Mi sveglio comodo, c’è il sole in stanza.
Fuori e dentro.
Ci prepariamo e ci avviamo in fiera.

Sto talmente bene da volere che il mio umore segua ciò che accade, senza trascinarlo al guinzaglio verso i territori miei.
Voglio lasciare la postazione di comando e che sia ciò che mi circonda o le persone in cui mi imbatterò, a dettare il mood di questa giornata.

Che sia il destino a scegliere cosa farò e chi incontrerò.

Entrato in fiera, mi si para davanti lui.

Ci guardiamo a lungo, senza dire una parola.

Ora, io non so con quali direttive umorali si sia svegliato il tizio, ma sembra più stupito di me, che nei peli rossi del suo petto blu, cerco di capire cosa abbia voluto dirmi l’universo.

Taccio.

E me ne vado a sentire la conferenza per Oltre la soglia, il libro pubblicato da Piemme e scritto da Tito Faraci, moderata dall’Iron Man dei 5Blogger e da Micol Oh!Oh!Oh!Occhidighiaccio Beltramini.

Ho fatto un bel video lungo e corposo in cui un Faraci in gran spolvero rivela segreti (“usare tutti i trucchi possibili per fregare il lettore”), retroscena (“inizialmente ero ritroso nel descrivere con dovizia di particolari la violenza presente in buona parte del libro e  invece è stata approvata dalla casa editrice senza censura alcuna!”) e i suoi punti di vista sul libro (“io non ho mai scritto nella mia produzione per adulti, dei passaggi così cupi, così violenti, così spietati, come quelli presenti in questo libro, che in teoria sarebbe per ragazzi!”) lasciandoci poi, con l’acquolina in bocca alla notizia della cessione dei diritti cinematografici e del coinvolgimento di un misterioso, e decisamente noto, regista.
Ho fatto un bel video lungo e corposo, dicevo, peccato che l’acustica della sala fosse settata sui parametri della marmitta della 128 bianca di mio padre, per cui, per non correre il rischio di inchiodarlo con una madeleine inaspettata, vi risparmio l’audiostupro .

Sono riuscito a salvare dall’apocalisse cacofonica soltanto il momento in cui viene letto un capitolo del romanzo e quindi, siccome oggi il destino non si discute, io ve lo faccio ascoltare.
Non sia mai che riusciate a riconoscervi nell’adulterato che vuole fare a pezzi i due ragazzi.

http://www.youtube.com/watch?v=K80zFAJ7myA

Siccome mi resta la fregola per la videocamera e voglio recuperare lo smacco sonoro, raccimolo i tre dei 5Blogger che ancora non hanno parlato della loro casa editrice prediletta tra quelle presenti al Comicon, e li torchio.

Loro si fanno torchiare con gaudio.

Lascio quindi la parola a Daniele Bonomo che ci presenta la Tunuè,

http://www.youtube.com/watch?v=f8QQ8fkjRHc

ad Andrea Longhi che ci porta nel mondo di Katlang! e dei fumetti fatti in casa,

http://www.youtube.com/watch?v=ZKtpHoYf13c

e a Roberto Recchioni che si fa promotore dei ragazzi della Villain Comics.

http://www.youtube.com/watch?v=Q1IeLG2DRlA

Invogliati? Filate a comprare.
Eccitate? Contattateli ai loro rispettivi blog.

Mentre mi preoccupo di tenere Martina lontana dalla schedina SD su cui ho appena registrato le interviste (l’ultima l’ha infilata nella lavatrice), mi accorgo che sono scomparsi tutti.
Convinto di essere diventato leggenda, mi nascondo dietro un albero in attesa del primo vampiro, ma il destino non ha riservato per me nulla di così eccitante, sono semplicemente andati tutti ad assistere all’assegnazione dei premi Micheluzzi.

Tra i nominati la tensione è palpabile.

C’è chi si rivolge a Dio.

Chi parla con la versione Minù di Micol e resta shockato dalle sue sconvolgenti rivelazioni.

Chi è sicura che il suo editore preferito vincerà.

E chi twitta in anteprima dei risultati totalmente fasulli grazie ai quali fottere i forum e gli adepti della religione del Buddha Verde.

Io raggiungo gli altri in quella che è ormai la mia consolidata postazione di tifoseria da premio,

e come ogni anno ci prepariamo a lanciare petali o motorini contro i vincitori.

Raccolgo un’ultima dichiarazione di Gud

http://www.youtube.com/watch?v=chEUSLuZinQ

e poi silenzio, entra la giuria:

Questi, i nominati:

MIGLIOR FUMETTO
Beta – volume 1, di Luca Vanzella/Luca Genovese (BAO PUBLISHING)
E venne il giorno – Color Tex, di Mauro Boselli/Bruno Brindisi (SERGIO BONELLI EDITORE)
Il magnifico lavativo, di Tuono Pettinato (TOPIPITTORI)
Quaderni russi – La guerra dimenticata del Caucaso, di Igort (MONDADORI – STRADE BLU)
Trama – Il peso di una testa mozzata, di Ratigher (GRRRZETIC)

MIGLIOR SERIE DAL DISEGNO REALISTICO
Don Camillo, di AA.VV. (RENOIR)
Lilith, di Luca Enoch (SERGIO BONELLI EDITORE)
Shanghai Devil, di G. Manfredi/AA.VV. (SERGIO BONELLI EDITORE)
Tex, di AA.VV. (SERGIO BONELLI EDITORE)
Valter Buio, di Alessandro Bilotta/AA.VV. (STAR COMICS)

MIGLIOR SERIE DAL DISEGNO NON REALISTICO
“A” come ignoranza, di Daw (PROGLO EDIZIONI)
Lucrezia (su Donna Moderna), di Silvia Ziche (MONDADORI)
Pinky (su Il Giornalino), di Massimo Mattioli (PERIODICI SAN PAOLO)
Rat-Man, di Leo Ortolani (PANINI COMICS)
Topolino e la marea dei secoli (in quattro parti, su Topolino nn.2918-2919), di Casty (THE WALT DISNEY COMPANY – ITALIA)

MIGLIOR DISEGNATORE
Andrea Accardi, per Hit Moll (EDIZIONI BD)
Matteo Alemanno, per proTECTO (NONA ARTE)
Giuseppe Camuncoli, per Hellblazer (PLANETA DEAGOSTINI COMICS)
GUD (Daniele Bonomo), per Gaia Blues (TUNUÉ)
Alessandro Nespolino, per Shanghai Devil (n.2) (SERGIO BONELLI EDITORE)

MIGLIOR SCENEGGIATORE
Alessandro Bilotta, per Valter Buio (STAR COMICS)
Mauro Boselli, per E venne il giorno – Color Tex (SERGIO BONELLI EDITORE)
Gianfranco Manfredi, per Shanghai Devil (SERGIO BONELLI EDITORE)
Marco Peroni, per Adriano Olivetti, Un secolo troppo presto (BECCO GIALLO)
Luca Vanzella, per Beta – volume 1 (BAO PUBLISHING)

MIGLIOR FUMETTO ESTERO
Asterios Polyp, di David Mazzucchelli (COCONINO PRESS)
Habibi, di Craig Thompson (RIZZOLI LIZARD)
L’inverno del disegnatore, di Paco Roca (TUNUÉ)
Kokko San, di Fumiyo Kono (RONIN MANGA)
Polina, di Bastien Vivès (BLACK VELVET)
L’Urlo del Popolo 1, di Jacques Tardi (DOUBLE SHOT)

MIGLIOR SERIE A FUMETTI ESTERA
Billy Bat, di Naoki Urasawa/Takashi Nagasaki (GP PUBLISHING)
Gundam Origini, di Yoshikazu Yasuhiko/Kunio Okawara (STAR COMICS)
I am a Hero, di Kengo Hanazawa (GP PUBLISHING)
Powers, di Brian Michael Bendis/Mike Avon Oeming (PANINI COMICS)
Scalped, di Jason Aaron/R.M. Guéra (PLANETA DEAGOSTINI COMICS)
The Walking Dead, di Robert Kirkman/AA.VV. (SALDAPRESS)

MIGLIORE RIEDIZIONE DI UN CLASSICO
Air Mail, di Attilio Micheluzzi (COMMA 22)
Le avventure complete di Rocketeer, di Dave Stevens (SALDAPRESS)
Le avventure di Tintin, di Hergé (RIZZOLI LIZARD)
L’Eternauta, di Héctor Germán Oesterheld/Francisco Solano López (001 EDIZIONI)
Valentina Mela Verde n.3, di Grazia Nidasio (CONIGLIO EDITORE)

MIGLIORE STORIA BREVE
Gheddafi (su Il Male 4), di Makkox (EDITORIALE IL MALE)
Una gita scolastica (sul volume 150° Storie d’Italia vol.2), di Francesco Artibani /Corrado Mastantuono/Giorgio Cavazzano (PERIODICI SAN PAOLO)
Il postino (sul volume 150° Storie d’Italia vol.2, di Francesco Artibani/Pasquale Frisenda/Ivo Milazzo (PERIODICI SAN PAOLO)
Storia di Aiace, fumettista tenace! (su Gang Bang), di Sergio Ponchione (EDIZIONI BD – IL MANIFESTO)
Topolino e la rivolta delle didascalie (su Topolino 2900), di Casty/Michele Mazzon (THE WALT DSNEY COMPANY – ITALIA

MIGLIOR BLOG O WEBCOMIC
Canemucca, di Makkox – www.canemucca.com
InkSpinster, di Deco – www.inkspinster.com
Mulholland Dave, di Davide La Rosa – lario3.blogspot.it
Rusty Dogs, di Emiliano Longobardi/AA.VV. – rusty-dogs.blogspot.com
Zerocalcare.it, di Zerocalcare – www.zerocalcare.it

E questi, i premi assegnati:

Premio Nuove Strade (in collaborazione con il Centro Fumetto Andrea Pazienza):Marino Neri

Premio XL: Zerocalcare – La Profezia dell’armadillo

Premio  Miglior Blog/web comic: Zerocalcare.it

Premio Miglior Storia Breve: Storia di Aiace, fumettista tenace! di Sergio Ponchione pubblicato su Gang Bang, edizioni BD – IL

Premio Miglior Riedizione di un Classico: L’Eternauta – 001 Edizioni

Premio Miglior Serie a Fumetti Estera: The Walking Dead – Saldapress

Premio Miglior Fumetto Estero: Asterios Polyp di David Mazzucchelli

Premio Miglior Serie dal disegno non realistico: Pinky di Massimo Mattioli su Il Giornalino

Premio Miglior Serie dal disegno realistico: Shangai Devil di G.Manfredi/AA.VV. – Sergio Bonelli Editore

Premio Miglior Sceneggiatore: Marco Peroni per Adriano Olivetti, un secolo troppo presto – Becco Giallo

Premio Miglior Disegnatore: Matteo Alemanno per Protecto – Nona Arte

Premio Miglior Fumetto: Quaderni Rossi, La guerra dimenticata del Caucaso di Igort – Mondadori Strade Blu

Menzione speciale a Trama – Il peso di una testa mozzata, di Ratigher (GRRRZETIC)

Quali sarebbero stati invece i premi se io fossi stato eletto Re Buono in tempo per il Napoli Comicon?

Questi:

MIGLIOR FUMETTO
Trama – Il peso di una testa mozzata, di Ratigher (GRRRZETIC)

Perché è il fumetto più interessante, più nuovo, più inquietante, più universale, e allo stesso tempo il più umile e personale, letto quest’anno.
Doti perfettamente ascrivibili anche al suo autore, che ha pubblicamente ammesso che l’anno prossimo farà un fumetto ancora più fico e vincerà lui.

MIGLIOR SERIE DAL DISEGNO REALISTICO
Valter Buio, di Alessandro Bilotta/AA.VV. (STAR COMICS)

Perché Valter Buio è stata una cosa preziosa che ha saputo mixare tecnica ed emotività dimostrando di avere tutte le potenzialità per entrare a far parte del ristretto parco dei grandi personaggi del fumetto italiano. E’ ha raccolto meno di quanto ha seminato.

MIGLIOR SERIE DAL DISEGNO NON REALISTICO
“A” come ignoranza, di Daw (PROGLO EDIZIONI)

Perché Daw non è solo un meme.

MIGLIOR DISEGNATORE
Matteo Alemanno, per proTECTO (NONA ARTE)

Perché Accardi merita di vincerlo col suo prossimo volume, e Alemanno è stato una bellissima sorpresa.

MIGLIOR SCENEGGIATORE
Alessandro Bilotta, per Valter Buio (STAR COMICS)

Perché Valter Buio poteva uscire solo da lui e non potrebbe scriverlo nessun altro.

MIGLIOR FUMETTO ESTERO
Asterios Polyp, di David Mazzucchelli (COCONINO PRESS)

Perché Mazzucchelli è uno di quei patrimoni dell’umanità che non si siede sugli allori. Supponente? Minchia, quanto. Ma se il risultato è questo, ci tocca tacere e ringraziare.

MIGLIOR SERIE A FUMETTI ESTERA
The Walking Dead, di Robert Kirkman/AA.VV. (SALDAPRESS)

Perchè è la miglior serie a fumetti estera. Semplicemente. E non è affatto poco.

MIGLIORE RIEDIZIONE DI UN CLASSICO
L’Eternauta, di Héctor Germán Oesterheld/Francisco Solano López (001 EDIZIONI)

Perché è con questa edizione che l’ho letto tutto di seguito senza riuscire a staccare gli occhi dal volume. Uno splendido lavoro per un capolavoro mai troppo lodato.

MIGLIORE STORIA BREVE

pari merito:
Una gita scolastica (sul volume 150° Storie d’Italia vol.2), di Francesco Artibani /Corrado Mastantuono/Giorgio Cavazzano (PERIODICI SAN PAOLO)
Il postino (sul volume 150° Storie d’Italia vol.2, di Francesco Artibani/Pasquale Frisenda/Ivo Milazzo (PERIODICI SAN PAOLO)

Perché Francesco Artibani trasforma in oro tutto ciò che tocca, e non gli viene riconosciuto quanto si dovrebbe. Forse per paura che smette?

MIGLIOR BLOG O WEBCOMIC
Zerocalcare.it, di Zerocalcare – www.zerocalcare.it

Perché negli ultimi mesi non ce n’è stato per nessun altro.

Ma siccome non mi avete eletto, vi tenete quelli che sono stati votati. Tsé.

Torno a inseguire il mio destino che nel frattempo ha preso le sembianze di un autobus fermo per un’ora in mezzo al traffico.
Siamo diretti a Castel S. Elmo con tutta l’organizzazione del Comicon per festeggiare i Micheluzzi ma alla velocità cui andiamo è più semplice aspettare lo tsunami che ci lancerà il castello contro.

Io i miei soci blogger la prendiamo bene e ne approfittiamo per girare il remake polacco low budget di Speed. Colgo l’occasione per dirvi che il casting per la Sandra Bullock polacca non è ancora chiuso per cui, se siete interessate, salite sull’autobus arenato nei pressi di Castel S. Elmo, sarà ancora lì.

Finalmente giunti a San Elmo, scopro con mia grande sorpresa, che senza gli stand e i partecipanti, il castello è vuoto.

E che il buffet l’ha organizzato Kubrick.

La qualità delle cibarie è talmente alta che, parlando col sommo Michele Ginevra, ci dimentichiamo dei premi appena assegnati

e dedichiamo ogni nostra parola al genio che ha scelto di mettere QUELLA spettacolare menta su QUELLE spettacolari zucchine.
Grazie Genio.
Grazie davvero.

Neanche l’arrivo delle Tokyo Dolores (chi sono? Dai su, ve ne avevo parlato QUI)

ci distoglie dal tessere lodi ad ogni singola pietanza presente nel buffet.
Almeno fino a quando non arriva lui

che catalizza, semplicemente col suo volto, la totalità della mia attenzione.

No, dico, l’avete visto bene? Ha del miracoloso.

Ho poco tempo per ammirarlo, la performance delle Tokyo Dolores inizia.

noi 5blogger veniamo zittiti dal palco per esserci tramutati in degli ultrà delle medie.
Hanno ragione, chiniamo il capo in segno di scuse, sfoggiamo le nostre copie di “5 è il numero perfetto” e sbirciamo la performance di sottecchi.

L’esibizione delle Tokyo Dolores, ci dicono e ridicono, NON è la classica pole dance

in cui tre ragazze semi svestite

si dimenano attorno a una serie di pali.

Nossignore.

Le Tokyo Dolores sono qui per salvare l’Italia.
Ce lo spiegano in un volantino in cui imbastiscono una bizzarra storia di fantascienza che ha a che fare con una nuova forma di vita che vuole farci fuori tutti, e su tre ballerine/combattenti che ci addestreranno per difenderci.

Io giuro che ho provato a seguire con attenzione tutta la trama leggendone i sottotitoli alle spalle delle tre

ma vi garantisco che lo sviluppo narrativo di Tetsuo 3 è molto meno delirante.

A mezzanotte, guardo negli occhi Martina.
Siamo rimasti io e lei, esattamente come stamattina.

Interrompo le rime di quella che rischia di diventare una canzone dei Sottotono e penso ai miei quattro soci.

Tre hanno tentato la strada danzereccia sulla terrazza del castello, il quarto s’è sentito male dopo aver visto la quantità di scatenate femmine napoletane che ivi si dimenavano.

Io e Marti, decidiamo di riappropriarci dei nostri destini e manifestiamo l’intenzione di tornarcene a casa.

Ridono i Grandi Antichi per la nostra sfrontatezza, e nel giro di 5 minuti evito per miracolo uno scooter che sfreccia all’interno delle strette vie del castello (?!) rischio di morire investito da un furgoncino che gli corre dietro (?!?!?!?) ma mi salvo giusto in tempo per ricevere un bacio sulle labbra da Melinda Gebbie.

Sì, lei.

la moglie di lui: il grande Sacerdote Occulto del fumetto.

Faccio finta di non pensare al rito lovecraftiano in cui ogni micron della mia saliva verrà utilizzato per turbare il sonno dei demoni che sognano in fondo all’oceano, e mi ritrovo a chiacchierare amabilmente con la donna che ha disegnato due dei miei fumetti preferiti:

e

E’ contentissima di essere in questo posto che definisce “magico” (lo dicevo, io!) e trova che Napoli sia una città splendida, popolata da gente speciale, benedetta da uno splendido mare, controllata da un temibile vulcando e… “and the food is delicious”.

In una lingua che non è di questa Terra stringe amicizia con Martina, bacia anche lei e mi chiede di fotografarle insieme.

Ed io capisco di essere fottuto.

Dai loro sguardi, capisco che non mi vedono più come un semplice Mauro.
Non sono più una persona, ma il contenitore che ospiterà il demone che sono pronte ad evocare.

Il demone che si sostituirà a me portando morte e destinazione nel mondo.

Il demone da cui il destino aveva tentato di mettermi in guardia fin da stamattina, senza riuscirci.

Il nuovo, e malvagio, me.

Mi sveglio veramente soltanto qualche minuto dopo essere sceso alla fermata di Montesanto.
La prima volta che sono venuto qui avevo 17 anni ed ero con Stefano.
Il mio primo viaggio in treno con un amico è stato per incontrare una ragazza che vedevo troppo poco.

I panni stesi di Napoli sono un luogo comune che accorcia le distanze con un profumo buono, ed io lo sento lungo tutta la via che percorriamo per raggiungere Gud alla Feltrinelli di Via S. Tommaso d’Aquino.
I commercianti urlano prezzi e apprezzamenti alle donne senza soffermarsi troppo sulla loro età, ché le donne di Napoli sono tutte belle.

Anche quando tornano dalla spesa senza chiavi di casa, e i mariti fanno finta di non sentirle.

Arrivati in Feltrinelli ci accolgono un mulino, un palazzo decorato

e tutti i bambini intervenuti per la presentazione de “La notte dei giocattoli.”

Il team leader dei 5blogger ha infatti presentato il suo nuovo lavoro direttamente ad una platea di giovanissimi che, sciolta l’iniziale timidezza, hanno partecipato attivamente all’incontro disegnando i protagonisti del volume insieme a Gud che, a guardarlo bene, era il più emozionato di tutti.

Da una parte, probabilmente, perché non si aspettava un’accoglienza così calorosa, dall’altra, perché non aveva ancora avuto modo di vedere stampato il suo volume, di annusarne la carta, di sfogliarlo e leggerselo.
Dopo aver fatto uscire i bimbi, li abbiamo lasciati soli, lui e il suo libro, per una decina di minuti.

Dio solo sa a cosa hanno dovuto assistere i volumi presenti.

Riuniti i 5 blogger (eccetto Andrea Longhi che è quindi, a tutti gli effetti, il Lupo Solitario del nostro gruppo), ci siamo incamminati in direzione della fiera, a farci da stella polare, la più bella Vespa di sempre.

Per arrivare ci avremmo messo due ore buone, impossibile non fermarsi a mangiare pizzette e frittatine di pasta ai chioschi per strada.

Adeguatamente rifocillati, Rrobe ed io ci siamo riattivati e finalmente il tasso di stronzate dette dal gruppo è tornato a stabilizzarsi ben oltre i livelli di guardia, per la gioia di Paolo che non vedeva l’ora

e del nostro Cap che avrebbe preferito mille volte restarsene con i bambini.

Ma come se il dio delle piccole cose avesse appena letto nella sua mente, ecco arrivare due bimbe che, vedendo Marti con la macchinetta fotografica, le chiedono candidamente se le va di fotografarle.
Click.

Dopo un rapido passaggio sul treno che lì chiamano metropolitana

eccoci sul set di Occhi Bianchi sul Pianeta Terra, comunemente chiamato dagli autoctoni: Fiera d’Oltremare.

Il tempo e il luogo iniziano a confondersi

e finalmente varchiamo la soglia del Napoli Comicon.

Oltre ad una nutrita fila di gente alle biglietterie, vediamo i primi cosplayer che iniziano a mettersi in posa ma soprattutto veniamo accolti dalla splendida mostra che svetta in tutto la sua magnificenza all’ingresso della struttura che ospita la convention.

Tra le tavole dei maestri del fumetto svettano proprio quelle di Daniele che, seriamente, rischia un attacco di cuore per la gioia.

Ricordiamolo così: confuso e confuso e confuso e felice.

Passeggiando tra gli stand freschi di allestimento incontro Dario, che è la persona con cui ho collaborato per la mia sceneggiatura d’esordio ormai 16 anni fa!

Annalisa e Lore (Lore, scusami per aver pubblicato questa foto ma Anna è venuta benissimo!!!).

Davide La Rosa che mi abbraccia e mi porta allo stand della Nicola Pesce Editore

per dedicarmi il volume che attendevo da mesi e che più di tutti volevo portarmi a casa:

insieme al quarto capitolo delle strisce di Macanudo edito dai ragazzi della Double Shot

(se non lo conoscete, o lo conoscete soltanto tramite le vignette pubblicate su L’Internazionale, accaparratevelo. Liniers è l’unico degno erede di Bill Watterson)

Temevo che il nuovo assetto della fiera, mi avrebbe lasciato come un triste orfano di Castel S. Elmo, e invece il primo impatto è stato decisamente positivo.
Corridoi ampi, una buona logistica nella distribuzione delle case editrici, delle mostre, dei negozianti e delle aree deputate al ristoro, hanno fatto si che io non abbia dovuto ricorrere al mio solito google maps per ritrovarmi.

E a proposito di case editrici, con i 5 blogger abbiamo deciso di realizzare 5 video nei quali presentarvi 5 delle case editrici presenti al Napoli Comicon.

Ad aprire le danze il sommo Paolo che ha acceso i riflettori sui geni della GRRRZETIC

e il sottoscritto che ha invece puntato le sue carte sui bizzarri tipi della Nicola Pesce Editore

che vi salutano con il motto dedicato al loro sogno erotico:

Personaggi assoluti del primissimo giorno di fiera, Tito Faraci (qui in una foto col valente Dr Manhattan)

con cui finalmente ho potuto parlare di musica di persona invece di inviarci i nostri pensierini e le playlist via twitter.

E uno scatenato e professionale Riccardo Corbò, che passava con nonchalance dalla serietà delle interviste realizzate per il sito web del TG3

alla versione SMASH! che compariva alle prime avvisaglie di luna piena.

La notte si è tinta dei colori saturi e dello script di un Terry Gilliam sotto acido e ha visto le migliori menti della nostra generazione presenti ad una festa di laurea di cui avrebbero potuto essere la principale attrazione,

vagabondi per una città splendida di giorno e mozzafiato di notte,

e così ubriachi da non riuscire più a venire a fuoco nelle foto.
Tranne Andrea Longhi, che è comparso alfine, in tutto il suo splendore, soltanto per salvarci e indicarci la retta via.

Avrei tonnellate di foto da mostrarvi di questa serata, ma sapete come si dice, no?
Quello che succede nelle notti del Comicon, RESTA nelle notti del Comicon.

Alle 9.52 salgo sullo scooter con Martina.
L’idea originale era quella di accendere la videocamera e fare un video fino alla stazione Termini, ma il treno partirà per Napoli tra 8 minuti lasciandomi a Roma, e la velocità che dobbiamo tenere per tentare di riuscire a prenderlo mette Marti davanti una scelta, o corre, o tiene gli occhi aperti.
Propende per la prima opzione e quindi per il bene comune, il ruolo degli occhi spetta a me.

Destra, gira, ATTENTAAQUELL… niente, lascia stare. Ormai l’hai preso.
Arrivati.
9.55.
Chiamo Rro’.

“Rro’?”
“Oh?”
“‘ndostate?”
“Io sto mangiando un cornetto.”
“Ah, ne prendi uno anche per me?”
“Ok.”
“…Rro’?”
“Oh?”
“Ma a che bar stai? A quello davanti al treno non ci sei!”
“No, no! Sto a quello fico di Termini!”
“E… ti sei accorto che tra, ormai 3 minuti, il treno parte per sempre?”
“Ma che stai a di’?”
“So’ le 9.57”
“CHE???? MA IO FACCIO DIECI ALLE NOVE!”
“Eh. Fai male.”

Conoscendo i suoi modelli di riferimento, immagino che una volta constatato che non avrebbe fatto neanche in tempo per fare la fila per pagare la colazione, Rrobe abbia lanciato il cornetto gridando “TUTTI A TERRA!!!”, che l’impatto del dolce col terreno abbia generato un’esplosione ottima come diversivo e che abbia corso al ralenty sulle note di You could be mine dei G’n’R fino ad arrivare, alle 9.59, sul treno.

Dove, comodamente seduti, ci aspettavano Gud e Paolo.

Il viaggio è serenamente volato tra Paolo che ci fotografava calvi o deformi, Roberto che riprendeva fiato e Gud che già iniziava ad entrare nel suo ruolo di team leader. Bello, con la faccia buona e l’espressione sicura, è chiaramente il Ciclope dei 5blogger.

Un’ora e mezza dopo eravamo già a lottare contro la confraternita delle sfogliatelle da paura (che uccidono infilandosi tra i denti) ed esattamente alle ore 12.10 entravamo in Ca5a Blogger.

La casa che ci ospita è splendida e gigantesca, è situata in una delle vie più belle di Napoli ed è studiata per garantire ad un blogger l’unico modo di sopravvivere: non ha internet.
Non solo non ha internet, è anche schermata dal rischio di immissioni dall’esterno da una cupola che ostacola qualsiasi forma di comunicazione non avvenga direttamente all’aperto, in balcone, in piedi sulla balaustra, mentre gli altri 4 ti tengono per evitare di precipitare.

Credo che alla fine di questo viaggio, il gruppo assumerà il più conciso nome de I 3 blogger.

Visto che siamo in ritardo con John Doe (strano!) io e Rrobe ci mettiamo subito al lavoro, e lui per ben disporci, si tramuta in un sirenetto da paginone centrale di Playboy.

Lo ringraziamo, ma no, grazie.

Mentre ci sciroppiamo qualche pagina di dialoghi, gli altri prendono possesso della casa e scoprono che ci sono due stanze chiuse a chiave. Amo questo posto.

Alle 14 capiamo che il quinto blogger Andrea Longhi non arriverà più, ci accontentiamo di averne perso soltanto uno, e usciamo per andare a pranzo.

Napoli sfoggia il suo sole migliore.
I ragazzi corrono sui motorini, scherzano tra di loro, lavoro, parlano poco nei cellulari e si dicono vieni, dai, ne parliamo a pranzo!
Le ragazze sorridono, soddisfatte di aver eliminato dalla città tutte quelle con una taglia di reggiseno inferiore alla terza.
Noi sorridiamo di rimando, e le ringraziamo.

I colori sono quelli di sempre. Quelli caldi che collegano con un filo invisibile ma solido, l’Italia e l’America bella, quella del sud.

Entriamo in una trattoria/pizzeria di Piazza S. Nazzaro

qui dentro, il gruppo si riunisce al completo, e i 5blogger possono finalmente definirsi tali.

Rrobe

Gud

Paolo

Andrea

e il sottoscritto

che in questa foto, grazie alle notevoli somiglianze, viene interpretato da Michael Fassbender.

Non vi lamentate e prendetevela con gli altri blogger che neanche una foto, si sono degnati di scattarmi. Tsé.

Seduti a tavola ci accorgiamo di essere di fronte alla prima, vera, scelta del viaggio.
Quella che determinerà per ognuno di noi il mood della giornata.

Qual è il dubbio che ci attanaglia? Ovvio.

http://www.youtube.com/watch?v=8zOKzDXS-30

Dopo aver deciso che, aldilà dei rispettivi gusti, la pizza Salsiccia & Friarielli sarebbe stata l’unica capace di accontentare tutti per il bis, usciamo dal locale, pronti a percorrere 44 chilometri in venti minuti per assistere all’incontro su Diabolik al quale Rrobe è stato chiamato ad intervenire.

Tra un polmone sputato e l’altro, riesco a fotografare l’esterno di una pizzeria

a vedere il mare da lontano

e a cadere a terra, sotto il sole cocente.

Il mio corpo non mi risponde, sento delle strane scosse interiori e chiedo aiuto ai miei compagni, ma quando si girano verso di me, i loro volti rivelano l’orrore.
La pizza li ha trasformati in zombi, e hanno deciso di usarmi come dessert (sarà per la quantità di grassi che contengo)

http://www.youtube.com/watch?v=AX8dljTpkFk

Zombizzato a mia volta, torno a ciondolare per le vie di Napoli e scopro che andando al Santarella Wine

mangi, bevi e…

E?

EEEE???

Vi prego, ditemelo.

Due tizi mi vedono con la macchina fotografica e mi urlano: “Facci una foto, siamo gay!”

Eseguo. Non sia mai ci restassero male.

Un saluto veloce alla Chiesa di Santa Teresa a Chiaia

e arriviamo finalmente al

dove si tiene la conferenza d’apertura della splendida mostra che celebrerà i 50 anni del re del terrore.

Ci sediamo e l’incontro comincia.
Dopo due settimane siamo ancora lì, subissati dalle informazioni su Diabolik e arresi al suo pugnale.

Tentiamo un po’ di rivoluzione indossando i panni di Black Blogger e improvvisando una Occupy Diabolik ma poi siamo costretti ad ammettere che vengono dette un mucchio di cose interessanti.

I partecipanti all’incontro snocciolano aneddoti come se piovesse e la parte del leone la fa un Castelli in splendida forma, che ha un solo momento di cedimento quando si accorge che Palumbo sta realizzando un capolavoro per il piccolo fan che si è presentato con il catalogo della mostra (veramente splendido, tra l’altro!)

E come potete interpretare semplicemente leggendo il labiale, Castelli sta intimando a Palumbo di scrivere in calce al disegno “Ad Alfredo, con amicizia…”

Terminata la conferenza ci spostiamo davanti alle statue dei padroni di casa

chiedendoci il perché della mastoplastica riduttiva voluta dalla Gerini

e realizzando la seconda INTRAVISTA nella quale, dopo aver detto per gioco che il coltello della statua di Diabolik era reale e, cadendo, avrebbe ucciso qualcuno, rischiamo di veder avverata la nostra oscena profezia

http://www.youtube.com/watch?v=429zMVT5WSw

La mostra è veramente splendida e infatti non vi faccio vedere neanche una foto. Dovete venire qui e lasciarci gli occhi sopra.
Anzi, no! Una ve la faccio vedere.

Ma solo perché mi sono emozionato tantissimo nel vedere esposto un volume nel quale trovate anche la mia firma!

L’atmosfera del buffet si colora parecchio con l’arrivo delle TOKYO DOLORES.

Le tre piccole Lady Snowblood si mettono in posa per la nostra gioia e ci invitano ad assistere alla loro performance che si svolgerà domenica sera.

Accettiamo tutti ben volentieri.

Ed io ricevo anche la prima foto della giornata.
Una bella foto, ne converrete.

Infine ci avviamo tutti insieme, parlottan parlottando, al ristorante dove si svolgerà la cena di inaugurazione del Comicon e a tavola si uniscono al nostro gruppo Meme e Diego Malara,

appena in tempo per brindare a Claudio, Alino, Viola, ai 5blogger, a Napoli e a questo Comicon.

Se l’atmosfera della fiera sarà serena come quella che si respira in questi momenti, ci sono tutti i presupposti affinché sia la migliore cui abbia mai partecipato.

Corso di sceneggiaturE.

27 aprile 2012 da Mauro

Ebbene sì, l’Associazione Nuvoloso di Albano Laziale, non contenta di aver già immesso nel mercato del fumetto italiano un sostanziale numero di autori, ha deciso di riprovarci organizzando un corso di sceneggiatura tenuto dal sottoscritto.
Parleremo tantissimo di sceneggiatura fumettistica, tanto di sceneggiatura cinematografica, tantino di tutte le altre tipologie di sceneggiatura con cui potrete riuscire a guadagnarvi il pane nei prossimi anni (spot, serie animate, videoclip musicali).

Si tratterà di dieci lezioni serali, della durata di tre ore l’una, ed ogni incontro sarà composto da una parte teorica ed una pratica, perché mia intenzione è farvi scrivere, scrivere, scrivere, tanto.

In più, tre ospiti stellari – appartenenti alla sfera fumettistica, televisiva e cinematografica – interverranno per parlarvi della loro esperienza e magari aprire uno spiraglio in più sui vostri interessi.

Il corso partirà nella seconda metà di Maggio, e per ulteriori informazioni contattate l’Associazione Nuvoloso al numero telefonico: 06.9322693 o scrivendo alla mail: info@nuvoloso.it , oppure cercandoli sulla pagina FB dedicata all’evento.

Dalla stanza, fino in edicola.

26 aprile 2012 da Mauro

Quando leggevo fumetti da bimbetto mi chiedevo sempre chi ci fosse dietro quelle storie lì.
Non potendoli trovare su facebook, l’unica era convincere i miei genitori a portarmi a tutte le fiere specializzate, sperando che riuscissi a rintracciare uno di quei bigfoot che nella mia testa erano i più geniali esseri umani che avessero mai solcato il suolo terrestre.
Iniziai a conoscerne qualcuno, qualcun’altro mi insegnò alcuni dei suoi segreti ed io cominciai a pensare che avrei proprio voluto fare quel lavoro, da grande.

L’obiettivo che mi ero prefissato era quello di arrivare a trovare il mio nome all’interno di un albo venduto nel Sacro Tempio della Gioia Continua (l’edicola), come autore di una storia che mi rappresentasse, magari legata a qualche importante icona del fumetto italiano.

Il sogno è stato realizzato quasi tre anni fa ma per uno di quei casi che ti fa voler bene ai burattinai che tirano i fili della tua vita, soltanto a marzo di quest’anno ha trovato il suo compimento. E in tre anni di cose ne succedono tante, spesso innescate per caso.

Tre anni fa vivevo a San Giovanni con Sandrella.
Di solito le coppie trovano la loro ragion d’essere in un delicato mix tra somiglianze, differenze e attitudini. Io e Sandra invece, in comune, avevamo solamente il fatto di essere entrambi bipedi.
E forse, proprio per questo, le cose hanno funzionato per così tanto tempo.

Tra le sue perversioni, l’odio profondo verso i film in bianco e nero e i campanellini dei Sigur Ros, l’amore incondizionato per i programmi di Maria De Filippi.
Per quanto io remassi in direzione ostinata e contraria, nulla scalfiva il suo insano interesse per quel mostro osceno ed una sera, rincasando, la trovai in overdose.

Era a terra che si dimenava mentre il televisore trasmetteva Amici di Maria e su youtube scorrevano le immagini di Uomini e Donne, ma io, preparato ad una evenienza simile, avevo già pronta la siringa d’adrenalina da iniettarle dritta dritta nel cuore.

Mentre Sandra tornava in vita, presi il telefono e chiamai Roberto.

“Ro’?”
“Oh?”
“Sandrella l’ha rifatto.”
“Avevi la siringa pronta?”
“Sì. E ho anche avuto un’idea per una storia di Dylan che potresti scrivere. Immagina un incrocio tra Amici di Maria de Filippi e il massacro della Columbine. In pratica ci sono questi due che eliminano fisicamente, uno dopo l’altro, i concorrenti che realmente vengono eliminati dal televoto.”
“Figo. Scriviamola insieme.”
“…”
“Oh?”
“…”
“Mauro?”
“…no, guarda Ro’, non sono capace. Scrivila tu, che lo fai già e lo fai meglio.”
“Ma si che sei capaTU-TU-TU-TU”

Caddi.

Ma Sandra mi infilò la siringa d’adrenalina nel petto appena in tempo, salvandomi la vita.

Nei giorni successivi feci finta di nulla finché Roberto, seduto accanto a me in un cinema, mi disse candidamente che aveva chiesto a Marcheselli il permesso per scrivere insieme quella storia. L’editor supremo aveva reagito positivamente a patto che gli spedissimo la prima ventina di tavole di sceneggiatura, per valutare la qualità del lavoro che avremmo svolto insieme.

La mia reazione fu astrarmi dal pianeta Terra per le due ore successive, trasferirmi su Trafalmagore, tornare sulla terra e rifiutare.
Ansia da prestazione, tu, mia unica dea.

Rrobe derise me e le mie ansie, e siccome persuasione batte prestazione ad occhi chiusi, la settimana dopo ci mettemmo al lavoro.
Ci vedevamo di sera, per cena, e ci mettevamo a scrivere dalle 21 fino a quando ci restavano gli occhi aperti.

Che poi, in un modo o nell’altro avevo già avuto a che fare con buona parte dello staff di Dylan. Marcheselli aveva ricevuto i miei primi soggetti qualche anno prima, con Gualdoni avevo avuto a che fare all’epoca di Wondercity, per Paola Barbato avevo realizzato il booktrailer di Mani Nude, con Alessandro Bilotta dividevo la scrivania in Rainbow e con Roberto… bhé, con Rrobe la storia era parecchio più lunga.

C’eravamo conosciuti durante il famoso primo corso di sceneggiatura tenuto da Lorenzo Bartoli (sì, lo stesso di cui vi avevo già parlato, dal quale sono spuntati fuori anche Giovanni Masi

ed Elisabetta Melaranci).

Lui già lavorava, ogni tanto lo accompagnava a farci lezione e, dall’epoca, ci siamo sempre reciprocamente seguiti. Anche quando le direzioni intraprese ci separarano parecchio (Cristo, ho realmente vissuto quasi 3 anni a Latina…) arrivava sempre la telefonata o la cena che portava a incontrarci, e per quanto ci fossimo sempre scambiati consigli ed esperienze e avessimo sempre litigato per i nostri gusti cinematografici, non avevamo mai collaborato.

Perché leggere le sue cose era sempre stato, per me, un modo di stargli vicino anche a distanza. La mezz’ora passata a leggere un suo John Doe, voleva dire trascorrere mezz’ora con lui anche se non potevamo incontrarci. Così come seguirlo sul blog o (all’epoca) sul suo forum (?!) voleva dire seguirne la crescita sia come autore che come persona.
Poi, semplicemente, le cose sono andate come dovevano andare, e sempre più spesso ci siamo ritrovati a discutere di progetti che potevamo sviluppare insieme.

Dylan è stato il primo campo sul quale ci siamo confrontati.

Nella sua squadra, una serie di fuori classe, esperti conoscitori del terreno. Dialoghi sferzanti e in linea con le direttive della casa editrice. Una scansione del ritmo delle sei vignette a pagina senza eguali. Un’attitudine a puntare sui punti di forza del disegnatore data dall’esperienza e dal coordinamento fatto per anni su John Doe e sulle sue altre millemila pubblicazioni. Una precisa e totale conoscenza del mezzo fumetto.

Da quest’altra parte invece, una squadra di pippe troppo in fissa per gli schemi e per la gestione degli archi narrativi.

Il risultato? In quei due mesi ho imparato più cose sul mio lavoro di quante me ne abbiano insegnate manuali, letture ed esperienza sul campo.
Ro’ è stato un maestro al completo servizio della storia. Un maestro attento. Scaltro nel riconoscere quale fosse l’idea migliore, indipendentemente da chi la proponesse. Pronto a mettersi in dubbio ma, allo stesso tempo, deciso sulle cose per cui ancora non avevo il giusto metro.

Di quelle notti, questa qui è la foto che oggi conservo con più piacere:

Rileggere oggi il nostro Dylan, per me vuol dire fare un tuffo indietro nel tempo e calcolare la misura del salto compiuto, tra ciò che ero e ciò che sono.

Dopo tre anni, la mia vita è cambiata in un più di un senso.
Vivo a San Lorenzo e sono sereno.
La collaborazione con Roberto non si è interrotta, ma prosegue saltellando tra un media e l’altro e ci piace vedere i nostri nomi accostati.

E andando in edicola in quest’ultimo mese, li possiamo trovare in due albi di icone del fumetto italiano, che ci rappresentano per ben più di un motivo.

Dylan.

E John.

Ma di ciò che ha riempito le pagine de L’uomo che amava le donne, ne parleremo un’altra volta.

Liberazione.

25 aprile 2012 da Mauro

Tre cose riescono a paralizzarmi: gli occhiali con la montatura spezzata, le afte, i momenti di non trascurabile felicità.

Per i primi due argomenti riesco ad identificarne abbastanza bene le motivazioni.
Il terzo mi è del tutto ignoto, non mi spiego le origini e finora mi sono limitato a prenderne atto.

Quando succede qualcosa che mi tocca dentro, che mi emoziona, che in un modo anche del tutto stupido o inesistente agli occhi esterni riesce a farmi contento, io mi fermo.
Come un gatto davanti ai fari di una macchina.
Come il Golem a cui viene cancellata l’ultima lettera.
Come i video dei concerti quando mi scordo di cambiare la schedina in tempo.

Immobile. Non una mossa o un gesto.

Magari posso parlarne, raccontarlo a qualcuno, condividerlo, ma non faccio nulla per relazionarmi a quella felicità come se stesse avvenendo proprio in quel momento.
La tratto, anzi, da roba passata, accaduta, successa.
Non c’è ora. C’è stata.

E quindi se mi scrive il chitarrista di quella band che adoro per dirmi che ha passato una serata splendida con noi e ci invita a casa sua a Berlino, io lo racconto a Meme, a Federico, a Marco, ma al tizio non gli rispondo. No, no. Non gliela do ‘sta soddisfazione.
Neanche una riga.

Che cazzo si scrive quella mail gentile? A me, poi. Che mi blocco.

E anche se me lo dico e me lo ridico, alla fine non faccio altro che costruirmi una baracca di scuse nella quale starmene al calduccio e rimandare il momento di una semplicissima risposta che ricambi e confermi.
Così, faccio passare tanto di quel tempo da trasformare la felicità in impaccio prima, maleducazione e fastidio poi, come se quella fosse una dimensione che riesco a gestire con più semplicità.

E il mio comportamento è costante e metodico come quello di un serial killer imbarazzato.

Una volta è il chitarrista, un’altra è quell’autore che adoro che mi chiede di collaborare per il suo prossimo progetto, un’altra ancora è l’amico che mi invita a cena da lui perché gli è successa una cosa splendida, il fratello che scrive delle righe commoventi su quanto, ancora oggi, si ricorda di come è stato bello lavorare insieme su quella storia di Dylan, le cene con i regali e il cuore, i disegni di Fede e Morini, mia madre che mi scrive un sms dolce inaspettato, le sorprese di Meme.
Non esiste distinzione tra famiglia, lavoro, amicizie, amore, o gerarchie di sorta.
Il mio blocco è democratico e assolutista e mi accompagna da sempre.

Quindi, perché parlarne ora?

Perché nel corso dell’ultimo mese Oruam si è sostituito a me più spesso di quanto avrei voluto.
Dalla metà di marzo fino a qualche giorno fa, mi sono ritrovato frullato in una gigantesca giostra di momenti e conferme riguardanti tanto la mia vita professionale quanto la mia sfera personale che ho pensato bene di reagire come Julius, il cane di Malausséne, bloccandomi sul posto e restando crisalide al terreno, riavviandomi in modalità provvisoria mentre un altro me provava a gestire il resto.

La modalità provvisoria è però, per definizione, una misura temporanea, cautelativa e controllata, che garantisce il mantenimento a patto di tenere un basso profilo. Di frenare gli slanci e settarsi sul minimo.
E quindi non ho ricambiato quello che vivevo con lo stesso entusiasmo con cui lo ricevevo.

Perché per quanto si possa pensare l’opposto, l’entusiasmo degli ottimismi è dato dalla consapevolezza che il brutto sia l’ovvia norma e il bello l’eccezione da sottolineare perché non scontato, non naturale, ma frutto di uno sforzo non dovuto, è per questo, prezioso.

E per relazionarcisi serenamente bisogna sentirsi all’altezza di quel Graal, sapere di poterlo afferrare senza scottarsi e restituirlo, dimostrando di essere più forti di quell’avidità che ce lo farebbe tenere soltanto per noi.

Voglio spaccare le sbarre di questa gabbia che mi tiene fermo, mentre un me sedato vi rivolge un tiepido grazie, e se di fronte al vostro bello, nuovamente reagissi da Shendhal, svenendo, sappiate che è solo per l’immensa felicità provata.

Che imparerò a ricambiare.

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Cinque blogger per raccontare Napoli.

24 aprile 2012 da Mauro

Col passare degli anni scopro che i primi segni di demenza si avvertono quando inizi a relazionarti con le città come ci si relaziona con le persone.
Ad alcune devi, altre ti devono.
Con Barrea il cordone più forte, perché la sento radicata nelle mie origini molto più di Marino, che invece disprezzo per le sue potenzialità mancate, per il suo 62% devoto alla destra di Palozzi, per il suo non voler mai essere.
Roma è la bella di notte quando si supera piazza Gioacchino Belli, il profumo di San Lorenzo a mezzogiorno e i miei fratelli.
A Milano devo la salvezza, a Latina la scoperta degli orrori da cui fuggire.

Grazie a Napoli ho perso la verginità in pieno giorno, trovato due ricordi giocando bendato una notte in piazza Plebliscito, la provvigione di donne per circa sei anni e la mia prima nomination personale per un premio importante.
Finora, ho provato a ripagarla raccontandola in concomitanza della mia immancabile visita al Comicon.
Ho iniziato due anni fa con questo post QUI:

Ho proseguito l’anno scorso con uno dei miei post a cui sono più legato:

e per quest’anno, le cose si sono fatte più grosse.Ho accettato infatti, con molto gusto, di entrare a far parte dell’allegra combriccola dei “5 Blogger”.
Un gruppo, decisamente eterogeneo, di blogger con precise caratteristiche e attitudini, chiamati per raccontare quello che vedono dal loro personalissimo punto di vista.

Come spiega Rrobe sul suo blog, a loro prima uscita pubblica è stata in occasione della fiera di Angouleme, e in un ideale filo conduttore tra le due convention fumettose, adesso si bissa per il Napoli Comicon.

Ecco il comunicato stampa:

Cinque blogger a Napoli, nella terra della pizza e del fumetto!
In occasione del  salone internazionale del fumetto di Napoli, che si svolgerà dal 28 aprile al 1 maggio prossimi, il Comicon ha invitato alla manifestazione 5 blogger specializzati e appassionati di fumetti e racconti di viaggio. I blogger che parteciperanno  in questione sono:

-Mauro Uzzeo

Un’occasione per partecipare alle molte iniziative culturali del Salone, incontrare i suoi ospiti, prendere parte all’attività culturale e artistica e scoprire le  molte attrattive della città di Napoli, attraverso le sue strade, la sua storia, la sua cucina e la sua arte.

Seguite il viaggio in diretta sui canali dei blogger e su twitter con questo hashtag #NapoliComicon

Seguiteci.
E se siete del luogo e volete segnalarci qualche posto particolare, invitarci a cena, raccontarci del vostro incontro con Maradona, contattateci.
Ci trovate un po’ ovunque.

Una sera con i Vendicatori.

23 aprile 2012 da Mauro

Mercoledì.
“Ciao Mauro, ho due biglietti per la première dei Vendicatori e un invito per la cena con tutto il cast. Ogni donna che conosco si sparerebbe nell’addome solo all’idea, vieni tu?”

A parlare è Fausto Brizzi, noto regista marvel-zombie con cui collaboro da qualche anno (con i geni della Rainbow abbiamo realizzato la sequenza animata in apertura del suo ultimo film e tutti gli effetti visivi) e vicino di casa Sanlorenzino. A rantolare a terra, schiuma alla bocca e attacco epilettico, ci sono io, che rispondo in Shyriiwook un “Sì, molto volentieri!”

Per ottantasette secondi riesco persino a dissimulare una tiepida nonchalance, poi finalmente cedo e spammo ai quattro venti la notizia, ottenendo una soddisfacente percentuale di reazioni pari al 60% di Malimortaccitua, un 39% di Malimortaccituapezzodefango, e un 1% (rappresentato da mia nonna) di “”Vai a cena coi venditori? E che te devi comprà?”

Trascorro il giovedì e il venerdì alla ricerca di una giacca verde Hulk, uno scudo con la stella, un cursore luminoso per il petto, un arco, un martello, una parrucca bionda da metallaro norvegese e una tutina di latex nero aderente.
Trovo tutto.
Ma così conciato sembro più deviato dello “storpio” servo di Zed in Pulp Fiction, per cui ripiego su una normale t-shirt con Hulk.
Fausto sceglie Thor, e sobri, ci avviamo.

Lungo la strada discutiamo riguardo quello che potrebbe essere un  problema.
Il cast del film presente in sala sarà composto da

Mark Ruffalo

Chris Hemsworth

Tom Hiddleston

e Scarlett Johansson

che scenderanno dall’Olimpo per fare il saluto e poi andranno subito a cena.
Noi cosa facciamo?
Li seguiamo al ristorante e ceniamo con loro sfidandoci a chi per primo, tra noi due, riuscirà a sedurre la vedova nera, oppure restiamo in sala a goderci il film dei Vendicatori?

Il tesserino dello S.h.i.e.l.d. presente sul retro dell’invito, sceglie per noi.

Restiamo.
E’ nostro dovere.

Al nostro arrivo scopriamo che il cinema Moderno di piazza della Repubblica, è assediato.

E mentre i bambini fanno a gara a farsi fotografare con Iron Man,

i papà si contendono le Shieldine…

… e le mamme il Thor de noantri.

Poco amore, invece, per il povero Cap nella sua divisa da bimbosupereroe speciale.

E ciò che l’esterno prometteva, l’interno manteneva.
Tutto si presentava brandizzato per benino.

Col red carpet che proseguiva fino alla sala,

scortato dalla presenza di Shieldine attente e professionali

e costellato da memorabilia dal set

e schede dedicate ad ognuno dei personaggi.

In sala ogni posto era siglato col nome del film

e personalizzato con una sacchetta di gadget

contenente una bottiglia di Pepsi al limone, un portachiavi

delle spillette

una action figure fraintesa

e l’elmo di Thor che mi è stato confiscato appena tornato a casa e ormai non mi appartiene più.

Ho anche provato un paio di volte a riprendermelo, ma appena ha iniziato a gridare “Nessuno tocchi la figlia di Odino.” ho desistito.

Dopo qualche era geologica di attesa, finalmente, il cast entra in sala.
Loki lo fa affermando che Roma è la sua città preferita al mondo.

Thor ribadendo che Roma è la sua città preferita al mondo, e che il fratello asgardiano è un esperto di inganni.

Hulk, più semplicemente ha dichiarato: “Roma è mghrrrMGRHRRRRRAAAAAAHHHHHHHH!” e poi Thor l’ha rasserenato ricordandogli che è juventino.

La Vedova Nera stava per dire che Roma è la sua città preferita al mondo ma poi, visto che gli altri le avevano fregato l’idea, ha illustrato i suoi superpoteri

guadagnandosi il rispetto dei compagni di squadra.

E poi, finalmente, il film è cominciato.

Com’è?
Volete veramente sapere com’è?

Una figata assoluta.

C’è un vecchio detto che gira in ambito cinematografico ed è puro vangelo: “In tv non ti perdonano i primi dieci minuti, al cinema gli ultimi dieci.”
Ne I Vendicatori, nonostante alcune lungaggini nella parte centrale e una resa piuttosto televisiva nella prima parte, Joss Whedon azzecca perfettamente l’ultima ora di film, esaltando, divertendo ed emozionando lo spettatore dandogli l’idea di aver visto il primo vero e proprio film di Supereroi della sua vita.

Tutti gli archetipi del genere sono rispettati, dalle scazzottate iniziali a suon di battute coatte e fraintendimenti, fino al fronte comune per sconfiggere la minaccia più grande di loro, e scordatevi gli X-Men di Singer & Ratner, ne I Vendicatori, ogni personaggio ha il suo momento, il suo approfondimento e la sua utilità.

Downey Jr, ben gestito da Whedon, fa il suo, divertendo senza strafare. Siamo lontani anni luce dai Johnnydeppismi di Sherlock Holmes 2, e molto più dalle parti del primo Iron Man. Vederlo in armatura è una gioia per gli occhi ma anche in abiti civili fa la sua parte (specialmente nei suoi siparietti con Banner).

CAP: guardarlo in divisa distruggerebbe la sospensione dell’incredulità di chiunque, tanto è imbarazzante. E per di più è il primo caso di supereroe cinematografico per il quale non si sbrigano a togliergli la maschera dopo i primi cinque minuti di film. Però a livello di caratterizzazione e di interpretazione viene gestito mille volte meglio che nel suo film solista, e nel momento in cui comincia, veramente, a guidare i Vendicatori, si inizia a tifare per lui.

THOR: Il figlio di Odino è perfettamente in parte e, aldilà di una visibile plasticosità dell’armatura, nel momento in cui inizia a roteare il martello, raccoglierci i fulmini e scagliarlo con forza, il risultato è decisamente convincente.

VEDOVA NERA: meno inutile di quanto si potrebbe temere e Whedon ha l’intelligenza di inserirla in un rapporto amoroso non troppo specificato e di muoverla in battaglia in modo diverso dagli altri per supplire alla sua reale mancanza di poteri scenografici. Supplisce al suo non essere completamente in parte, sopravvivendo ad un combattimento con Hulk. Stima.

OCCHIO DI FALCO: Saggia e competente la scelta di farlo inizialmente agire dalla parte sbagliata. Sebbene sia il personaggio meno iconico presente in campo, anche lui porta la pagnotta a casa.

HULK: IL.PERSONAGGIO.DEL.FILM. Aldilà della tecnica con cui la Cgi è stata realizzata e la cura per l’animazione, è proprio in termini di scrittura che Hulk svetta su tutti. Il tormento di Banner, la sua ricerca, la sua furia e la sua ironia, per ognuno di questi aspetti c’è il suo momento, rivelandosi il personaggio più completo ed approfondito di tutto il film. Oltre ad essere l’unico a beccarsi ben due applausi a scena aperta da parte di tutto il pubblico in sala.

LOKI: L’anello debole. Cattivaccio monodimensionale e confuso. I suoi piani sono l’unica roba veramente raffazzonata dello script e mai una scena in cui incuta timore o reverenza. Molto meglio quanto visto in Thor (e anche lì eravamo dalle parti del minimo storico). I Marvel Studios cinematografici, ancora una volta, crollano su quello che in realtà ha fatto la fortuna della loro controparte fumettistica: la presenza di villain credibili.

FURY: Altalenante. Carismatico a momenti, inutile in altri. E’ l’unico ad avere il merito di giocare sporco.

AGENTE MARIA HILL: Ohhhh Robin… <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3

JOSS WHEDON: il padre di Buffy e del Dr. Horrible riesce nella missione che solo un Raimi in stato di grazia aveva vinto finora, e lo fa senza limitarsi a mettere in scena un unico supereroe ma il gruppo più potente della terra!
Whedon non si fa accecare dalla grandezza del progetto e anzi, mantiene con coerenza tutti i suoi difetti e i suoi punti di forza. E quindi, se dalle parti del Buuuuu! troviamo una regia spesso televisiva (e che azzecca comunque alcuni momenti, come lo splendido piano sequenza durante la battaglia finale) e una gestione del ritmo che nel mezzo zoppica, in area YEAHHHHH! finiscono dialoghi, ironia e caratterizzazioni dei personaggi.

A dirla tutta, paradossalmente, le due ore passate con I Vendicatori cinematografici, mi hanno divertito mille volte di più delle ore trascorse con i vendicatori fumettistici (che non sono mai riusciti a prendermi veramente) e non vedo l’ora che esca un secondo capitolo. Poi un terzo. Un quarto. E così via, sperando che non si arrivi a tirar fuori i Vendicatori della Costa Ovest.

E dopo aver visto la scenetta di rito subito dopo i titoli di coda, ecco riaffacciarsi alla nostra mente la questione ristorante.

Andiamo? Non andiamo? Andiamo? Non andiamo? Andiamo.

L’ingresso del ristorante è assediato dai fan e l’atmosfera decisamente surreale.
Sono sufficientemente certo che Dustin Hoffmann mi sia passato davanti mentre entravo ma forse ero io che stavo un po’ Rain Man, ancora sballottato dal film.

Nella sala, i nostri due posti sono lì, ancora freschi freschi e ne approfittiamo per sederci.
Tenendo conto della quantità di cibo che vedo a tavola, alla dirigenza Disney sarebbe mille volte convenuto offrire la cena a Spiderman o ai Fantastici Quattro ma fa un certo effetto vedere i Vendicatori a cena.

Ruffalo è il mio eroe del giorno e indosso anche la maglietta col suo personaggio, per cui DEVO ottenere una foto insieme. Lui non si tira indietro.

Mi racconta un po’ di aneddoti sulla lavorazione. Di quanto sia stato difficile lavorare col motion capture e dell’esaltazione provata la prima volta che s’è visto Hulkizzato.
Ha parlato delle modifiche in post e di tutte le precauzioni prese sul set per le sue proporzioni che sarebbero state decisamente aumentate. Mi ha detto che spera di non cadere vittima della maledizione di Hulk (ne cambiano uno a film) perché gli piacerebbe tornare a interpretarlo nelle prossime pellicole.

Poi arriva il turno del mio secondo eroe. Rivelo al figlio di Odino che è l’idolo della mia fidanzè e gli chiedo se può presentarsi a casa domattina, in armatura e cornetti per farle una sorpresa. Mi risponde che verrebbe volentieri ma ha già il corso di pilates con Hercules e Brave the balder. Mi chiede se si accontenterebbe di una foto. Gli rispondo che no, ovviamente lei non si accontenterebbe di una foto, ma io sì. Quindi eccoci qui, belli come solo quelli fotografati e appesi nel ristorante cinese di Sonia possono essere.

A questo punto, insieme al Dio del Tuono, posso finalmente lanciarmi sul cosciotto di maiale più buono che abbia mai mangiato e divorarlo emettendo mugolii di piacere in coro con quelli di Fausto.

E a proposito di mugolii di piacere, immagino comprenderete la mia scelta di non mostrarvi gli scatti fotografici che mostrano un’assatanata Scarlett che mi si lancia addosso per convincermi a seguirla nella sua stanza in albergo.
Lei sarà anche una vedova, ma io sono un signore e detesto quel tipo di slanci fastidiosi.

Così, nella notte romana, Fausto ed io ce ne torniamo a casa.
Ci salutiamo con un’unica, forte speranza. Che nel prossimo film possa esserci un cameo dei F4 che ci riveli, finalmente, chi è più forte tra Hulk e la Cosa.

Tanta Padania, tutta in una scatola.

16 aprile 2012 da Mauro

L’ente nazionale che spesso si occupa di far-trovare-a-mauro-ciò-che-non-si-aspetta-sulla-sua-porta-di-casa, stasera ha fatto gli straordinari recapitandomi ben due sorprese!

La prima è questa qua:

il film più blastato dell’universo, adesso non aspetta altro che io pronunci la magica parola: “Ssssseratina?” all’indirizzo di gente che non vede l’ora di vederlo.
Sì, Giò, Fede e Ivan, siete stati nominati.

La seconda invece era una scatola bella grossa.
Con un biglietto che diceva: “Sarà in vendita da domani, ti piacerà.”

Stupidamente ho subito pensato a qualcosa che avesse a che fare con gli Avengers (che domani non escono neanche un po’!) e invece nella scatola c’era ciò:

La supermegaeditionyeahchenonsapevoneanchefosseinprogramma di Padania, il nuovo album degli Afterhours.
Quello dell’ufficiale e attesissimo ritorno del prode Xabier come membro attivo nella band e, di conseguenza, quello con la miglior formazione di sempre dell’ensamble guidato da Manuel Agnelli.

Il cofanetto è succulentoserrimo e in tiratura limitatissima,

quindi farò parlare le foto al posto mio, che se pure voi siete feticisti dell’intorto fuffaceo, c’è ricco pane per i vostri denti!

Gli onori di casa spettano a un giga booklet con testi e credits,

sei stampe dedicate ad ognuno dei membri della band…

… e altrettante fondamentali boccette

che, come recitano le scritte,

contengono purissimo concentrato di anime illuminate.

Scavalcata l’area cazzeggio, ci si addentra tra la roba veramente interessante.
Un biglietto omaggio per una qualsiasi delle date del tour promozionale dell’album…

… e una penna USB da 4 giga contenente tutto l’album in digitale

e un divertente video che presenta un concorso dedicato ai veri fan della band.

Ed infine, eccolo lì.
Il disco.

Che non vedo l’ora di ascoltare.
Vado.

La tempesta è passata. Riesco a sentirlo.

Buona serata anche a voi.

In nomination per il David.

13 aprile 2012 da Mauro

Signore e signori, ballerine e ballerini, sono lieto di annunciarvi che la Rainbow CGI è stata nominata nella prestigiosa cinquina dei David di Donatello per la categoria “Migliori Effetti Speciali Visivi”

grazie al lavoro svolto per “L’ultimo Terrestre” di Gianni Gipi Pacinotti.

Una scelta che da una parte mi sorprende (vista la gigantesca mole di effetti che abbiamo realizzato per “Com’è bello far l’amore” di Fausto Brizzi credevo che, se nomination fosse stata, sarebbe finita da quelle parti!) e dall’altra mi riempie di gioia perché l’esperienza sul film di Gianni è stata veloce ma decisamente intensa.

Iniziata con un pranzo a casa mia e terminata nella trincea delle notti in Rainbow Cgi, grazie al talento e alla volontà di persone come Nuccio, Dona, Simona, Sara & Sara, Gianma, Roberto, Luca, Marti e lo stesso Gianni, le ore trascorse insieme fanno parte di quella roba che rende speciale il nostro lavoro.

Sarebbe bello suggellarlo con la vittoria di quella statuetta col pisello piccolo.

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