che tutto ha funzionato come doveva.
Diverso invece il discorso se un film che nasce con delle belle pretese manca completamente il bersaglio scontentando soprattutto quelli a cui era rivolto.

Ed ecco perché The Happening è l’unico tra quelli che merita ampiamente il titolo.

Detto ciò, io di quella lista lì ho visto questi:

1 – spiderman 3
2 – showgirls
3 – howard the duck
4 – blade trinity
5 – The Matrix Revolutions
6 – van helsing
7 – Superman IV
8 – Dungeons & Dragons
9 – Son of the Mask
10 – Max Payne
11 – Eragon
12 – House of the dead
13 – Ultraviolet
14 – Scary Movie
15 – Southland tales
16 – the sweetest thing
17 – Street Fighter
18 – Glitter (SI, HO VISTO QUESTO FILM quando lavoravo al cinema di Frascati!)
19 – transformers 2
20 – Alone in the dark
21 – Swept away
22 – Dreamcatcher
23 – Plan 9 from outer space
24 – Catwoman
25 – Meet the spartans
26 – Highlander 2
27 – The happening
28 – Battlefield earth
30 – Batman & Robin

Paradossalmente mi manca the spirit! E voi? Qualcuno arriva a 50?

« Previous Entries Next Entries »