Stanley Donwood – Palimpsest.

22 ottobre 2010 da Mauro

Stanley Donwood, al secolo Dan Rickwood,  è l’artista noto per aver dato corpo e immagine alle rappresentazioni emotive evocate dalla musica dei Radiohead.

A partire da The Bends, passando per Kid A, fino alle apocal-ittiche visioni della Londra in fiamme sulle varie edizioni di The Eraser, Donwood è riuscito ad imprimere su carta, tela e .jpg, la nascita e le paure del ragazzino A, figlio della glaciazione che ha portato all’estinzione della razza umana.

Da ieri e fino al 30 novembre, potrete ammirare una buona selezione dei suoi lavori nell’ottima cornice della Galleria Mondo Bizzarro (cliccando sul link oltre a scoprire un sacco di cose interessanti sulle iniziative della galleria, troverete anche una rassegna delle opere in mostra) gestita da Dario & Cristiano.

Se siete interessati a questa

sappiate che siete arrivati tardi perché ormai è mia, come testimonia questa tipica foto sborona in presenza dell’autore.

Ma dopotutto anch’io sono arrivato tardi per questa

che appartiene ad una tizia inglese che di sicuro non la merita.

E comunque sono stato buonino buonino e, a parte l’artbook, mi sono fatto autografare solo questa edizione di Amnesiac (un altro artbook, praticamente) senza rivelare che nella borsa avevo l’opera omnia dei Radiohead.
Sono un fan esaltato che si pente appena in tempo.

Sentito quant’è musicale?

Chessipente appenaintempo.

(per leggere le interviste al regista presenti nelle altre parti di questo speciale clicca qui e qui )

Un attore, un’unica location.
Un’ora e mezza in una cassa da morto.

Questo è quello che promette Buried ed è molto meno di tutto quello che riesce a mantenere.

Perché se i punti di partenza e arrivo sono obbligatoriamente Hitchcockiani (da I prigionieri dell’oceano a Nodo alla gola) quello che c’è in mezzo, il corpo del film, è tutt’altro che scontato.

Una “commedia kafkiana” lo definirà il regista presente in sala subito dopo la visione del film e non avrebbe potuto scegliere terminologia migliore.
Buried è quello che il miglior Sclavi scriverebbe per il cinema se gliene venisse data la possibilità.

Il sepolto del titolo non è il trasportatore americano che si ritrova sottoterra dopo un attacco iracheno (nè c’è alcuna traccia di sottotesto politico), ma l’uomo moderno, “seppellito” da una quantità di burocrazie omologanti, di attenda in linea, mi dia il suo codice, attenda in linea, ha compilato il modulo, attenda in linea.
Tutti noi veniamo quotidianamente messi in una cassa e infilati sottoterra, in attesa che qualcuno venga a liberarci.

E il compito di Cortés non è quello di tirarci fuori ma di farci vedere quanto in fondo siamo stati infilati assolvendo al compito base della narrativa di genere horror o s.f.: la distorsione della realtà come monito per evitare che gli orrori di oggi diventino le certezze di domani.

La claustrofobia dei primi minuti del film svanisce lasciandoci a tu per tu con l’uomo, dimentichiamo di essere in una bara e partecipiamo allo scorrere degli eventi verso un finale e un controfinale, telefonato per molti (chi ha detto Descent?), shockante per altri.

Tutto, in questo film, è funzionale alla narrazione.

Montaggio e regia (entrambi opera di Cortés) procedono a braccetto in un continuo rimpallo di tensioni, colpi di scena, sdrammatizzazione.
E ritmo, signori miei.
Il ritmo è la materia che il regista spagnolo gestisce con tale padronanza da far sembrare semplice il tutto e far dimenticare che questo film sia stato ritenuto “ingirabile” per anni prima di trovare chi gli desse corpo e anima.

L’interpretazione di Reynolds è asciutta, credibile, viscerale.
Segue il registro narrativo che non porta mai ad una concreta drammatizzazione degli eventi risultando perfettamente coerente nella grottesca messa in scena filmica.

Le luci, tre in tutto,  ci accecano, rassicurano e illudono, svolgendo funzione diegetica ed extradiegetica contribuiscono  a renderci partecipi delle sensazioni del protagonista.

Ennesimo film della new wave spagnola, Buried è appena uscito e viene già usato come termine di paragone sia dai fan del genere (non è un remake, non è un reboot, non è un sequel, non è splatter, non ha le musiche saltone, non è fintamente diretto da uno dei protagonisti che non molla mai la videocamera, non è insozzato di orrida cgi), sia dal cinema dei grandi numeri (è costato poco più di un milione e mezzo di euro).

Tra le tante vie percorribili, questa mi sembra la più onesta.

Stellette? 8 su 10

Non ti ringrazierò mai abbastanza.

20 ottobre 2010 da Mauro

Oh tu, Andrea Voglino, che (oltre a scrivere cose parecchio interessanti) mi hai permesso di scoprire questo capolavoro.
Pasoliniano fino al midollo, non tanto lo scemo del villaggio quanto il team dietro le quinte. “Balla! Balla!”

Clamore.

Grazie.

Grazie.

ovvero, come imparai a non preoccuparmi e ad amare le Nerf.

3) Perché freddo cane?

2) Perché carta da parati e non da pareti?

1) Perchè Darren Aronofsky girerà Wolverine 2?

(per la prima parte di questo speciale, clicca qui!)

Dopo la conferenza e in attesa della proiezione del film c’è un aperitivo col regista.
Una cosa riservata, dicono.

Vedo facce da marketing, da produzione e da distribuzione. Nessuno sceneggiatore, nessun regista oltre a Rodrigo Cortés.

Bene, sono l’unico che realmente merita di farci una chiacchierata.

Mi riconosce per via della domanda che gli avevo fatto pochi minuti prima, mi chiede come mai lì e di cosa mi interesso (lui mi chiede di cosa mi interesso, gesto raro e prezioso).
Glielo dico, è sorpreso e risponde “cool” con il tono degli spagnoli nei film degli americani.

Gli dico Cortés, dimmi una cosa, hai 37 anni ed è il tuo secondo film, io mi frustro perché ne ho 31 e tutti a dirmi sei giovane, che corri a fare, che fretta hai. A te com’è andata? Hai parlato della Spagna nello stesso modo in cui io potrei parlare dell’Italia, quindi forse anche tu ti sei trovato in una situazione simile?

Scavalla la gamba, si poggia sui gomiti e afferra con due dita qualcosa dell’aperitivo, fresco nonostante le apparenze.
Mi risponde che gli è successa la stessa identica cosa.
Ha cominciato a 14 anni con l’ossessione di raccontare con la videocamera, prima con gli amici, poi con gli attori, insistendo, insistendo per arrivare a realizzare le prime cose, i primi corti, i primissimi spot per emittenti locali e poi per la tv generalista. E in Spagna tutti a dirgli che era giovane, facendogli capire che buttarlo giù era quasi un test per verificare se fosse in grado di proseguire. Di meritare di proseguire.
Racconta che qualche settimana prima, un ragazzo gli ha chiesto se aveva qualche consiglio da dargli.
Gli ha risposto che poteva dargliene tre.
– Non fare il regista.
– Cercarsi un altro lavoro.
– Se non si riescono ad accettare i punti 1 e 2… provarci.

Provarci quando capisci che non puoi fare altro nella vita che raccontare storie in questo modo.

Mi dice del paese di provincia da cui proviene in cui non c’era neanche il cinema, figlio di due persone senza giusti cognomi.
C’ha provato lo stesso, ha fatto un sacco di merda e poi qualcosa ha funzionato.
Le cose hanno cominciato a girare.
Gli hanno subito proposto di girare Paranormal Activity 2 ma non era quello che voleva.
Gli hanno risposto “Ma come… è interessato Brian De Palma e tu rifiuti?” e lui ha ribattuto con un “Non credo l’abbia fatto ma se si è mostrato interessato è segno che non ha più molte cose da dire, buon per voi, no?”
Mi consiglia di non accettare tutto quello che penso possa servirmi per fare carriera ma di avvicinarmi il più possibile alla strada che voglio percorrere.

Gli parlo della condizione attuale del cinema italiano e della difficoltà di creare un fenomeno esportabile e lui mi dice: “Anche il cinema spagnolo è incartato, per la maggior parte dei casi,  nelle solite storie legate alla guerra civile e ai melodrammi esistenziali. Poi ogni tanto spunta qualche Amenabar che fa prendere un colpo a tutti, fomenta e vira improvvisamente il genere.
Crea un fenomeno.
Ma quel fenomeno non è mai  qualcosa di calcolato. L’hype è qualcosa che è difficile prevedere e costruire in un posto come la Spagna.”
Cita come esempio Horphanage, a cui nessuno stava puntando e per cui nessuno immaginava un successo mondiale.

Gli chiedo: E tu? Ti ci vedi a far parte di un successo mondiale?

Prima che possa rispondermi si avvicina il suo agente (o qualcuno che per me avrebbe potuto benissimo interpretare il ruolo del suo agente) ma lui gli dice di aspettare un attimo.
Mi risponde: “Sono arrivato in America dopo aver girato ovunque. Ho parlato con produttori europei, cinesi, australiani, sudamericani. Niente da fare, tutti mi dicevano la stessa cosa: il film è ingirabile.
Finchè non ne ho trovato uno che ci ha creduto.
Ma il massimo che sono riuscito a ottenere è stato tenermi la creatività interna.
Ricordatelo, in qualsiasi lavoro t’imbatterai la creatività deve rimanere tua, non perderla altrimenti perderai anche la tua libertà.
Se la creatività resterà tua, avrai mantenuto l’elemento più importante. E soprattutto ti rispetteranno.
Finisce di parlare mentre già si sta alzando per le foto di rito. E’ quasi di spalle quando mi fa: Ci vediamo in sala? Vieni a vedere il film?”

Gli rispondo di si.

“Spero ti piaccia”, mi dice.

Tradizione orale.

17 ottobre 2010 da Mauro

Con la certezza che ognuno di voi saluterà questa notizia senza modificare minimamente le sue sacrosante abitudini orali, festeggiamo per la meravigliosa opportunità di ascoltare Jaime Winstone parlare di pompini per più di due ore.
Per noi, orfani di Dead set, non poteva esserci notizia più bella.

Ed è tutto merito del tumore alla bocca.

La vita ci pone delle domande. Noi ci diamo delle risposte.

Proprio quando meno te lo aspetti, una nuova meraviglia della natura arriva ad arricchire la tua serata (se volete conoscere anche la precedente cliccate qui!)

Chat di Fb.

Tom Barolo
Ciao, grazie per aver accettato la mia richiesta d’amicizia!

Mauro
Di niente, anzi, mi scuso se già ci conosciamo ma ho un alzheimer abbastanza esigente.

Tom Barolo
Ahahahah! No, non ci conosciamo, ma ho letto che scrivi per Pinco Pallo (N.d.Mauro: Pinco Pallo è un famoso fumetto da edicola che tutti conoscete) e anch’io anni fa mi proposi come sceneggiatore ma il suo autore mi trattò abbastanza male.

Mauro
Addirittura?

Tom Barolo
Si, trovai il numero sull’elenco e gli telefonai a casa, ancora me lo ricordo, forse era troppo presto per proporsi come sceneggiatore, comunque lui mi disse: “Non si chiama la gente a casa per cose del genere, invia la tua proposta in casa editrice e verrai valutato come tutti gli altri!”

Mauro
Bhè… aveva decisamente ragione!

Tom Barolo
Ero giovane e sciocco!

Mauro
Ehehe, riproponiti, senza dire che eri quello lì!

Tom Barolo
No, non credo che valga la pena.

Mauro
Ah ok!

Tom Barolo
No, diciamo che sono cambiato, e che miro ad altro…

Mauro
Tipo?

Tom Barolo
Beh, a lasciare il segno quando faccio una storia, al paragone con Eisner, sai se devi sognare sogna in grande!

Mauro
Non c’è dubbio ma c’è un problema: se Eisner fosse partito con l’intenzione di essere Eisner probabilmente non avrebbe mai concluso nulla. Eisner ha iniziato volendo semplicemente raccontare storie, ne ha scritte a centinaia, alcune belle, alcune carine, altre brutte, altre inutili. POI, dopo anni di questa gavetta, ha iniziato a sviluppare la tecnica che l’avrebbe portato ad essere Eisner. Partire dalla fine, purtroppo, difficile che ti porti a qualche risultato.

Tom Barolo
Beh, il discorso è un po’ diverso: io ho la mia tecnica il mio modo, e nelle mie aspettative vorrei fare qualcosa che venendo letta si possa dire : però, mi ha aperto nuovi orizzonti! Un po’ come Eisner ha fatto con me

Mauro
eh, ma per arrivare ad aprirti “gli orizzonti”, Eisner s’è fatto un botto di gavetta pubblicando – anche – un botto di cose minori. Se sogni di arrivare al suo stesso livello… ti consiglio quantomeno di seguire il suo stesso iter!

Tom Barolo
Non credo, io intanto faccio il mio percorso. Uno scrive, poi non è che il valore si possa misurare se vieni o meno pubblicato, no? Scrivi, migliori lentamente con tanta costanza e poi chissà! Prima serve la pratica, l’allenamento e poi vedremo...

Mauro
Secondo me da questo punto di vista ti sbagli (mi permetto) ma la pubblicazione è l’unico elemento che hai per stabilire il tuo effettivo valore agli occhi di un pubblico.

Tom Barolo
Tranquillo, ho un ottimo carattere , mi si può dire tutto!

Mauro
Solo la pubblicazione ti mette al cospetto di un pubblico e solo con quello puoi confrontarti e crescere.

Tom Barolo
Non direi, ma ognuno ha la sua visione no?

Mauro
Se non pubblichi non puoi sapere cosa stai facendo. non ne hai un riscontro. Ah certo, e tu sei liberissimo di perseguire la tua. Ma se Eisner l’avesse pensata come te… tu oggi non avresti letto Eisner!

Tom Barolo
beh, forse. Io so che quando ho dovuto dimostrare che sapevo fare il mio lavoro l’ho dimostrato, e sono tranquillo che posso sempre dimostrarlo in ogni momento ma non mi ammazzo se per ora non pubblico. Sai come diceva Kipling no? Sognare senza fare del sogno il tuo padrone. Anche Will per un certo periodo non ha pubblicato, si è limitato a fare dei corsi….

Mauro
Si, ma PRIMA aveva pubblicato assai, altrimenti chi lo avrebbe chiamato a tenere dei corsi?

Tom Barolo
Beh, anche io ho fatto le mie cose. Ad ognuno il suo. Dai ora vado. Alla Prossima!

Mauro
Alla prossima.

Solo due appunti conclusivi:
Tom Barolo non è un adolescente uonnabì ma ha superato i trenta da un pezzo e la chat di Fb fa cacare.
Quando si decidono a sistemarla?

Telefonata di madre da Parigi.

14 ottobre 2010 da Mauro

“Senti, c’ho qui l’artbook di Arthur de Pins, ma dentro ci sono solo disegni… te lo prendo?”

“Mamma, è un artbook, cosa volevi ci fosse?”

“Boh, comunque è bello! Senti, te lo prendo così fai anche un post su di me invece di parlare sempre e solo di tuo padre!”

“Non parlo quasi mai di papà!”

“Non è vero, in tutti i tuoi post più belli parli di tuo padre.”


Ora chi glielo dice che è lei a ritenere quei post “i più belli” solo perché parlano dell’uomo che ama?

P.S.
Per quelli che si ricordano ancora di questo post qui… no, mia madre non vive a Parigi ma appena ha 20 minuti liberi ci fa un salto. Le offerte della RyanAir l’hanno resa folle.

Scritto in me | 9 commenti »

NERF WAR!!!

12 ottobre 2010 da Mauro

Dopo aver conquistato Romics ed espugnato casa Tsunami, l’Armata delle TeNERFe è pronta per un primo punto della situazione.

Armata composta per la maggior parte, ricordiamolo, da stimati ed insospettabili professionisti:

Roberto “mai pronto alla resa” Recchioni
Riccardo “andai in puzza ma tornai giusto in tempo per dimostrare il contrario” Torti
Elena “Last girl standing” Cecchini
Flaviano “finestra sul cortile” Armentaro
Mauro “le regole me lo puppano” Uzzeo
Giacomo “piego il vento ai miei voleri” Bevilacqua
Elisabetta “prima spalare merda, poi sparare” Melaranci
Valeria “trigger happy” Gobbato
Lorenzo “senza rancore, t’ammazzo” De Felici
Federico “non sorrido, t’ammazzo” Rossi Edrighi
Annalisa “sorrido ma t’ammazzo comunque” Leoni
Giovanni “omicidio in conferenza” Masi
Marco “Jason” Melaranci
Maria Rosaria “sparo non solo in foto” Giampaglia
Alessandra “ti aiuto passandoti un’arma scarica” Fortuna
Giulio “serious man” Gualtieri
Sabrina “furia bionda” Ariganello
Alessia “ugola esotica” Pastorello

che, per il momento, si sono sfidati su queste modalità di gioco qui:

Assassin

Elimination

Capture the flag

e

Humans vs. Zombies

Per Elimination, abbiamo giocato la 3×15. 
Due squadre, tre “vite” a testa, chi viene colpito alza per 15 secondi l’arma e può, al massimo, racimolare proiettili. 
Mattatori assoluti Giacomo ed Elena, il primo per la tattica dell’utilizzo del vento al proprio favore, la seconda per essere sopravvissuta al massacro della sua gang riuscendo a fuggire indenne dalla tana da cui aveva decimato la squadra nemica, evitando la totalità dei fucili puntati contro di lei e seccando altri due rivali dopo averli aggirati. 
Peccato siano stati entrambi fatti secchi dal mero numero superiore degli avversari. Applicata a casa Melaranci è la modalità che porta più facilmente alla morte o allo stallo a causa del gran numero di insospettabili nascondigli (in ognuno dei quali sono nascoste cibarie di prima e seconda necessità) e di trappole naturali che susciterebbero l’invidia di Jigsaw.

Capture The Flag viene giocato sempre da due squadre ed è un delirante ruba bandiera a tripla velocità in cui devi riuscire a portare lo stendardo nella tua base cercando di evitare la pioggia di proiettili avversari che sfreccia da ogni direzione. Se lo stendardo è composto da una mutanda pirata di Tsunami, la sfida è ancor più divertente in quanto colui che per primo riesce a raggiungerlo non può evitare di restare paralizzato e chiedersi per QUALE occasione, Betta abbia deciso di comprarle. Probabilmente un appuntamento con Willy l’Orbo.

Assassin è paranoia pura. Sul tuo foglietto c’è il nome della persona che devi fare fuori, ma non sai chi, degli altri, ha estratto proprio il TUO nome. 
Chiunque può essere un nemico. 
Sicuramente la modalità più intrigante e dipendente dal luogo di gioco, chiaro infatti che più gente c’è, più divertente è giocarci. 
Centri commerciali, convention, luoghi d’aggregazione generici, l’avversario può nascondersi ovunque. 
Tra le sedie di un cinema, mano nella mano con una sconosciuta, ma molto più spesso è esattamente dietro di te.

Come era prevedibile, Humans vs. Zombies è la modalità per cui le Nerf sono state inventate. 
Giocarla nella lovecraftiana casa di Tsu, con i cunicoli dalle prospettive impazzite, le catapecchie nel giardino piene di rovi, le merde ritornanti e i cani ciechi, ha reso il tutto una sorta di credibilissimo Resident Evil at Cicero’s Necks in cui la squadra degli Umani, asserragliata dentro casa, cercava di proteggersi dalle orde Zombie che le tentavano tutte pur di entrare e zombizzare più gente possibile. 
Molto apprezzate le interpretazioni delle zombette e un ringraziamento a Federico per non aver mai detto “cervelli” restando fedele al dogma romeriano.

Le armi.
Ne esistono decine, noi al momento si gioca con:

Maverick (la compatta)

leggera e maneggevole, può funzionare se si compete con avversari muniti della stessa arma, altrimenti gli verranno sicuramente preferite la

Deploy

funzionale e meravigliosa già dal momento in cui viene “attivata”. La sciantosa delle Nerf rispetto a quella che per me ne è la REGINA:

la RAIDER

che, con i suoi 36 proiettili a fuoco multiplo, non teme rivali (provate a usarla tenendo premuto il grilletto e ricaricando a ripetizione)!

Elena è invece la felice proprietaria di una

Firefly (la sborona delle Nerf)

che spara proiettili luminescenti e a ventosa.

Tra queste, le più performanti in battaglia sono Deploy e Rider che hanno la possibilità di caricare la pizza da 36 proiettili. 
La Rider vince dal punto di vista del fuoco multiplo ma ha il problema d’incepparsi relativamente spesso (a me, in 6 partite s’è inceppata 3 volte!) e un brav’uomo come Lorenzo rischia di finirci secco, mentre la Deploy non causa problemi imprevisti ma necessità di costante gioco di ricarica & grilletto.

Le modalità di gioco non presentano eccessivi bug tranne Assassin per la quale ci siamo incartati nel momento in cui la persona eliminata aveva il bigliettino col nome di un altro giocatore precedentemente eliminato.

Per giocare con le Nerf è assolutamente necessario accettarne l’aspetto ludico e la fiducia reciproca su cui tutto si basa.
Il giocatore si considera “colpito” dal momento in cui l’avversario lo dichiara. 
E poco importano le chiacchiere o le polemiche: il giocatore è colpito. 
Anche se il proiettile non l’ha nemmeno sfiorato e il suo “assassino” s’è semplicemente sbagliato.

Può sembrare una rogna ma è meno fastidioso di come appare anche perché l’alternativa sarebbe l’inserimento di figure “arbitro” in campo.
Naaaaaaaaaaaaaaaa.

Per il momento accontentatevi di qualche foto (che già compromette abbastanza i partecipanti), nei prossimi giorni anche qualche video.

Cominciamo dalla Padrona di casa in posa da signorinella.

Il di lei fratello.

L’Organizzatore

Il Sorridente

La Sorridente

Ed infine Il Colpito

che ammette di aver indossato questa maglietta con la chiara intenzione di facilitare la vita alla squadra avversaria.

« Previous Entries Next Entries »