Pacific Rim: la recensione OBIETTIVA!
Nacqui quando trasmisero per la prima volta in Italia Atlas Ufo Robot.
Per gli amici Goldrake.
Che io fossi minuscolo per capirlo, poco conta, c’era mia madre che si sparava ogni puntata al posto mio passandomi tutte le informazioni di cui avevo bisogno, via tetta.
Un metodo formidabile e sottovalutato, che andrebbe messo al servizio del cittadino per uscire dai cinema soddisfatti anche se si è appena visto Man Of Steel.
E un modo formidabile anche per passarmi un imprinting che m’ha accompagnato almeno fino ai sedici anni.
Dopodiché, l’arrivo della new wave e del post-punk nella mia vita, decisero che dovevo abiurare all’infanzia, dire addio a Mazinga, Daitarn III, Gundam e agli altri robottoni e che, al massimo, potevo portare con me Megaloman e Evangelion.
Ma solo gli episodi tristi e senza animazioni.
Tutto questo prologo per dirvi che sì, dall’alto dei miei trentatre anni, io nei riguardi di Pacific Rim, sono pura carne di target.
E’ un film pensato per sconvolgere quelli della mia generazione.
Affidato a un regista che sa parlare a quelli della mia generazione.
Che mette in scena esattamente ciò che faceva sognare la mia generazione quando, per sognare, ci bastavano delle animazioni a 12 fotogrammi al secondo (se eravamo fortunati) e un doppiaggio privo di senso.
Per questo, all’uscita del primo trailer di Pacific Rim per reazione mi sono spaccato a metà.
Mauro Alpha l’ottimista, ha iniziato a gridare come una donnetta ripetendo il mantra DelToromostronirobot! DelToromostronirobot! DelToromostronirobot!, ha cercato più informazioni possibili, ha scaricato tutti i design di Guy Davis, ha gioito per ogni featurette e ad ogni trailer diventava più esaltato.
Mauro Omega, disincantato conoscitore del nostro tempo, ha fatto spallucce, dichiarato tra sé e sé “E pure Del Toro, se lo semo giocato,” e indossata la felpa nera col cappuccio e il passamontagna, ha continuato a lanciare film di Amir Naderi contro l’insegna di Hollywood.
A fatica sono riuscito a farli venire entrambi al cinema con me.
Gli ho ordinato di sedersi ai lati estremi della sala ma non hanno voluto sentire ragioni e si sono seduti al mio fianco. Uno a destra, l’altro a sinistra.
Mauro Alpha legato come Hannibal e con la stessa museruola contieni entusiasmo.
Mauro Omega con quegli aggeggi negli occhi che infilano pure ad Alex di Arancia Meccanica, per costringerlo a non perdersi neanche un fotogramma.
Il film è finito dopo centodieci minuti e già solo per il fatto che la durata sia inferiore alle due ore, Pacific Rim merita se non l’oscar, quantomeno la stima incondizionata di tutti.
Grazie Del Toro per non averci sequestrati in sala come hanno fatto tutti i blockbuster da due anni a questa parte. Grazie davvero.
E se lo senti, di’ a Verbinsky che a me la sindrome di Stoccolma non mi sfiora neanche lontanamente e se lo incrocio per strada lo gonfio.
Ma torniamo a noi.
Com’è Pacific Rim?
Merita? Non merita? Ci sono davvero i combattimenti dei mostroni contro i robot giganti? Distrugge d’un colpo il nostro fanciullino interiore banalizzando la nostra infanzia? E’ il nuovo Star Wars?
Buoni.
Facendo una media ponderata tra le opinioni di Mauro Alpha e Mauro Omega ho tutte le risposte alle vostre domande, quindi iniziamo dalla più importante e senza sbilanciarmi né da una parte, né dall’altra, dichiaro senza tema di smentita che:
PACIFIC RIM E’ UNA FIGATA ASSOLUTA.
Ci sono i robot e sono maestosi. Ci sono i mostri e sono spaventosi. Ci sono i combattimenti e sono credibilissimi, coinvolgenti e soprattutto: chiarissimi (Michael Bay, suca. Infinitamente suca).
C’è una storia ben raccontata e che non contempla momenti di noia né voragini di trama.
Ci sono dei personaggi simpatici e divertenti (voglio immediatamente lo spin off coi russi).
Ci sono degli effetti visivi (in cgi e non) tra i più efficaci che abbia mai visto al cinema. C’è una stereoscopia semplicemente perfetta.
Una palette cromatica che parte da Blade Runner e gioca con l’ultimo trentennio di toni saturi coniugando videoclip e deviantart. C’è un uso intelligente di tutta la fantascienza cinematografica degli ultimi anni: dal found footage sporco di Blomkamp a quello cool di Reeves & Abrams passando per la nitida brillantezza dei cinecomix e la matericità di Cameron.
E sfido chiunque a non farsi cadere la mascella dalla meraviglia di fronte alla capacità di racconto e messa in scena dei primi venti minuti che fungono da prologo all’intera vicenda.
Se volete andare al cinema per vedere dei giganteschi robot (e considerate che il formato del film non è in cinemascope proprio per permettere a Del Toro di farveli vedere più grandi possibili) che combattono contro dei mostri giganteschi esattamente come nei cartoni animati che vedevate da piccoli: sì, Pacific Rim è il film che fa per voi.
E quindi, siamo davanti a un capolavoro?
No.
Perché il punto davvero debole di Pacific Rim è che non c’è nulla oltre ciò che già conoscete o che possiate immaginare o sperare di trovare.
I personaggi sono (consapevolmente, va riconosciuto a Del Toro e Travis Beacham che ha scritto la sceneggiatura con lui) una serie di stereotipi e nulla più di quello.
Ma stereotipi al punto che se mai ci fosse stato un Jaeger italiano sarebbe stato guidato tenendo un mandolino con la mano destra e stringendo, nella sinistra, una mozzarella di bufala.
Scordatevi di vedere dei mostroni dal design strambo o inedito.
Nessun delirio pop, solo il classico crostacione antropomorfo che va bene per tutte le stagioni, declinato in salsette leggermente diverse l’una dall’altra.
Per carità, belli (e lode e gloria a Del Toro per aver avuto il coraggio di mostrare il parto più bizzarro della storia del cinema) ma niente che non sia esattamente quello che ci si aspetta.
Scordatevi anche di trovare un nuovo Ian Solo, un nuovo Darth Vader, un nuovo Joda ma anche semplicemente un nuovo Skywalker o una nuova Leila (ripeto: più russi!).
Il livello della scrittura, allo stesso modo, si assesta sulla stessa linea della caratterizzazione dei personaggi e non regala nulla di più allo spettatore.
Scordatevi, quindi, anche quel piano che prosegue parallelo in tutte le opere di ingegno che travalicano il loro tempo.
Il sottotesto di liberazione femminile in Alien, l’aspetto religioso e motivazionale di Star Wars, la perdita d’identità dell’uomo di Blade Runner, ma anche il corpo inteso come mondo da esplorare di Avatar.
Scordate qualsiasi tipo di seconda lettura che non sia quella che vi viene sbattuta in faccia a suon di cazzottoni.
E questo è il vero limite di questa pellicola.
Quello che non le permetterà di diventare un nuovo classico ma solo (e non è poco, intendiamoci) un buon film caciarone e divertente.
Perché quello che davvero emoziona di Pacific Rim è solo legato all’aspetto visivo, ma così come abbiamo già del tutto dimenticato (con una impressionante velocità) Avatar e tutte le sue innovazioni visive, ben presto ci scorderemo anche di questi robottoni e del culo che si sono fatti per salvare la terra dall’attacco dei Kaijiu.
Detto ciò: corro a vederlo per la terza volta, che il bello delle giostre è che non vedi l’ora di risalirci.
Stellette? 7 su 10
Bella recensione! Se può interessarvi ho scritto un articolo sull’estensione dell’universo di PACIFIC RIM sia attraverso una prospettiva transmediale che crossmediale. Spero vi piaccia.
Ecco il link:
http://www.claudiogentile.it/2013/07/09/transmedia/pacific-rim/267
Bello! Ma puoi darmi del tu! 😀
Figata, ora devo vederlo assolutamente!!!! 😀
Ok, allora adesso voglio vedere te e Roberto che vi prendete a padellate esattamente come robottoni e kaiju al grido di: “Capolavoro sì!”, “Capolavoro no!”
Io non combatterò. Poggerò il mio grosso culo a terra e aspetterò che il tempo mi darà ragione! 😀
Uhm.
Nonostante la recensione positiva (arricchita peraltro da una doverosa pernacchia a Bay, che apprezzo), la cosa che più si avvicina al Mauro Alfa nel mio caso è un Federico Tau, quindi, basandomi sui trailer, parto molto più empatico col Mauro Omega.
Però lode alla lucidità, semper.
Ti conosco da… uhm… 22 anni, credo. Ne desumo che il Federico Tau sia ibernato all’interno di qualche frigobar e che tu non gli abbia mai permesso un’uscita pubblica (quantomeno in mia presenza). Lo porti a cena la prossima volta?
Viene sempre a cena! E’ quello che dice che il tuo pesto è buono!
Ma quello solo perché mangia biscotti tutto il resto dell’anno! 😀
Non giudicarmi.
Ti amo. E si: il tempo non ha pietà per le speculazioni. Per ogni rimbalzo culturale è come se una informazione perdesse la metà della sua longevità. In un ginepraio di specchietti è molto facile che si raggiunga il minimo sindacale per stare da Feltrinelli il giusto. Insomma: fai bene a non muoverlo il culo. Mi ha colpito molto l’entusiasmo con cui si è gridato al classico per una roba che PALESEMENTE non ha una sola icona inconfondibile nel suo set di immagini, ma solo materiale derivativo – e manco sempre ben individuato checchè se ne dica. Dai trailer m’era addirittura montata la tracotanza di supporre con una certa sicurezza che non c’era proprio modo che lo fosse un classico. E che fosse piuttosto una gran figata Ammeregana 2010, pro e contro, non è un caso che venga percepito come un passo avanti rispetto a Bay, ma non un altra roba. Fatte le dovute proporzioni sta in un rapporto di aggiornamento estetico alla stessa distanza creativa dei trasformers filmici dalla loro controparte giocattolosa, solo che il punto di partenza è mille volte più basic, e basic diventano le esigenze narrative (da cui leggibilità e godimento generale). Certo: una lettera d’amore al Giappone, sicuramente lo è, ma scritta dal paroliere dei Linkin Park, non da Johnny Cash. Ti muovo solo una osservazione in merito alla rece. Scrivi che è figo sul compartimento visivo: mi permetto di rompere il cazzo sul termine visivo perchè secondo me sarà senza dubbio meraviglioso nel compartimento tecnico (narrazione, styling etc), ma la visione è n’antra cosa. Scusa la pignoleria pignolissima. Chiudo dicendoti che se andrò a vedere sto film di gusto e non con la spiacevole sensazione di essere pazzo lo devo a te.
PS: Una delle tre volte sarebbe bello se ce annamo tutti insieme! Federì! Nnamo!
Sto partendo prevenutissimo…
@LRNZ
Vero. Il termine “visivo” è sbagliato.
Intendevo che cinematograficamente una roba simile, al cinema, non s’è mai vista.
Ma purtroppo non s’è andati oltre la mera trasposizione da un media all’altro.
Un compito svolto con cura e dovizia d’attenzione. Ma zero zero zero zero anima.
Incontriamoci ai cancelli a ostia, con due action figures e giriamo Zagajia Rim.
Dimostriamogli che si può fare!
(per la terza visione ci sono quando volete. Anche perché Sancho Panza ancora non l’ha visto!)
MA CHE SFIGATI SIETE?
@Tuttia90
Ok, noi sfigati, dietro. Voi a 90, avanti.
@Mauro, mi riferivo anche ai tuoi lettori! ;P LOL! XD
Rece interessante.
Dopo la visione, vedrò chi ha ragione, tre te e Rrobe.
Comunque merita vederlo in 3D??
Sì. Secondo me è meglio in 3d!
Cagate assolute. Film e recensione.
Mi hai convinto.
Qualcuno mi spieghi come si fa ad affermare la bontá di un film mentre in contemporanea se ne ammette la pochezza sia a livello di trama, sia a livello di carachters. Un mistero proprio! se non c’è una bella storia, se non ti appassioni per i personaggi che cazzo te ne fai di un film? Pacific rim è una merdata alta 80 metri e pesante 2500 tonnellate ma tutti lo amano. La pochezza impera nelle menti della gente
E’ vero. La pochezza impera nelle menti della gente. Che non sa leggere.
Ciao Mauro,
Ti prego di scusarmi se non leggo la tua recensione per intero, ma ho appena visto pacific rim, e tra un conato di vomito e l’altro direi che é un film terribile che se la gioca solo con startship troopers per il peggior film che io abbia mai visto. Opinioni.
Ha meritato vederlo in 3D. Grazie per il consiglio
Dopo la visone, concordo più con la tua recensione che quella di Rrobe.
Però… 8 su 10. 😉
Parlo da appassionato di robottoni e per nulla infastidito dai di intrattenimento e, come si suol dire da quelli degli effetti speccciiaaaali, vado dai film muti degli anni “20 per finire a BERGMAN, Allen, Paul Thomas Andersoni .. passo per Tarantino, Leone, i film Coreani, i film Giappo, i Transformers, i Riddick, adoro i film spacconi di Wedhon, gli Avengers, i super eroi, i cartoni animati, gli anime, i GUNDAM e .. ricordo ancora l’emozione per Akira …
.. adoro Goldrake, Jeeg, Mazinga .. Starblazers, Kyashan … eccetera eccetera eccetera…
.. e questo è il film che rappresenta LAMMERDA a 360 gradi, spero che gli arrivino solo un decimo delle maledizioni che ho mandato e sto mandando a Del Toro, che Goldrake lo fulmini lì dov’è e rimanga un cumolo di cenere da spargere nel suo oceano di cotanta e pretenziosa diarrea filmica. Dall’inizio alla fine niente di più offensivo per il Cinema e per la magia dei robottoni.
@Fede
Ciao Fede, fai benissimo a commentare un post che non hai letto per intero!
@Jules
Siamo entrambi obiettivi, allora! 😀
@Gigo
Infatti io, fossi in te, ucciderei Del Toro. Dopo aver fatto fuori la grammatica, potrebbe essere la tua seconda vittima eccellente.
volevo farti i complimenti per la recensione. poi ho letto che non ti è piaciuto l’Uomo d’Acciaio e mi si è fermata la mano sulla tastiera prima di piagiare “invio”.
cattivo.
Ma è un orrore l’uomo d’acciaio! 😀
finalmente una recensione come si deve su questo filmone!!!
cito “(Michael Bay, suca. Infinitamente suca)” <- concordo pienamente
Sono sincero, sebbene ami Del Toro, il progetto non mi aveva convinto. Mostri che escono dall’oceano e minacciano la terra, robot giganti che prendono a petrolierate i cattivi, i tanti inevitabili effetti speciali, mi avevano dato l’idea di qualcosa di scontato, vuoto e già visto. Quando tempo fa annunciavo la cavalcata della programmazione estiva con un blokbuster dietro l’altro ( qui ) ero quasi indeciso ad inserire questo titolo. Anche i sondaggi Usa avevano confermato questa percezione parlando di flop prima ancora che il film arrivasse in sala. Mi sbagliavo.
Concordo in parte.
Penso che tu non abbia afferrato ciò che voleva dare il regista, i personaggi sono stereotipati, ma lo sono volontariamente.
Lassù combattono per le loro storie di quaggiù. E sebbene partano stereotipati, si evolvono in maniera molto umana, un po’ tutti.
La storia non va sottovalutata, è scritta molto bene, è come dev’essere.
Il fatto che il pilota americano protagonista piloti con la giapponese, rappresenta metaforicamente l’unione di due culture, occidentale ed orientale, e rappresenta il film.
Ciao Carlo!
Preso dall’entusiasmo mi sa che non hai letto bene la mia rece. Ti è piaciuta la storia? Bene, siamo d’accordissimo! “C’è una storia ben raccontata e che non contempla momenti di noia né voragini di trama.” scrivo. Ti sono piaciuti i personaggi? Bene! Anche a me: “Ci sono dei personaggi simpatici e divertenti (voglio immediatamente lo spin off coi russi).” Parlo bene della regia, degli effetti e concludo la disanima positiva del film con: “C’è un uso intelligente di tutta la fantascienza cinematografica degli ultimi anni: dal found footage sporco di Blomkamp a quello cool di Reeves & Abrams passando per la nitida brillantezza dei cinecomix e la matericità di Cameron. E sfido chiunque a non farsi cadere la mascella dalla meraviglia di fronte alla capacità di racconto e messa in scena dei primi venti minuti che fungono da prologo all’intera vicenda.”
Detto ciò. Dando per assodato ciò. Parlo anche di ciò che non m’ha convinto.
I personaggi sono degli stereotipi. Siamo d’accordo, Del Toro voleva rappresentare degli stereotipi. Ma purtroppo si ferma SOLO a quello. Per questo non arrivano al livello di archetipi – come invece fanno quelli dei buoni film, anche d’intrattenimento, come star wars, indiana jones, gli Incredibili e tantissimi altri – ma restano soltanto, appunto, stereotipi. Con tutti i significati negativi che questo termine si porta dietro. Il finto duro che cerca la consacrazione, la coraggiosa che nasconde il dramma, il burbero col cuore, il coatto che si redime, ecc. nell’archetipo, queste caratteristiche si evolvono durante la trama andando a trasformare il personaggio in una metafora vivente in cui immedesimarsi e attraverso il quale imparare una lezione che ci renderà migliori (accade in tutti i film che ti ho citato). In questo caso, purtroppo, niente di tutto ciò. I personaggi entrano ed escono di scena come se niente fosse e alla fine ti affezioni più ai due scienziati (purtroppo, altre due macchiette) che ai due protagonisti.
E che il pilota americano e giapponese guidino insieme per unire le due culture è più un giochino che una metafora visto che né la cultura americana, né quella giapponese si incontrano dentro al Jaeger, ma solo due personaggi che, per motivi di trama, si innamorano.
Purtroppo di buchi narrativi ce n’è a decine!La caratterizzazione dei personaggi è assente, e molti presupposti (che servirebbero a darti le basi della credibilità iniziale)vengono smentiti durante il film.
Attenzione spoiler!!!
– Un muro per proteggerci?
– La connessione possibile solo tra fratelli o padri e figli, che poi diventa possibile anche tra cani e porci!
– Stabilire se c’è compatibilità di connessione prendendosi a bastonate.
_ A cosa serve far vedere che il mostrone lascia vivere lo scienziato che si è connesso con un cervello se poi poco dopo un’altro mostrone cerca di ucciderlo?
Buchi, buchi e ancora buchi!
Ma scusate, a me è sembrata una cagata pazzesca.
Big is better, all’americana, ma mancava intelligenza nell’uso dei Jager.
Perchè ci si accorge a metà film di avere una spada quando si è combattuto con una nave e dei container in mano???
Perchè non spostare subito la popolazione a Km dalla costa?
Perchè non organizzare una seria difesa costiera?
Perchè non utilizzare la flotta di sottomarini nucleari con testate nucleari?
Perchè non utilizzare i satelliti spia (cit. Meteor)?
Perchè stereotipare i personaggi?
Perchè ci sono centinaia di persone nella base che girano senza uno scopo (vedi quelli che guidano i trailer che per un paio di volte quasi buttano sotto i protagonisti)?
Perchè un robottone enorme che viene trasportato via elicotteri, che cade da 15.000 metri non è provvisto di un sistema paracadute?
Perchè quando atterra da 15.000 metri solleva solamente tantissima polvere e meccanicamente è intonso (per non parlare dei piloti 200 Km/h to 0 ci fa una pippa cosa ci servono gli airbag e le cinture)?
Perchè gli scienziati sembrano gianni e pinotto?
Perchè più volte viene affermato che i mostri sono dei cloni e poi uno “partorisce”?
Perchè hanno centinaia di elicotteri e nemmeno un telefono cellulare?
Perchè?????????
Appena terminata la visione…ho deciso di dedicarmi alla lettura di un po’ di recensioni in giro e sono approdata nel tuo blog. Ho trovato la tua recensione affine al mio giudizio finale del film. Ho cominciato a vederlo per passare la serata di cazzeggio e Pacific Rim era proprio quello che cercavo se non di più!. Sono poco più vecchia di te (come suona male questa cosa) e da nostalgica mi sono divertita come una matta a vedere i robottoni prendere a cazzotti in faccia i mostri. Trovo la tua disamina perfetta e lucida in tutte le sue parti. Pacific Rim può rappresentare perfettamente un film di nicchia che più di nicchia non si può ossia per i nati negli anni ’70 (ne più ne meno) quando le storie dei robottoni erano tutto un dar mazzate a destra e a manca e c’erano pochi altri cartoni animati (amo chiamarli ancora così ahahah)…Del Toro ha creato questo, e questo appunto è stato ed è il limite di questo film. Secondo me ci troviamo di fronte al sogno di un bambino che voleva un film dove i robottoni massacrassero i mostri ed è diventato regista per farlo. Di certo non sarà la sua pellicola più ricercata in termini di storia e metafore ma francamente non importa perchè per due ore si è creato un filo invisibile con la bambina che non si perdeva un’ episodio di Ufo robot, Mazinga etcc….e per me questo è ciò che importa 🙂
Complimenti per la recensione 🙂
Grazie Avenal! 🙂
Per i buchi narrativi do ragione a Kodama 73, a parte il discorso della connessione che trovo spiegabile con Il fatto che sono tutte connessioni tra parenti tranne gli unici che hanno potuto pilotare da soli…presumo la cosa possa influenzare la possibilità di connessione con altri piloti.
Però concordo con la recensione, sebbene io sia del ’93 e a parte Daltaniuos non abbia conosciuto per bene altri robottoni ho apprezzato questo film per quello che è. Un omaggio a quell’era fatta di robot e mostri giganti, senza andare troppo in profondità ma pur sempre un prodotto godibile…