Playin’ Joy Division.

22 giugno 2011 da Mauro

I Joy Division privati degli elementi tipici che li caratterizzavano: la voce di Ian Curtis, il basso di Peter Hook e la batteria di Stephen Morris, e al loro posto soltanto la voce di Angela Baraldi e le chitarre mie e di Steve Dal Col. Così per vedere come veniva.”
Questa, la spinta propulsiva dietro al nuovo progetto di Giorgio Canali, narrata direttamente dalla sua voce.
“Erano in molti a dirmi che dovevo conoscere Angela e a lei dicevano la stessa cosa di me.” mi racconta quando si è conclusa da qualche minuto l’esibizione che hanno tenuto durante la rassegna MarteLive all’Alpheus, “Forse per delle affinità di gusti, non lo so, fatto sta che avevano ragione. C’è un bel feeling, no?”
Si, c’è un bel feeling, ma è semplicistico ridurre tutto a questo.
Quello che corre tra l’ex C.S.I. (nonché C.C.C.P., P.G.R., Rossofuoco e produttore di qualche decina di notevoli personaggi tra cui spiccano sicuramente i nomi di Verdena, Marlene Kuntz, Bugo, Le luci della centrale elettrica) e l’attrice/cantante Angela Baraldi (che tra i suoi impegni musicali e le sue apparizioni in teatro, cinema e tv, faccio prima a linkarvi la sua pagina wiki) è qualcosa di carnale e distaccato allo stesso tempo.

Per tutta la durata del concerto si sono inseguiti, sfiorati, respinti, annusati, guardati, toccati, rifiutati e sedotti su un campo di battaglia che avrebbe messo a dura prova le aspirazioni artistico/emozionali di chiunque altro: dodici canzoni scritte 30 anni fa dal più geniale disadattato di Manchester.


(che qui vedete nell’interpretazione di Marco Marini)

Dodici tracce intoccabili perché appartenenti ad uno dei miti più “protetti” della storia della musica. Più amati. Più nascosti.
Perché il rapporto che necessariamente creano i Joy Division con chi li ama è di totale ed intima esclusività, per questo, ogni tentativo di riproporre quei brani dal vivo, aldilà del semplice omaggio, è guardato sempre con sospetto.
E con un misto di malcelata pena o imbarazzo a seconda dei casi.
Si, anche quando a farlo sono gli stessi New Order.

Motivo per cui appena notati questi cartelli

come davanti all’elaborazione di un lutto, mi si sono presentate le famose cinque fasi.

Ho cominciato con la Negazione.

“Ma non ci posso credere, QUEL Canali?”
“Naaaaa, non può aver fatto una cazzata simile.”

Proseguito con la Rabbia

“E poi la foto di Curtis in primissimo piano come l’ultima delle tribute band”,
“Canali sta alla frutta.”
“Deve morire.”

Il Patteggiamento.

“Ok ma in fondo costa solo 10 euro. Consumazione inclusa.
“Stasera non ho un cazzo da fare.”
“All’Alpheus è pieno di Frenia.”

La Depressione:

“Si, sto andando a buttare ‘sti soldi, alla fine voi che fate, venite? Ah, si? Ma chi ve lo fa fare? Non siete coglioni come me. Voi i soldi non li buttate.”
“Si, sto entrando. Poi ti racconto! Ah. Quanto sono coglione! Quanto voi non lo siete!”

Ma per arrivare all’Accettazione è bastato:

1) veder salire Angela “Salve! Non ero annunciata sul flyer del concerto” Baraldi.
2) ascoltare i primi accordi di Atmosphere

http://www.youtube.com/watch?v=5lsNjuo-nQ8

e comprendere tutto ad un tratto cosa avesse REALMENTE in testa Canali.

3) godermi il concerto alternando stati d’eccitazione, intimismo, stupore puro.

http://www.youtube.com/watch?v=4rpw0ezE3aA&feature=related

Cinquantaquattro minuti densi di polpa in cui le corde di Canali e Dal Col hanno scarnificato le dodici composizioni di  partenza

Atmosphere
Transmission
She’s lost control
Day of the Lords
Love will tear us apart
Atrocity Exhibition
Disorder
Ceremony
New Dawn Fades
Twenty four Hours
Heart & Soul
Shadowplay

http://www.youtube.com/watch?v=IfbSDYQs0M4

lasciando intatte soltanto le atmosfere e i testi, affidandoli alla voce di una Baraldi che, saltellando tra la Juliette Lewis di Light a bolt of lightinin e la P.J. Harvey di Rid of me, smarca qualsiasi paragone con Curtis trovando una sua via personale e di sicuro effetto.

http://www.youtube.com/watch?v=-A0j1zHeECI

A corredo di questo post trovate i video delle interpretazioni, a mio parere, più riuscite.
Ma vi consiglio sinceramente – e parlo soprattutto a voi: Marta, Tito e Paolo – di prendervi un’oretta tutta per voi e, e di premere il play qui sotto

per godervi tutto il concerto nello splendore delle mie riprese fatte alla bell’e meglio (o a cazzo di cane, come volete!) in mezzo alla folla.

Date le condizioni sono abbastanza soddisfatto del risultato, godeteveli a schermo pieno, loro sono degli splendidi animali da palco e riprenderli è un piacere (tra l’altro, le differenze tra i lineamenti di Canali e di William Defoe sono sempre meno!)  ma ve ne consiglio, comunque, l’ascolto in cuffia.

Almeno fino al momento in cui, incrociando le dita, potremo gustarci queste immagini nello splendore dell’HD homevideo. Sempre per bocca di Canali infatti, è uscito fuori che l’intenzione di una testimonianza video ufficiale c’è: “Un cd sarebbe bello, ma con una performer così abbiamo pensato che sarebbe meglio uscire direttamente in video

Sono della stessa opinione.
Anche se, per percepire concretamente le vibrazioni che riescono a tirare fuori, vi consiglio veramente di seguirli nelle prossime tappe del loro tour.

Qui, qui e qui potrete trovare tutte le info.

Andateci e ditemi la vostra.

Vi lascio con la canzone con cui hanno concluso il concerto prima del bis finale. Godetevela.

http://www.youtube.com/watch?v=hwiJeHIzPNM&feature=related

Au revoir.

La verità.

16 giugno 2011 da Mauro

E’ vero, è andata così.

Ma mi manca una conclusione.
Ho uno stato A e uno stato B. Reali.

Ma la verità, come sà chi inventa storie e chi ha confessato un tradimento non è mai la soluzione ma al massimo un testimone, una finestra.
Quindi uno strumento di partenza, e non, come invece spesso si richiede, di arrivo.

La sincerità?
Uguale.
Si assomigliano anche, volendo.

L’appagamento, forse. L’unico a cui tendere anche se, tra tutto, il più momentaneo.

Sarà per quello.

Quelli che benpensano lo chiamano ancora GayPride e ne parlano come di una carnevalata autolesionista, composta da esibizionisti e trans che simulano orge camuffati da pupazzi.
Dicono che ci andrebbero, se fosse una manifestazione organizzata diversamente, perché loro ci tengono ai diritti dei gay.

Ora, all’Europride di sabato c’erano i trans e gli esibizionisti che simulavano orge camuffati da pupazzi?

Si.
E molti erano anche parecchio divertenti.

C’erano anche diversi tipetti decisamente eccentrici,

ma voglio dire,

quale luogo migliore di una manifestazione dedicata all’orgoglio delle libertà sessuali ed individuali,

per mostrare – estremizzando – quello che viene pubblicamente tenuto nascosto nei restanti 364 giorni dell’anno?

(e se non siete d’accordo ricordatevi che noi abbiamo i cosplayer.)

Ma tra camuffati e travestiti, come ci si arriva ai 500.000 partecipanti (qualcuno dice addirittura un milione) che hanno invaso le strade di roma?

Con queste persone qui:

Famiglie, gruppi di amici, coppie, (quelli che benpensano li definirebbero “normali”) che pacificamente hanno manifestato per la volontà di ribadire il diritto fondamentale di ogni uomo di non essere diverso da quello che è.  Il passaggio stesso da GayPride ad EuroPride segna la volontà netta di manifestare per la libertà di OGNI individualità sessuale: Gay, lesbiche, bisex, trans, etero che tu sia, affinché non sia più un discrimine per la persona.

C’è chi ha ribadito questo diritto con la semplice, ma necessaria, partecipazione, chi sottolineandolo con striscioni, insegne, cartelli:

chi indossando alcune tra le magliette più belle che mi sia capitato di vedere ad eventi simili:

(tra i quali, il vincitore assoluto è indiscutibilmente lui:)

Erano presenti persino due versioni alternative di quel gran fico di Cristiano Spadoni provenienti da diverse terre parallele:

Ma il corteo è servito soprattutto a dare un senso all’orripilante statua dell’appena beato Giovanni Paolo II, che – come confermerebbero Raffo, Gio e Fede – non deve averla presa benissimo:

Come ricorderete, il beato, nella sua beata vita non si espresse mai in termini, mmmm… diciamo così, del tutto favorevoli riguardo la questione dell’omosessualità e dei gay pride in generale. Quindi, siccome la memoria è labile, e ricordare è sempre meglio che dimenticare, ho pensato di fermare con uno scatto un momento che mi sembrava particolarmente simbolico corollandolo delle beate parole dell’ex papa.
Eccolo qui, cliccate per leggere meglio:

La serata si è conclusa all’ombra del Circo Massimo dove il discorso si è fatto più concreto e sono intervenuti numerosi esponenti delle realtà LGBT per parlare delle diverse esperienze dei popoli che rappresentano.
Degli ottomila fascisti che in Dalmazia hanno assalito i ragazzi che partecipavano al Gay Pride.
Dei 77 paesi in tutto il mondo in cui l’omosessualità è ancora un crimine punibile dalla legge e dei 6 stati in cui la pena è la morte.

Ma il maggior clamore è stato ovviamente suscitato dall’intervento di Lady Gaga.
C’è chi si è detto dubbioso, chi l’ha criticata ferocemente, chi ha parlato di manovra di marketing.
Personalmente credo che vedere ed ascoltare un personaggio così popolare che per 15 minuti ininterrotti propone alla folla la sua opinione in merito (con tutte le furberie e le estreme retoriche del caso) e il suo appoggio alle diverse categorie presenti sia un segno grande di partecipazione.
Un segno inaspettato. Viviamo in un’epoca – ma soprattutto in uno stato – in cui gli artisti evitano come la peste il rischio di esporsi aldilà di quello che dicono le loro opere.
Artisti che fingono di dimenticare che la vita E’ la politica. Che ogni scelta che compiamo E’ politica.
Per cui io mi sono limitato ad ascoltare e ad applaudire sorpreso il suo intervento, che qui vedete in video:

Mentre qui potete leggere il suo discorso integralmente tradotto in italiano:

“Appena ho intrapreso questo viaggio artistico e musicale ero una semplice donna americana, figlia di due generazioni di americani.
Ignoravo quella passione e il fervore per le uguaglianze e la giustizia sociale che mi sarebbe cresciuta dentro dal profondo del cuore.
Mano a mano che mi sono avvicinata a voi tramite la danza, l’arte, la moda e la celebrazione della nostra individualità mi è apparso chiaro che la mia più grande missione sarebbe stata diventare parte della mobilitazione della comunità Lgbt.
Oggi e ogni giorno combattiamo per la libertà per la giustizia, chiediamo compassione comprensione e sopratutto vogliamo piena uguaglianza ADESSO!

Sono arrabbiata come tanti di voi oggi ma dobbiamo trasformare questa piazza italiana in una vera e propria chiesa elettrica. Dobbiamo dare prove della nostra rabbia dei nostri dolori ma questo ci deve rende più forti, oggi, nel proclamare la difesa dell’amore. Per alcuni governi i diritti non sono una priorità sociale, sono ambigui.
Nel mio Paese la trasparenza della democrazia è diventata confusa in seguito a procedure politiche. Navigo su Google, Internet per cercare tracce di verità politica e di giustizia sociale.
Io voglio sapere, come lo volete voi, le argomentazioni di questo dibattito della democrazia, voglio avere voce in capitolo in questo dibattito.
In Usa si possono celebrare diritti dei gay ma in qualche modo il problema politico esiste sempre.

Ma adesso parliamo di Europride. Alzate le mani, voglio vedervi tutti… Non è una festa ma una manifestazione pacifica e noi siamo qua per difendere l’amore. Voglio dire grazie a tutti colori che sono qui in questa bellissima piazza: Ciao Roma! Mi sono svegliata stamattina nel mio albergo ho dato un’occhiata a questa città bellissima e subito ho iniziato a sentire i mashup di Paparazzi, Judas e Born This Way… Grazie grazie tantissimo per aver permesso alla mia musica di far parte di questa manifestazione. È un onore per me essere qui oggi. A tutti gli organizzatori dell’Europride che combattono per i diritti Lgbt , voglio dire grazie Grazie, abbiamo bisogno di voi!

Bravo Alemanno,

[qui il pubblico risponde fischiando. Lei si ferma e continua spiegando i motivi – non così scontati – di questo ringraziamento]

lo ringraziamo per aver coordinato questo evento che ci ha consentito di essere qui oggi per celebrare tutto pacificamente.

Per me è un onore essere qui inoltre e vorrei ringraziare Donatella Versace. Lei ha praticamente realizzato questo vestito sul palco. Ho un abito dell’ultima collezione di Gianni Versace. Guardo nella folla e vedo che ci sono così tanti cittadini europei che lottano per la loro libertà, Per quei diritti che in molti paesi sono ancora illegali. Viaggio molto nel mondo, stringo loro la mano e voglio dire che è il vostro coraggio che mi ha ispirato. Le storie di tutti i miei carissimi fans, soldati, dei senzatetto, di coloro che cercano di perorare la causa dei diritti della comunità Lgbt, queste sono le storie e devono essere raccontato al mondo, le storie che hanno cambiato il mondo e che hanno parlato in difesa dell’amore

Siamo qua oggi non certo perché siamo privi di valori!
Siamo qua per proclamare la nostra forza e la nostra intelligenza. Non vogliamo essere trattati se non da essere umani. Il 26 giugno 1969 nel West Village è nato il movimento gay: noi eravamo tutti insieme quella notte come eravamo qui questa sera per la solidarietà. Siamo qui per riunirci insieme. E lo dico ancora una volta: dobbiamo andare avanti nella difesa dell’amore. Siamo qui insieme per chiedere e difendere diritti umani, per porre fine alla discriminazione e all’intolleranza. Abbiamo fatto tanti progressi progressi anche per la visibilità Lgbt, abbiamo fatto tanto contro la violenza e l’omofobia.

Ho parlato di queste cose in tutto il mondo e mi viene chiesto perché parli così tanto dei gay. Mi chiedono “Perché sei così gay?”
Perché mi fanno queste domande? Perché è così importante questa cosa per te? Io sono figlia della diversità. Sono una della generazione che sente obbligo morale di esercitare questa potenzialità rivoluzionaria e fare del mondo un mondo migliore. E, su una scala “gay” da uno a dieci, io sono una fottuta Judy Garland 42.
Sono consapevole del fatto che molti governi non consentono ai concittadini di avere questi consensi per me è terribile. C’è censura nella comunicazione e vorrei dire che in qualche modo queste barriere dobbiamo abbatterle. Conosco tante storie e spero che possano sempre essere messe più in luce. Noi del resto siamo fatti e nati così.

È la quantità di queste storie che hanno subito tanta discriminazione non permettono alla gente che la diseguaglianza è un effetto che ancora si sente adesso e in futuro. Vorrei nominare alcuni governi: Lituania, Russia, Polonia, Budapest, Libano, i Paesi del Medio Oriente. Non c’è un unico esempio di paese o legge per parlare degli effetti e della gente che arriva a gesti estremi per queste forme di isolamento: arrivano anche al suicidio. Io sono qui oggi, non solo perché sono una donna, ma perché cittadina europea. E chiedo ai governi di fronte al mondo di facilitare il nostro sogno di uguaglianza: Aiutateci a trovarci insieme nella pace, non divideteci!

Conosco le religioni, ho rispetto in chi crede ma credo che sia importante rivendicare il cambiamento, riconoscerlo. Sono tante le questioni sociali, reali, serie. E io credo che in qualche modo tutto questo non debba avere un effetto nefasto sull’uminità. A volte i Presidenti dei governi sono così influenti… noi siamo qui perché spero riescano a capire che noi Lgbt non abbiamo accesso al dibattito politico. Lottiamo per la nostra identità. Quanto arriverà il giorno del nostro matrimonio, il giorno in cui porre fine a questa discriminazione? Come trasformare l’oppressione del passato nella liberazione del futuro? Facciamo nascere una nuova ideologia internazionale, siamo insieme per riassumere la nostra storia, lo vogliamo fare oggi. Dobbiamo essere rivoluzionari, farci voce dell’amore, della potenza umana, essere forti, per salvare vita e incoraggiare unità in tutto il mondo. Grazie!”

Questo è quanto, che altro aggiungere?
Ah si, che i nomi dei gruppi lesbici ricordano tantissimo una certa cinematografia poliziottesca degli anni ’80.
Robetta del tipo: “RABBIA LESBICA!” o “LE LESBICHE IRROMPONO” avrebbero fatto la gioia di un De Leo e di un Corbucci, anche se il palloncinpisello di questa foto non sembra credergli più di tanto.

Che la signora che abita in Via Cavour e che ballava affacciata in finestra al ritmo della musica dei carri lanciando baci, segnali di pace e cuori all’indirizzo dei manifestanti, s’è meritata l’amore eterno di tutti quelli che l’hanno vista tra cui, ovviamente, anche il mio.

E a proposito di ciò, e ricollegandomi alle parole di De Andrè che ho usato per il titolo di questo post, eccomi qui

Sotto alla scritta probabilmente più banale ma che, più di tutte, taglia direttamente la testa al toro.

Perchè c’è amore un po’ per tutti, e tutti quanti hanno un amore.
Sulla cattiva strada.
Speriamo anche su quella buona.


…son rimasti soltanto i pretacci e i politici colpevoli.
In cerca, chiaramente, del vostro buco più sacro.
Spesso lo raggiungono.

Oggi no.

Grazie.

E ora, come dice il capitano:

“fate silenzio.
quattro SI
tornate a casa.”
Abbiamo assistito alla prima, grande, dimostrazione che il principale veicolo, su cui la propaganda governativa ha investito tutti i suoi sforzi, è stato sconfitto dalla rete.

Una mobilitazione così corale nonostante l’ostracismo televisivo è segno che i tempi sono arrivati per spegnerla e spegnerli.
Così, di conseguenza.

Per quanto possa sembrare strano al popolo della rete, per moltissime persone (soprattutto tra i giovanissimi) la parola “Referendum” suscita ancora qualche interrogativo sul significato e qualche perplessità sulla validità. Se poi gli viene accostato il termine “abrogativo” ecco che si inizia a brancolare nel buio.
Andiamo quindi a vedere nel dettaglio in cosa consistono questi quattro quesiti e perché, mentre tutta la rete dice di votare quattro si, la televisione fa di tutto per nascondere l’avvenimento.

Domenica e Lunedì siamo chiamati ad esprimere la nostra opinione su due decreti legge, un decreto legislativo e una legge ordinaria che in parlamento sono già stati approvati.

Questioni importanti che riguardano la privatizzazione dell’acqua e il suo sfruttamento economico, l’investimento sul nucleare e il leggittimo impedimento per determinate cariche dello stato a presentarsi in tribunale in caso di un contenzioso giuridico.

Trattandosi di referendum abrogativo, ci viene chiesto se vogliamo che queste leggi vengano annullate oppure se ci sta bene che restino così.

Per cui, rispondendo ai quesiti con un SI, noi diciamo ai parlamentari che non riteniamo giusta quella legge, rispondendo con un No, la accettiamo e  non vogliamo che venga ridiscussa.

I quattro quesiti sono questi:

PRIMO QUESITO – SCHEDA ROSSA: PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA

Volete Voi che sia abrogato l’art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e finanza la perequazione tributaria”, convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, e dall’art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea”, convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale?

Tutti questi paroloni stanno a significare che:

Votando SI, abroghiamo questo decreto affermando di essere contro la privatizzazione della gestione del servizio idrico.

Votando NO (o astenendoci) concordiamo col decreto approvato dal governo Berlusconi che permette l’affidamento a privati o società, attraverso gare di appalto, la gestione del servizio idrico.

SECONDO QUESITO – SCHEDA GIALLA: PROFITTI SULL’ACQUA

Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?

E invece qui si intende che:

Votando SI, impediamo all’eventuale gestore del servizio idrico di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, una remunerazione garantita che equivale al 7% di carico in più sulla bolletta che servirà al privato, o alla società che l’ha in gestione, di recuperare il capitale investito, senza avere poi obblighi di reinvestimento per il miglioramento della qualità del servizio stesso.

Votando NO (o astenendoci), accettiamo l’aumento del 7% in bolletta per far recuperare le spese al privato, accettando le sue decisioni in merito al servizio che ci offrirà.

TERZO QUESITO – SCHEDA GRIGIA: ENERGIA NUCLEARE IN ITALIA

Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare.

In questo caso:

Votando SI, dichiariamo di non ritenere ancora sicure le centrali nucleari e di non volerle sul territorio italiano. Che la questione delle scorie nucleari è ancora lontana dall’essere risolta e non vogliamo condannare i figli dei nostri figli ad un futuro che è causa del nostro comportamento attuale. Che in uno stato come il nostro, immerso nel sole 365 giorni l’anno, l’energia solare può e deve essere l’alternativa più pulita ed economica da percorrere.
Inoltre, votando SI, diamo un primo segnale chiaro in merito al nucleare, al nostro governo che, in seguito al disastro di Fukushima, sull’onda della scossa emotiva dei cittadini ha emanato un decreto legge che prevede il rinvio di un anno sull’avvio del programma nucleare italiano per sedare gli animi,  e che col decreto omnibus ha aperto la strada ad ulteriori modifiche alle normative sul nucleare in oggetto in questo referendum.
Con questo emendamento il governo si concede la possibilità di riaprire la questione nucleare in Italia una volta acquisite “nuove evidenze scientifiche mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea“.
Chiara è stata anche la volontà di far saltare il referendum:  “Se fossimo andati oggi a quel referendum – ha dichiarato il nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi –  il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Abbiamo introdotto questa moratoria responsabilmente, per far sì che dopo un anno o due si possa tornare a discuterne con un’opinione pubblica consapevole. Siamo convinti che il nucleare sia un destino ineluttabile”.
La Corte non ha accolto questo tentativo di boicottaggio e ha comunque ribadito l’importanza del voto.

Votando NO (o astenendoci) diamo il via libera alla costruzione di nuove centrali per la produzione dell’energia nucleare.

QUARTO QUESITO – SCHEDA VERDE CHIARO – LEGITTIMO IMPEDIMENTO

Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, nonché l’articolo 2, della legge 7 aprile 2010, n. 51, recante “Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza”?

Votando SI, dichiariamo di non essere d’accordo con l’attuale decreto legge che tutela alcune cariche del governo dal dovere di comparire in udienza in un’aula di tribunale.
Affermiamo il principio che in una democrazia la legge è uguale per tutti, senza alcuna eccezione. Neanche per il presidente del consiglio. Che se al governo c’è un criminale, il cittadino deve saperlo subito, non una volta che è scaduta la sua carica. Che assumere cariche pubbliche impone delle responsabilità, non l’impunità. Perché se chi governa un paese è accusato di un crimine ha il diritto di difendersi. Ma nel processo e non DAL processo.

Votando NO (o astenendoci) condividiamo l’opinione che davanti alla legge non tutti siano uguali e che esistono due tipologie di cittadini: quelli che devono seguirla e quelli che possono manipolarla a loro uso e consumo.

Ora, che voi siate per il SI, o per il NO, poco importa. Quello che è fondamentale è che il 12 e il 13 giugno andiate a votare.


Viviamo in uno stato anestetizzato, analfabetizzato, impoverito da una classe politica convinta di poter manipolare il popolo bue con i glitter della tv del sabato sera e con il controllo dell’informazione.
Dimostriamogli che non ci siamo spenti. Dimostriamogli che abbiamo ancora voglia di dire la nostra. Dimostriamogli che una coscienza comune, per quanto stanca, apatica, addormentata, esiste ancora ed ha una voce.

E sulle immagini della nuova genialata di Corrado Guzzanti

http://www.youtube.com/watch?v=NJ_Ldo8Q7mQ

auguro buon voto a tutti.


Lovin’ Caroline!

9 giugno 2011 da Mauro

La mia Mano Destra ha conosciuto  Caroline Munro grazie allo sforzo congiunto di Teleroma56 e di Lewis Coates (al secolo Luigi Cozzi) che la dirige nell’indimenticato e indimenticabile


(nessuno degli elementi che vedete disegnati su questa locandina compare nel film!!! True Story!)

Per quanto la sceneggiatura sembrasse un incrocio tra Simbad, Flash Gordon e Guerre Stellari, scritta dal Rob Liefeld di Brigade aiutato dalla controfigura del cane Rex, c’era lei.

che anche se aveva già fatto Bond…

…Simbad…

…e altre decine di robe varie…

non era mai stata tanto freña come nel ruolo di Stella Starr (nome sublime), protagonista di Star Crash.
Giudicate voi stessi:

e ditemi se non è nella top 5 dei punti più alti mai raggiunti dal cinema (ok, la prossima volta rivelo gli altri 4!)

Aggiungete a cotanta bontà alcuni momenti di sublime cinematografia come questo

e molti di quelli che si vedono qui:

e capirete il motivo per cui, negli anni, ho seguito le peripezie di questo film facendomele raccontare dalla diretta voce di Luigi Cozzi e arrivando a comprarne gadget, magliette e questa bella edizione francese

in cui trovano posto due dvd ricchi di extra (pagata l’esosa cifra di euro 6, compresi i 5 per la spedizione).

Ieri, grazie ai potenti mezzi degli organizzatori del mai troppo lodato FantaFestival di Roma, ho finalmente potuto ammirare Scontri Stellari nello splendore di una copia cinematografica e posso dire, in tutta sincerità, che il film ha retto perfettamente il passare del tempo: è brutto esattamente come il giorno della sua uscita.
Ma intatto è rimasto anche il fascino per la raffiche di bizzarre idee che si susseguono una dietro l’altra senza soluzione di continuità che è un po’ anche il segreto del suo successo.

Chi invece è persino migliorata è quella M.I.L.F.issima patata di Caroline Munro,

a cui ho avuto l’onore di stringere la Mano (si, sempre la Destra di cui sopra) e che ha accettato volentieri di farsi fotografare insieme ad un tipo, che oltre ad essere estremamente affascinante, indossava una maglietta con la sua faccia stampata sopra!

P.s.
Se volete saperne di più sulla serata, ne ha fatto un bel resoconto anche Rro’, andatevelo a leggere a casa sua!

E questa invece è stata Monaco.

8 giugno 2011 da Mauro

Ovvero, un weekend decisamente fuori dall’ordinario, e non di certo a causa del drago che stava per mettere a ferro e fuoco la città.

Né per lo strepitoso Munich Museum, diviso in “Old”, “New” e “Modern” (quello che vedete qui è chiaramente la Pinacoteca Moderna)

Neanche per il prototipo del 1920 della moto di Akira.

Né tantomeno per le splendide locandine realizzate da artisti africani per la selezione (del tutto casuale) dei film occidentali che arrivano da poco nei loro paesi (se volete saperne qualcosina in più cliccate qui )

Né per la mamma bionda che insegnava alla figlia bionda come giocare con l’arte.

Né per l’estremizzazione delle teorie di Flaviano portate a massimo compimento.

Ma

per

quello

che

agli

occhi

di

un

vanilla

come

me

è

stato

un

evento

decisamente

intensamente

inquietantemente

antropologicamente

positivamente

interessante:

La parola alla mia nikon.

Concludendo con il vincitore assoluto:

Il resto finirà su uno di quei reportage di cui vi parlavo nel post precedente… oppure ve lo racconto a voce!

You spin me round, baby!

7 giugno 2011 da Mauro

Da qualche tempo la mia rivista preferita mi ha commissionato alcuni piccoli reportage di viaggio e i primi che ho messo in lavorazione sono quelli che si riferiscono ai posti più lontani che ho visitato (Hong Kong, Bali, Mumbai e Bangkok).
Al tempo stesso però mi spiaceva lasciare fuori l’Europa da questo discorsino per cui, incrociando una serie di punti d’interesse con una solida equazione matematica tra eventi particolari ed economicità dei trasporti, ho stilato, qualche mese fa, un piano di viaggio che mi ha fatto trascorrere gli ultimi fine settimana in giro per il vecchio continente.

La prima tappa è stata Amsterdam per un motivo che facilmente potete intuire: l’anniversario di matrimonio dei miei.

Questo è quello che mi sono portato via:


Amstel.


Incline.


Allenamenti.


Insieme.


L’uomo saggio.


Air one.


Scacco.


Maschi.


AristoMatti.


Palestra.


Sorella.


Il bambino che ha costruito Amsterdam.


Pausa.

Mentre quello che mi ha lasciato dentro lo scoprirete all’interno del reportage che segnalerò al momento della pubblicazione.
Cos’altro? Ah, si, ho scoperto che Henk della bella fumetteria HENK! è IDENTICO al disegnino del logo, che le qualità media delle fanciulle in vetrina è decisamente aumentata e che i miei potrebbero abusare di Space cake senza accusare nulla.

A differenza del figlio.

[G.O.L] Ivan Silvestrini.

1 giugno 2011 da Mauro

L’anno è il 2004.
Il corto è quello del colibrì che ho già postato da queste parti tempo fa, e il premio è quello del concorso “Città in corto” organizzato dall’università La sapienza di Roma nella categoria Miglior Cortissimo.
Uh. Bello. Così va la vita e la vita è divertente.
Penso che, per quanto sia un premio piccolo, non vedo l’ora di calcare il palco dell’Aula Magna per andarlo a ritirare.
Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità.
Poi il giorno arriva e io me ne dimentico.
Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’amenità.
Mi telefona Andrea per chiedermi dove io sia, e io sono sempre nello stesso posto, ossia sono di corsa.
Ma arrivo in tempo per il mio nome e solo per quello.
Prendo il premio e me ne vado subito, senza parlare, senza dire, senza fare.
Una grande star snob ed arrogante che si concede per pochi istanti. Mi piacerebbe che la gente lo credesse, ma in realtà, era più semplice inquadrarmi come un ometto (ancora) magro e incapace di organizzarsi.
Così va la vita.

Qualche giorno dopo mi chiamano dall’università.
L’emittente locale RomaUno vuole intervistare i vincitori di Città in corto.
Vado. Stavolta vado.
Per tempo, Mauro, per tempo.
Non fare le cose di corsa.

Nella saletta di RomaUno vedo quattro personaggi.

Delle prime due, i miei occhi chirurgici sentenziano immediatamente il giudizio netto e incontrovertibile di “Patate”, il terzo è riflessivo senza essere ombroso, il quarto è chiaramente pazzo ed è infatti il primo a farsi avanti.
E’ uno dei più divertenti e attivi frequentatori di I.A.C., il noto newsgroup italiano dedicato al cinema e da un po’ lavora come operatore/organizzatore/non ho capito cosa a RomaUno e finalmente ci incontriamo dal vivo.
Il suo apporto a questa storia, purtroppo, finisce qui.

Le due Patate (Notevoli Patate, si correggono i miei occhi dopo un secondo colpo di bisturi) sono le vincitrici del premio nella categoria Miglior Documentario che hanno realizzato aggregandosi, di notte, alle ronde dei tizi che assistono i barboni intorno alla stazione Termini.
Il loro apporto non finirà qui.

Il riflessivo si avvicina e si presenta: Ivan Silvestrini.

Non scopro niente di più perché veniamo chiamati a prendere posto per iniziare l’intervista.
Mi siedo. Dico la mia. Mostro il corto (prometto alla mia virilità che appena girato il mio primo lungometraggio mi rifarò scrivendo “Mostro il lungo”).
Le tipe dicono la loro e io le ascolto così attentamente da scoprire che la carta da parati che usano negli studi di RomaUno viene realizzata da una ditta di Pordenone che ha un nome che rimanda ai cultisti di qualche setta Lovecraftiana
Poi tocca ad Ivan.
Serio, serio, dice robe di un’ironia così tagliente da distrarmi dal pensiero di quanti operai possano lavorare nella ditta di Pordenone e quanti di essi siano effettivamente devoti a divinità tentacolari.
Smette di parlare lui e tocca al suo lavoro con cui vinse nella categoria Miglio Corto:

Autodistruzione per principianti

http://www.youtube.com/watch?v=1jAFS0GzdKk

(lì è solo un estratto ma qui potrete downloadarlo integralmente)

Resto sconvolto.
‘Sto tipo di 22 anni seduto accanto a me, aveva realizzato un corto ironico, raffinato, personalissimo e pieno di stile.
Come fosse una cosa normale.
Come fossimo in una qualche cazzo di città del nord europa dal nome in pronunciabile e non in Vaticania.
Rispetto.
E meno odio di quanto possiate immaginare.

Conclusa l’intervista a quattro, le due Patate mutano il loro atteggiamento trasformandosi in saltellanti Pollyanne e ci invitano a cena a casa loro che vivonosolesonocoinquilineequestaesperienzalehalegatetantissimo.
Io, da grande rockstar snob e arrogante che si concede per pochi secondi declino l’invito e appena voltato l’angolo mi precipito sul treno per Marino per non arrivare tardi ad una cena che avevo promesso ai miei genitori.
Sfigato.
Ivan, serio, riflessivo, e ironico, ma sicuramente non coglione come il sottoscritto, va.

Le pollyanne non demordono e ci invitano di nuovo.
Devono apprezzare molto l’idea di cenare tra giovani e rampanti registi vincitori di minuscoli premi nella loro casachedividonoormaidaqualchemeseecheècosìbellaquandodentrosirespiral’arte.

Vado.

Quello che avviene tra noi quattro nelle mura di quella casetta piccola ma accogliente ha del bizzarro.

Ivan & Mauro tra passioni ed obiettivi comuni si scoprono fratelli separati nella culla e le ragazze, nel constatare quanto, pur stando seduti al loro tavolo a mangiare ottime cibarie che LORO STESSE ci hanno preparato, riusciamo ad ignorarle e a parlare come se non esistessero, reagiscono in modi del tutto inaspettati.
La più bella ci prova con Ivan.
La più dolce e attenta fa la dolce e attenta con me.

Entrambi capiamo di essere ad uno stallo, un punto di non ritorno ed è arrivato il momento di comportarsi da uomini. Per cui ci alziamo in piedi, le salutiamo per la buona cena, le ringraziamo per la compagnia e ce ne andiamo.

Passeremo le successive ore a parlare della vita, dell’universo e tutto il resto.

Ora, cosa possa insegnarci questa apologia della sintonia omo/etero/universale che nasce da zero e porta comunque a qualcosa di diverso da un film di Ang Lee, io non lo so.
So solo che Ivan negli anni successivi ha sfornato un capolavoro

dietro

l’altro.

S’è iscritto al centro sperimentale di cinematografia e ne è uscito come l’allievo migliore del triennio (ma anche del decennio, dai), ha iniziato a mangiare cose colorate di verde, ha fatto il suo primo bagno al mare di giorno, ha giocato con l’Isola di Fuoco, ha tenuto stretti a sé i suoi amici e il suo professore di filosofia, ha diretto videoclip musicali e spot, s’è innamorato di una ragazza geniale che gli ha fatto capire che le cose nascono per essere eterne e che ci sono poche cose cinematograficamente più valide della saga di Saw l’Enigmista, ha vinto tutti i possibili premi che si possono vincere, ha diretto il suo primo corto ad alto budget

ha scritto sceneggiature per lungometraggi cinematografici, ha iniziato a lavorare in Rainbow aggregandosi ad altri buffi ceffi che già conoscete, s’è cimentato con la forma racconto narrando la vita, le opere e gli amori di una ragazza tentacolo

e io ero lì con lui a godermi lo spettacolo. Sempre.
Ok, quasi sempre.
Ad ascoltarlo, consigliarlo, accompagnarlo, motivarlo, comprenderlo.
Attento, ammirato, sorpreso, incredulo, compiaciuto e soddisfatto, c’ero.

E quando oggi, alle 17 in punto, Ivan Silvestrini sposerà proprio quella ragazza lì, io ci sarò.
Un po’ più vicino del solito, nel compito ufficiale (ma che, in realtà, interpreto ormai da anni)  del testimone della vita, delle opere e dell’Amore di un fratello e di Emiliana, la donna che gli ha preso il cuore giusto il tempo di capire di volerlo custodire per sempre insieme a lui.

E per concludere, due regali per ricordarci di questo giorno qui:

Il biglietto realizzato dal prode Federico

e l’accesso alla pagina vimeo in cui potrete vedere TUTTO il cortometraggio

AVEVAMO VENT’ANNI

diretto da Ivan (la password è composta dalle 4 lettere del suo nome) e interpretato da Manuela Velles e Alessandro Tiberi.

E adesso: SUIT UP! che siamo in ritardo!


(e si, Rro, alla fine ha vinto la camicia!)

Aspettate, fatemi capire…

30 maggio 2011 da Mauro

… volete dirmi che veramente oggi – in Italia – ci siamo tolti dalle palle la Moratti, De Magistris ha annichilito Lettieri, Bondi s’è dimesso,  Berlusconi e Minzolini sono indagati per abuso d’ufficio e ormai a votare centrodestra c’hanno pensato solo gli abitanti di Varese, Sucate e Marino?

Sta realmente accadendo oppure ho esagerato davvero tanto in questi giorni ad Amsterdam?

Aaahh, che dolore non essere a pranzo da mia nonna questo fine settimana…

(intanto godetevi questo bel generatore di reazioni del centrodestra. Visti e stravisti ma mettono sempre di buon umore!)

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