Management del dolore post primo maggio.

2 maggio 2013 da Mauro

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Oggi è tutto un gran parlare della scandalosa performance eseguita dal gruppo Managemente del dolore post operatorio durante il concertone del primo maggio e prontamente censurata da MammaRai.

Vediamola:

Durante la loro seconda canzone, quindi, lo schermo va a nero e ciao ciao amici abruzzesi.

Per quale motivo?
Per l’oscenità delle parole cantate, per le movenze del frontman e, soprattutto, per vilipendio alla religione cattolica nell’accostamento del preservativo all’elevazione dell’eucarestia.

In rete, aldilà dei più stretti fan, c’è stata una levata popolare contro la band.
Chi li condanna perché su un palco del genere certe cose non si fanno.
Chi li accusa di voler coprire le loro lacune musicali con dei gesti finto trasgressivi fuori tempo massimo.
Chi afferma che un musicista dovrebbe evitare stronzate simili e concentrarsi sulla sua musica.

Ora, premettendo che a me, del Management del dolore post operatorio frega poco e niente, ritengo che qualsiasi artista salga su un palco, lo faccia per eseguire una performance.
Non per “suonare” e basta.
Non per “cantare” e basta.

Salgono e fanno il loro spettacolo.
Lo fanno i CCCP con Fatur vestito da SS ricchione, lo fanno i Black Lips che pisciano sul pubblico, lo fa Antony che riceve i fiori e li lancia sul pubblico, lo fanno i Sex Pistols che sputano alle prime file, lo fanno il Teatro degli Orrori che sparano pipponi infiniti e lo fa Lemmy dei Motorhead che ripete, da anni, solo la sua tipica frase di saluto.
Potrei continuare citando altri mille esempi ma non serve.

Ogni artista che sale su un palco lo sfrutta per fare quello che vuole.

Sapendo questo, tu organizzatore di festival, sai benissimo chi chiamare, e se inviti, per il pomeriggio, un gruppo che ha all’attivo un unico album, che già dalla copertina dichiara i suoi intenti

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e che intitola il primo singolo: “PornoBisogno”, dovresti sapere bene a cosa vai incontro, no?

E quindi i Management che arrivano a Roma, la città del vaticano e dell’attuale papa umile, si ritrovano davanti a una platea tanto vasta che mai gli ricapiterà nella vita, cosa decidono di fare?
Semplice.
Fanno il loro spettacolo.
Una canzone dedicata al sesso e alle malattie trasmettibili sessualmente e una dedicata a Norman, studente di filosofia suicidatosi poco tempo fa.
Il tutto preceduto da un messaggio che, allo stesso tempo, promuova l’utilizzo del profilattico e perculi la chiesa.

Con queste parole:

“Questo è il budello che uso io
che toglie le malattie dal mondo
prendete e usatene tutti
fate questo, sentite a me.”

Giusto? Sbagliato?

E’ ininfluente.

L’hanno fatto perché questo prevedeva la loro performance.

“Potevano promuovere l’utilizzo del preservativo senza offendere la religione cattolica.” Leggo in giro.

Vero, potevano.
Ma perché?

Perché non possono farsi promotori dell’utilizzo del profilattico perculando, nelle parole e nei gesti la celebrazione eucaristica?

Qui non siamo di fronte a un attacco, ma ad una difesa.

Per quanto dotati di ram ridicole, non dobbiamo scordarci che viviamo in uno stato in cui è proprio la chiesa, nella figura del suo massimo rappresentante su questa terra, a farsi promotrice di una campagna antiutilizzo del preservativo che non aiuterebbe a risolvere il problema dell’Aids, anzi, lo aggraverebbe:

Ecco. Questo dovrebbe offenderci, non il suo opposto.
E allora ben vengano ragazzini che rivolgendosi ad altri ragazzini prendono posizione da quel palco.
Ben venga che oggi se ne parli.
Ben venga che urli allo scandalo proprio chi li ha invitati sperando in una situazione simile.
Ben venga anche che le menti fine li accusino di aver cercato lo scontro per attirare l’attinzione su di sé.

It’s only rock ‘n roll, baby.
Fate come dicono loro, preservatevi e divertitevi.

Baci.

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