Quel sabato che stavi a Torino.

3 dicembre 2011 da Mauro

Dovevo svegliarmi presto per lavorare, è vero.
E invece, fino alle undici, mi sono  girato fronte/retro nel letto come una fettina autosufficiente che si impana da sola.

Una volta alzato però, è stato tutto in discesa e ho fatto il morto a galla tra il sole fresco che illumina di bianco questa casa verde e arancio, e i quattro inequivocabili segni della pace universale:

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http://www.youtube.com/watch?v=252eksMUdXs&feature=related

E a partire da questo momento e per tutto il resto della giornata, considerato anche che tu, come gli altri, siete chiaramente partiti per permettermi di lavorare sereno, torno a scrivere di Lucina e Ferruccio,

che ne sto venendo a capo.

Ci sarà un pranzo, da qualche parte, ma saranno avanzi di quel nostro ieri lì.

Madeleine.

2 dicembre 2011 da Mauro

Tenere il condizionatore acceso soltanto in camera da letto significa che nel resto della casa si gela.
E visto che ho appreso la mia Importante Lezione del Giorno (I.L.G.) già alle 10.13 del mattino, potrei anche tornarmene serenamente a dormire. Ma non posso.

Ho un’insana voglia di Cocopops.

Mi era già successa questa cosa, la prima volta che entrai in un supermercato di Latina.
La scatola marrone e la rassicurante faccia della scimmia erano lì che mi seducevano con promesse di libertà e avvolgenti e proustiane madeleine.

Sì, perché io vengo da una di quelle spregevoli famiglie che impedivano al fanciullo di crescere serenamente con le merendine pubblicizzate in tivvù.
A casa mia, Mister Day & Jack la Motta non potevano continuare a portare avanti i loro sporchi traffici perché erano stati rinchiusi all’interno del Mulino Bianco.
Le uniche sorpresine a cui potevo ambire erano quelle presenti negli ovetti kinder regalati incautamente dai parenti, mi era vietato cantare per casa l’irresistibile inno dei Kellog’s Frosties

ed ero stato rigidamente programmato per non provare alcuna empatia per i problemi di cuore del piccolo mugnaio nei confronti dell’amata Clementina.

“Chi se lo incula, il piccolo mugnaio”, recitava l’adagio, senza soffermarsi sulla bellezza intrinseca della parola “mugnaio”.

Torte, crostate, ciambelloni e biscotti sono stati la mia colazione per ogni santo giorno passato in casa con i miei genitori.
Bambino fortunato? No.

Bambino invidioso.

“Beato te che non hai più la mamma e tuo papà ti fa mangiare il Buondì!” dicevo al mio migliore amico nella sua cameretta, quando ancora mi rivolgeva la parola.

Pur coltivando quotidiano rancore nei confronti dei miei aguzzini riuscivo comunque a mantenere la situazione sotto controllo e a non desiderare esageratamente la roba d’altri.
Finché non vidi questo:

In quei trenta secondi c’era tutto ciò che potevo desiderare:

– musica trascinante
– una scimmia animata
– l’avventura
– latte – trasformato – in – ciocciolato – come nelle più eccitanti nozze di cana che si potessero immaginare.
– La promessa di un cambiamento radicale nel mio risveglio.
– La punch-line: “Il mattino sà di cioccolato”.
– Il cocoberretto.

DOVEVO.AVERLO.PUNTO.

no. Risposte mia madre la prima volta.
no. La milionesima.
Evabbene. Disse quando iniziai a tagliarmi le cosce con le lamette da barba di mio padre pur di provare ancora qualche emozione.

La prima confezione di Kellogg’s Coco Pops entrò a casa mia il 22.10.1990 intorno alle 19.00, regina assoluta tra le altre scatole della spesa.
Il ritmo caraibico dello spot mi pervase ed iniziai a ballare come un tarantolato, afferrandola e muovendola, come fosse due maracas.

“Aspetta domattina.” Sentenziò la genitrice.

Non la presi male, avevo atteso una vita, non potevo aspettare qualche ora?
Fu l’inferno.

Tentavo di addormentarmi senza riuscirci, mi aggiravo per casa come un eroinomane infreddolito nel giorno di ferie del suo spacciatore, toccavo le barbie di mia sorella in un futile tentativo di distrazione, attendevo l’alba affacciato in finestra con lo stesso batticuore di un vampiro suicida.

E alba, fu.
Il suono della sveglia di mia madre. Lei che la spegne. Si alza. Va in bagno. Sta in bagno. Resta in bagno.
Muoviti madre che devo farmi di cocopops!
Esce dal bagno. Entra in cucina. Armeggia. Suono di maracas… ha preso la scatola! Latte sul fuoco. Il cassetto dove tiene le tovagliette aperto e richiuso. La porta della cucina che si apre di nuovo e… ECCOLA!

“Sveglia, è pronta la colazione!”

Salto dal letto come tirato da un lazo invisibile che mi trascina in cucina, la scatola c’è! Anche la tazzona con il latte! Mi siedo commosso, afferro il cucchiaio e…

ventotto (28) chicchi.

Non uno di più, non uno di meno.
Con ventotto chicchi di riso soffiato, il latte non era diventato cioccolato. Non era neanche del tutto bianco e infatti aveva assunto una poco rassicurante colorazione tra il giallognolo e il marroncino.
Con ventotto chicchi, non c’era nessuna musica caraibica a coprire il suono de “Il carrozzone”, hit indiscussa di Video Italia.
Con ventotto chicchi, niente scimmia animata, niente avventura, solo la constatazione che il cambiamento radicale promesso al mio mattino era tutto direzionato verso l’astio e il rimpianto.

Guardai mia madre con quella faccia che mi sarebbe stata rubata quattordici anni dopo dal gatto con gli stivali in shrek 2 e lei mi rispose: “Bastano. Vedi che vuoi sempre esagerare.”
“E se hai ancora fame” aggiunse “c’è sempre la crostata.”

Ingoiai l’amaro miele e, ventotto chicchi dopo, ero comunque fottuto.
Facendomeli bastare, iniziai ad assumere Coco Pops.
Con costanza arrivai a mangiare addirittura due scatole all’anno finché, deluso dalle mancate promesse dello spot che aveva dato il via a quest’ordalia, decisi di smettere e tornare alle mie rigidi abitudini alimentari.

Questo, fino a quella mattina di settembre 2004 in cui entrai nel supermercato dietro casa a Latina e mi ritrovai perso in un tunnel di Cocopops.
Saranno state duecento scatole, una affianco all’altra. Un muraglia così imponente da poter essere vista dalla luna.
Ne presi tre confezioni e, a grandi passi, guadagnai la cassa.

Lì c’era Zeno che, per pranzo, aveva comprato una decina di etti d’affettato e sei cotolette di soia (era a dieta quel periodo) da cuocere nel forno a microonde della D2b.
Verificato che oltre alle tre scatole, con me, non portavo altro, mi chiese con quella sua lieve inflessione sulmonese: “Ma ghe dde sei gombrato be bbranzo? I GogoBobs?”

Si. I Gogobobs.
Risposi fiero di me come quando alla maturità mi ostinavo a parlare dell’ottimismo leopardiano anche mentre venivo cacciato dalla stanza.

Ora che mia madre non poteva vedermi avrei pranzato con i Cocopops. Con tutti i Cocopops che volevo!

Stacco.
Ore 15.30.

Mauro è ancora sul divano e non riesce ad alzarsi. E’ giallo, blatera di avventure ai caraibi con scimmie animate, e le sue mani tremano.
Non per il freddo, è più qualcosa di simile al parkinson: nessun modo di fermarle.
Il suo volto è una maschera orribile ferma in un sorriso glaciale.

L’effetto durerà fino alle 16.45, ora in cui Mauro riuscirà ad alzarsi, ma pur riprendendo possesso delle sue espressioni, il sorriso resterà sulla sua faccia.
Il sorriso soddisfatto di chi è conscio di essersi spinto là dove nessun altro essere umano era riuscito ad arrivare.
Il sorriso soddisfatto di chi, in un solo litro di latte fresco e intero, era riuscito a finire una intera confezione di Cocopops.

Perché il coma diabetico è un giusto prezzo per ritrovare sé stessi.

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Le persone si incastrano.

30 novembre 2011 da Mauro

Ricordate questo post QUI in cui – proprio nel giorno del suo matrimonio – vi parlavo della bravura di Ivan Silvestrini, il regista/sceneggiatore con cui avevo trascorso alcuni dei momenti più divertenti della mia vita?

Appuntandomi mentalmente che ancora non vi ho raccontato di quella volta che quattro sconosciute ci hanno pulito la casa in cui vivevamo a Latina dopo aver constatato in che stato di maschioso degrado vivevamo (ok, in realtà ci vivevo con Zeno e Francesco, ma Ivan era presente in quanto ospite) o di quella che è diventata famosa come La notte del falò nudo, torno a parlarvi di quel baldo giovine per merito della sua produzione artistica, che in questo periodo, è particolarmente florida.

Non pago di aver iniziato le riprese di “Come non detto”, il suo primo lungometraggio cinematografico, prodotto e distribuito dalla Moviemax, Ivan sta portando avanti il progetto di un seriale per il web da lui completamente ideato, scritto e diretto:

Dopo qualche mese di preparazione, da ieri è finalmente online l’episodio zero in vengono introdotti i prrsonaggi principali e le tematiche su cui verterà il serial.

E’ il primo passo delle Cronache di David Rea.

Godetevelo.

E continuate a seguirlo nel BLOG dedicato, in cui, oltre a gustarvi i retroscena, potrete essere aggiornati in tempo reale su tutte le novità relative alla serie!

P.S.
Per quanto riguarda il matrimonio, eravamo veramente così belli:

…e anche di più!

Votate! Votate! Votate!

25 novembre 2011 da Mauro

Ricordate il contest: “Johndoeizzate il vostro desktop!” che avevo lanciato in questo post QUI?

Bene, la risposta è stata calorosa e divertita, ma è arrivato il momento di tirare le somme e stabilire chi si porterà a casa il disegno inedito realizzato da Federico Rossi Edrighi & Marco Marini.

Noi della redazione (che termine meravigliosamente antiquato!) abbiamo già votato ma abbiamo anche deciso di dare un secondo premio (detto “della Giuria Popolare) alla foto che totalizzerà più “mi piace” sulla pagina facebook del contest (ci arrivate cliccando proprio lì, ma anche se cliccate QUI, và!)

Per cui sta proprio a voi scegliere chi premiare!

Il lettore che ha mezzatintato la propria scrivania?

o chi ci ha aggiunto due cuoricini?

Chi si è immolata diventando un desktop umano?

O chi lo ha duplicato su un maxi-schermo?

Il disegnatore (sempre di John Doe!) in cerca di disegno?

La lettrice che ha dato anima e corpo? (ok, solo corpo)

La bizzarra editor che ha messo al sicuro John Doe?

Chi l’ha nascosto tra altri mille personaggi?

O chi lo vede solo nel suo riflesso?

Chi si è fatta mordere da uno zombi mentre tentava di divorare John Doe?

Chi ha Johndoeizzato TUTTI i desktop di un apple store?

Chi si è autoritratto nell’opera?

Chi ha infilato John in tutti gli schermi di casa?

Chi ha tentato di corromperci? (aaahhhh cccciambelleeeeeee….)

Chi ha fotografato le sue passioni?

Chi è alla ricerca di cervelli da mangiare?

O chi è indeciso, tra le sue priorità?

Chi merita di portarsi a casa il premio?

Decidetelo voi.

Tratto da una (orrenda) storia vera.

24 novembre 2011 da Mauro

Lo aspettavo da mesi e, da giorni, ne assaporavo il sapore tra le labbra.
Il freddo, dopotutto, ci sta così bene assieme che sembrano fatti l’uno per l’altro.
Nel momento in cui ci aggiungi anche qualche chilo di stanchezza capisci proprio che tocca a lui, che è arrivato il suo momento, che sei pronto a inchinarti al cospetto di Sua Maestà: IL BRODO.

La preparazione del quale, non so per quale arabesco del destino, spetta ogni volta di diritto a Martina.
Io tutto il resto, lei il brodo. Questo il patto che devo aver accettato una notte da ubriaco.

Certo, c’erano stati precedenti in passato che avevano dimostrato che anche scongelare il brodo preparato dalla mamma poteva trasformarsi in un’orrenda esperienza ma devo anche ammettere che, in un certo modo, ero stato complice (seppure involontario) del disastroso primo tentativo.
E poi, stavolta, c’erano i quadrucci e i raviolini fatti in casa a dargli quel plus valore che azzerava del tutto il rischio d’impresa, per cui, ok, dai, mi fido, riproviamoci: Brodo!
Ma sì, che stasera finalmente si sta a casa! Brodino e filmetto!
Ma sì che andrà tutto bene!
Ma sì! Suvvia, cosa potrà mai accadere?

[23/11/11 21.00.02] Mauro: Dimmi che ci sei.
[23/11/11 21.00.23] Roberto Recchioni: ci sono.
[23/11/11 21.00.35] Mauro: Bene. Viene da me Martina stamattina e mi fa: “stasera il brodo di mamma, ok?”
[23/11/11 21.00.49] Mauro: ora, tu ricordi i precedenti con il brodo della mamma, vero?
[23/11/11 21.01.06] Roberto Recchioni: oddio
[23/11/11 21.01.10] Mauro: quindi sai con che stato d’animo di: “Oh Yeah, everything is possible” io già mi stia ponendo, no?
[23/11/11 21.01.13] Roberto Recchioni: sì
[23/11/11 21.01.15] Roberto Recchioni: paura
[23/11/11 21.01.20] Mauro: ecco. è riuscita a sorprendermi un’altra volta.
[23/11/11 21.01.22] Roberto Recchioni: cioè?
[23/11/11 21.01.24] Mauro: viene da me e mi dice:
[23/11/11 21.01.27] Mauro: “La situazione è sotto controllo, c’è solo un problema”
[23/11/11 21.01.31] Mauro: apre il surgelatore
[23/11/11 21.02.04] Roberto Recchioni: e?

[23/11/11 21.02.09] Mauro: tira fuori due bottiglioni di plastica identici ed esclama: “in uno c’è il brodo e nell’altro succo di carota, ma possiamo scoprirlo solo una volta scongelati!”
[23/11/11 21.02.13] Roberto Recchioni: hahahahahahaha
[23/11/11 21.02.19] Roberto Recchioni: fa veramente ridere
[23/11/11 21.02.31] Mauro: ti farò sapere se tra due ore sarò ridotto  mangiare raviolini e succo di carota
[23/11/11 21.02.37] Mauro: invece di quadrucci in brodo
[23/11/11 21.02.46] Roberto Recchioni: ma ne avete scelto solo uno?
[23/11/11 21.03.22] El Mauro: scongelarli entrambi vorrebbe dire consumarli ora, e poi scusa, vuoi mettere la gioia, l’ansia, la suspance e il terrore della rivelazione, del non poter tornare indietro? Dell’essere condannati a mangiare succo di carota?
[23/11/11 21.03.29] Roberto Recchioni: in effetti
[23/11/11 21.03.40] Roberto Recchioni: vabbè. spero che tu abbia della panna per i ravioli
[23/11/11 21.03.44] Roberto Recchioni: la legge di Murphy non perdona
[23/11/11 21.04.43] Mauro: le faremo sapere

non passano che 9 minuti e l’orrore inizia a palesarsi:

[23/11/11 21.13.30] Mauro: ok. martina è appena entrata in stanza e mi ha detto “eiii, mi sa che abbiamo scongelato il succo di carote!”
[23/11/11 21.13.38] Mauro: murphy è arrivato con due ore d’anticipo
[23/11/11 21.13.41] Roberto Recchioni: legge di murphy

Fortunatamente dieci minuti dopo scopriamo che si sbagliava: era il brodo.
Sfortunatamente venti minuti dopo scopriamo che mi sbagliavo anch’io: non sarebbe andato tutto bene.
E no, non mi sto riferendo alla pentola che stava prendendo fuoco, quanto all’improvviso asciugarsi di ogni micron di brodo che finisce assorbito dai quadrucci ponendoci davanti a questo abominio:



a questo dolore:



E ora, ORA!, che non avete semplicemente le mie esagitate parole a raccontarvelo, ma scottanti prove davanti agli occhi, sapete cosa sono stato costretto a subire NON UNA, ma ben due volte.
Aiutatemi a dire basta a tutta questa violenza.
Dite anche voi al vostro partner che non riesce a scongelare il brodo della madre:



Perché finire mangiato con forchetta e coltello, non era il suo destino.
Né la sua volontà.

Band of brothers.

22 novembre 2011 da Mauro

Ho scoperto che alla data romana ci saranno tante, ma tante tante, delle persone a cui voglio più bene.
Sarà veramente difficile prenderli a calci tutti per arrivare in prima fila.

Motivo per cui, si doppia ad Udine, che da quelle parti non conosco nessuno e non mi faccio problemi!


E una location simile riuscirebbe anche a farmi (quasi) dimenticare l’oscenità della scelta romana di farli suonare in quel posto orripilante che risponde al nome di Capannelle, che solo a ripensare alla meraviglia di Piazzale – lacrimuccia – Michelangelo – lacrimuccia – a Firenze, mi viene il muso.

P.S
Il fatto che i Radiohead, come band, stiano vivendo una fase di confusione fa sì che io non abbia la più pallida idea di cosa aspettarmi da questi concerti.
Il che, potrebbe essere un bene.

Colazione col fratello.

12 novembre 2011 da Mauro

Ora: 9.30
Luogo: Bar Pasticceria Romoli.

– Tramezzino tonno e pomodoro.
– Tramezzino feta e pomodoro.
– Secondo tramezzino tonno e pomodoro.
– Maritozzo con panna.
– Saccottino crema, cocco e cioccolato.
– Profiterol appena preparato.
– Secondo profiterol appena preparato.
– Cappuccino.
– Succo di pomodoro.

– Pizzetta prosciutto e mozzarella per pulire, che il sorbetto, al mattino, può restare pesante.

Mi mancava fare colazione con te, Boronch.

P.S.
(hai capito cosa fanno i veri fratelli, Zè? Teeeeee-teeeeeeeeeeeeeeeee-tèèèèèèèè FAI LA FINE DE M.S.! Tèèèèèèè!!!!)

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Letterina.

10 novembre 2011 da Mauro

“Caro Babbo Natale,
ti ricordi quel guanto che ti ho chiesto la prima volta nel 1991 e poi nel 1992, e poi nel 1993 e poi nel 1994 e che tu non ti sei mai degnato di portarmi?

E ricordi che quando ti ho chiesto spiegazioni al riguardo mi hai fatto dire da mia madre, prima che non esisteva, e poi che era troppo pericoloso?

Ecco, è arrivato oggi, del tutto inaspettatamente, alle ore 15.02.

Quindi, fottiti.

Mauro Uzzeo
Ex bambino deluso.”

– Stivaletti. Due.
– Olio Friol.
– Cavo del telefono.
– Coltello sporco.
– Oggetto non identificato blu.

Dietro casa mia.

Foto scattata da LRNZ dopo una serata passata a parlare della femmina, l’universo e tutto il resto.
In un locale in cui si beveva roba comprata altrove.

Dagli stivaletti si direbbe che la vittima è la Signorina Scarlett, da poco andata a convivere col Colonneo Mustard, esperto cuoco di fiori di zucca e filetti di baccalà.
La poverina credeva che il suono dolce della frittura avrebbe coperto quel “Ti amo Professor Plum” sussurrato al telefono.
Non è stato così.

Per l’oggetto blu si accettano supposizioni.

Questo momento.

8 novembre 2011 da Mauro

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