Salire al volo su un treno in corsa. Orfani: Ringo.

13 novembre 2014 da Mauro

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Per la versione variant del numero 1 di Orfani:Ringo, mi è stato chiesto di raccontare com’è nato il mio coinvolgimento sulla testata.
Nell’articolo lo racconto così:

Ringo, per me, nasce con il suono di un campanello.
Non quello urlante di Craven Road n.7 ma quello sghembo della casa di San Lorenzo in cui abitavo.
Il suono di un campanello, la porta che si apre e Roberto che entra col suo trench di marca e l’incedere schietto e diretto che ha quando sa che sta per coinvolgerti in una missione le cui percentuali di riuscita sono pari allo zero.
Era una fredda serata di aprile, Orfani si sarebbe affacciato nelle edicole soltanto sei mesi più tardi, ma era già l’argomento più caldo per tutti quei lettori che riempivano pagine e pagine di forum basandosi esclusivamente su qualche indiscrezione e una manciata di immagini di preview.
Io però lo conoscevo già in ogni dettaglio, perché ero lì quando Roberto Recchioni e Emiliano Mammucari iniziarono a porre i primi mattoni di questo nuovo mondo.
Mentre giocavano coi destini di Jonas, Juno, Raul, Sam e Ringo, inventandone le vite e sancendone le morti.
Ero lì quando venne decisa la grande bugia del governo e quando per la prima volta si parlò dell’eventualità di realizzare una seconda stagione, con toni, atmosfere e ambientazione del tutto diverse.
Talmente diverse che forse ci sarebbe stato bisogno di far salire a bordo qualcuno che, in un certo senso, avesse – mettiamola così – una sensibilità opposta a quel Romanticismo Recchioniano che vede, nelle esplosioni e nelle gole tagliate, l’apostrofo rosa tra le parole “T’ammazzo”.

Perché se i principali riferimenti culturali per la prima stagione di Orfani erano facilmente rintracciabili tra le pagine de Il signore delle mosche o di quel Fanteria dello Spazio scritto da Heinlein e portato sul grande schermo da Paul Verhoven, Orfani:Ringo avrebbe avuto più a che fare con gli inquietanti scenari di The Last Of Us o con un mondo privo di speranza come quello che Cormac Mc Carthy immagina in The Road.”

Ma questo era solo lo spunto scatenante.

Nelle settimane e nei mesi successivi, costruendo giorno per giorno quella che doveva essere l’ossatura dell’intera serie, Orfani:Ringo assumeva forme sempre più simili alle risposte che, Roberto ed io, tentavamo di dare alle domande che il mondo si ostinava a metterci sotto gli occhi.
Ringo è il nostro modo di smettere di giocare in una stanza, e scendere per strada a scontrarci con la realtà.
Un viaggio lungo dodici albi per confrontarci con noi stessi senza preoccuparci di uscirne con le ossa rotte.

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Un percorso che è iniziato un mese fa nello splendido n.1 scritto da un Roberto mai così efficace, disegnato da Emiliano Mammucari in stato di grazia, e colorato da quella Annalisa Leoni che ormai è diventata un vero e proprio punto di riferimento.
Un albo che rappresenta, per chi scrive, la loro prova più matura.

Il mio esordio sulla testata avviene invece con l’albo che troverete in edicola tra due giorni e che ruota attorno a uno degli argomenti su cui da più tempo mi diverto a sbattere la testa: il concetto di compromesso.

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Nulla per nulla” vede a scontrarsi gli ideali di rivoluzione con le risposte quotidiane e compromesse di chi lotta ogni giorno, non per una bandiera, ma per il bene comune.
E se, talvolta, è facile partire da storie già esistenti per crearne di nuove, in questo caso lo spunto è arrivato dallo studio attento di un noto personaggio, realmente esistente, che forse riuscirete a riconoscere leggendo l’albo.

Inutile negare che mettersi alla prova su una serie come Orfani, con il suo stuolo di fan adoranti e di spietati detrattori, vuol dire maneggiare un materiale delicatissimo che è immagine e somiglianza dei suoi due creatori.
Io, di mio, ho cercato di approcciarlo concentrandomi su quello che so fare meglio: mettere a fuoco le mie paure e affrontarle.
Gli albi che leggerete nei prossimi mesi, rappresentano quindi il tentativo di raccontare una grande storia di viaggio ma anche la volontà di confrontarmi con alcune tematiche ricorrenti nella mia vita, che vanno, appunto, dal far coincidere dignità, prìncipi e compressi, all’impossibilità di fuggire da sé stessi, dallo splendore indifferente della natura umana, alla violenza della fame, fino alla necessità disperata di riuscire a essere padre.

Perché questo è Orfani: Ringo.
La grande storia di un uomo che proverà a essere padre in una terra in cui non esiste più alcun futuro.

Con noi ci sono dei disegnatori straordinari e alcuni dei migliori compagni di viaggio che potessimo desiderare.
Ne riparliamo nei prossimi mesi.
Per il momento, vi auguro buona lettura.

E smetto di farmela sotto.

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