JDn.s.#3 – Making of – Paura, delirio e ideazione.

29 dicembre 2010 da Mauro

Approfitto dell’uscita del mio primo albo di John Doe per mostrare una parte di quella serie di processi (mentali o produttivi che siano…) che solitamente restano soltanto nella testa degli autori o nelle porte chiuse delle redazioni.
Sperando di non annoiare chi, queste cose, le vive ogni giorno, e di interessare chi le sente per la prima volta.

Queste righe non pretendono di spiegare come si fanno i fumetti, raccontano semplicemente quello che ho vissuto io e quante strade sbagliate ho preso prima di imbroccarne un paio giuste.

Alla base della nuova stagione di John Doe ci sono state un sacco di telefonate con Roberto, tante chiacchierate ed una unica, grande, riunione a casa di Lorenzo in cui i due papà di John parlavano animatamente del loro personaggio, sotto gli occhi della piccola Greta, di Tiziana e i miei.

Avevo un sacco di cose da dire riguardo la nuova stagione ma me ne stavo in rigoroso silenzio… non volevo fare la figura dell’ultimo arrivato che improvvisamente si mette a spostare i mobili a suo gusto.

Li vedevo parlare del mondo che hanno creato e mi faceva piacere notare le differenze tra i due. Le stesse differenze che stanno alla base del successo di John.
Lorenzo e Roberto sono due autori così estremamente diversi che un personaggio che mixa le caratteristiche di entrambi doveva per forza uscirne fuori ricco di sfaccettature.

E’ Roberto a buttarmi nella mischia del brainstorming. Ci tiene che dica la mia e che non mi tenga niente (dopotutto è stato lui a spingere forte per farmi salire a bordo).
Lo faccio e li spiazzo un po’ perchè gli porto un elemento che forse non si aspettavano, ossia quello che voglio io da lettore di John Doe più che da autore.

Eccheccavolo, sono appena entrato a bordo nel team autoriale ma seguo la testata dal numero uno, quindi ne sono moooooolto più lettore che autore.

In pratica gli faccio da avvocato del diavolo, li stuzzico su quello che mi manca e che mi aspetto. Su quello che ho perso e che vorrei ritrovare e su quello che, di John, vorrei che non cambiasse mai.
Molte delle cose che dico li fanno sorridere perchè le scrissero proprio con l’intento di far affezionare il lettore, altre se le segnano e le infilano nella trama generale che stanno imbastendo.

Fatto sta che, interrotti dalle splendide pennette di Tiziana, ci alziamo dalle poltrone con la storyline della nuova stagione di John Doe chiara in mente.
Non conosciamo per filo e per segno cosa accadrà in ogni singolo episodio ma sappiamo perfettamente da quale punto partirà John, per quali strade passerà e dove si concluderà il suo percorso.

Adesso arriva il difficile.

“Pensa al tuo primo soggetto.” Mi dice Roberto.

“Buon appetito.” Rispondo io con la bocca piena.

Pensa-al-tuo-primo-soggetto. Queste parole mi rimbalzano per la testa nelle ore successive e nei giorni seguenti.
Mica facile.

Sono abituato che prima di partire con un progetto si fanno 2764 riunioni, si pianifica tutto fino all’ultima virgola con impeccabili piani di produzione e questi due pazzi vogliono che io inizi a scrivere il loro personaggio dopo una sola riunione. Ok. Panico. Panico. Che scrivo? Cosa scrivo che non mi faccia cacare come lettore? Cosa scrivo che non mi faccia odiare da tutti i fan del personaggio? Cosa per riuscire a divertirmi?

Mentre Rrobe sfornava una genialata dietro l’altra del numero 1 (ancora in mente la telefonata ricevuta quando gli è venuta in mente la sequenza che cita in maniera dissacrante uno dei momenti più lirici di tutto Watchmen!) io ero lì a chiedermi: cosa voglio raccontare? So cosa DEVO raccontare, nel senso che abbiamo stabilito nelle linee guida cosa dovrà accadere nei primi numeri, cosa DOVRA’ fare John… ma cosa VOGLIO raccontare per far arrivare questo concetto al lettore?

Ok qui iniziamo ad entrare in area spoiler, quindi, se avete già letto il terzo numero della nuova stagione di JD continuate pure.

Potete continuare anche se non lo leggerete mai o se, come me, dimenticate le trame un minuto dopo averle lette.

John, dopo il set up del primo numero scritto da Roberto, dovrà iniziare a fare i conti col fatto di essere un dio che perde, ogni giorno di più, il consenso dei suoi fedeli. Se nell’episodio di Lorenzo lo vediamo alle prese con una persona che ha perso la fede, nel mio, Robin dovrà escogitare un modo per fargli fare proselitismo.

Quale modo?

In testa mi rimbalzavano da tutte le parti i ricordi degli esami di Storia delle Religioni dati durante il mio periodo universitario.
Torno nella casa dei miei, recupero un paio di quei libroni sulle religioni monoteistiche e trovo un mio appunto scritto a penna e virgolettato: “Per l’ateo “Dio” non è. Non esiste. Sono tre lettere unite di seguito che non gli descrivono niente che esista realmente se non nella mente di chi che le sta pronunciando. L’ateo “dio” non lo vede.”

E inizio a buttare giù una storia in cui John dovrà vedersela con un nemico che non lo vede.
Un nemico per cui lui non solo è invisibile: non esiste proprio.

Grazie ad un delirante flusso di coscienza mi viene in mente il potentissimo arco di storie di Chuck Dixon e Romita JR sul Punisher War Zone degli anni ’90 e quindi decido che i nemici dovranno essere sette.
Ognuno avrà delle sue specifiche caratteristiche, ma tutti hanno in comune il non percepire l’esistenza di John.
Decido di cercare online per trovare i sette atei più famosi della storia.
Decido di inserire sicuramente Galileo Galilei.
Decido di chiamarli “Gli Eretici”.

Decido che non me ne frega un cazzo.

Eh.

Arrivato fin qua… mi accorgo che tutto il fuoco che avevo per raccontare questa storia, muore irrimediabilmente. Non me ne importa più nulla. Non m’affascina.
Perchè sto raccontando ‘sta roba? Che voglio dire con questi personaggi?

Niente.
Butto tutto.
Tranquillamente.
Me lo insegnò proprio Lorenzo anni fa: vietato affezionarsi alle proprie parole.

Parole sante. Se ti leghi troppo alle parole queste diventano pesanti come un masso che ti trascina giù per l’Hudson a far compagnia ad un sacco di scrittori impantanati.

Quella storia mi divertiva ma non mi dava molto di più. E soprattutto non mi serviva. E io invece voglio “usare” (per quanto orribile sia questo verbo) John Doe. Lo voglio usare per raccontare quello che ho dentro. Lo voglio usare per parlare di me. Lo voglio usare per mettermi alla prova, affrontarmi e vedere chi è che resta a terra. Voglio metterci quello che conosco.

Me lo dice anche Roberto di non perdermi su troppe pippe e di metterci quello che so.

Ok allora vada per il cinema. John dovrà fare cinema. Anzi, tornando al progetto iniziale: Robin convincerà John a fare un film che dovrà fare proseliti.

Ok ma quale sarà il conflitto di questa storia?

Ok ci sono!  Dell’idea di prima non butto proprio tutto tutto: il regista è ateo!
Il regista NON VEDE John!
Quali figure non vede il regista?
LE COMPARSE!

Grande! Ho adorato da morire la serie inglese Extras, ambientata nel mondo delle comparse, e ora posso utilizzare anche la mia esperienza in merito per usarla su questo episodio.
Mi siedo e butto giù il soggetto che mi verrà in seguito accettato da Lorenzo & Roberto.

Un soggetto che, come vedrete, sarà parecchio diverso da quello della storia che potete leggere questo mese in edicola.

Fine prima parte.

Scritto in fumettaria, john doe, me

10 commenti

  1. Sand -

    Che bel racconto…quando esce il secondo albo? :-)I contenuti speciali non mi hanno mai affascinato molto, ma devo dire che li ho ampiamente sottovalutati…ah, (colgo l’occasione)sono fiera di te!

  2. Melissa -

    ho sempre amato i dietro le quinte e questo pezzo è davvero stuzzicante, e soprattutto bello leggerlo subito dopo aver letto l’albo, che tra l’altro mi è piaciuto molto!
    Si sente che è una cosa vissuta con entusiasmo ed emozione e voglia di scoprirsi e scoprire… non può che venirne fuori qualcosa di buono.
    Complimenti!

  3. Ture -

    Io i complimenti te li ho già fatti in via privata.
    Non ho altro da dire, in effetti…

    Posso dire cosa non m’è piaciuto. Poco, ma c’è.

    -Un paio di refusi qua e là.
    – Quando incontra suo padre c’è scritto “1981”, ma perché non avete messo pure che si tratta di un altro mondo? Perché leggendo ho l’impressione che i 78 (più lo speciale :D) numeri precedenti non abbiano influito su john?
    Che fine hanno fatto i nuovi cavalieri? li avete fatti sparire e basta?

    Ripeto, la storia in se è stata meravigliosa, ma l’impressione generale mi lascia un tantino perplesso.

  4. Mauro -

    @Ture
    Ehy non vale, i complimenti in chat e le critiche sul blog!?!?!?! 😉
    A parte gli scherzi, riguardo alla dida con scritto 1981, quello non si tratta di un altro mondo. Come non si tratta di un altro mondo la scena in cui John piccolo e suo padre guardano la tv. Semplicemente, John Dio (chiamiamolo così), quando vuole andare a parlare con suo padre, lo va a cercare in un luogo – e in un momento – simbolici per lui, ossia quando suo padre lo accompagnava a giocare ai videogiochi a coney island. Poi, da quel luogo reale, lo sposta in una specie di limbo irreale dove stanno soli loro due. Ma coney island in quel giorno del 1981 è dove lui trova effettivamente suo padre. Poi da lì entrano in un luogo senza tempo.
    Oltretutto, quel luogo e quel momento erano già stati raccontati da Roberto nel numero iniziale della quarta stagione disegnato da Accardi.
    Per quanto riguarda invece i nuovi cavalieri… non sono di mia competenza, quindi rivolgi la tua domanda a Rrobe o a Lorenzo! Quello che posso dirti io è che nelle mie prossime storie non li vedrai.
    Per quali altre motivazioni la storia ti ha lasciato perplesso?

  5. Ture -

    Eccerto, sennò che piacere c’è? Io mi vergogno 😛

    Uhm, si, detta così funge.

    Comunque ottima scelta quella del titolo 😉

  6. CREPASCOLO -

    Anche Chuck Dixon non vede le comparse. E nemmeno Mike Baron. Probabilmente Tom De Falco invitava il futuro sceneggiatore di Punisher a casa sua e lo rimpinzava di pennette, poi gli chiedeva quanti extras avrebbe stecchito a numero Castle.
    Cadono fulminati dalla Colt del primo Tex non meno di 15 cattivoni a micro albo nel 1948. Poi si è dato una calmata. O ha passato la staffetta al Punitore.
    Solo recentemente, Gail Simone – sarà un caso, ma si tratta di una scrittrice e non di uno scrittore – ha dato dignità e spessore ad un Parademone senza nome ( Criminali Uniti – prequal del serial dei Secret Six -DC Comics/Planeta De Agostini ).
    E’ ora di finirla con il concetto di un pugno di creativi che si abbuffa di carboidrati e poi scarica le calorie in eccesso nella panza di figurine abbozzate solo per lasciarci le
    penne(tte ).
    Ricordo un vecchio serial mediasettico con la De Sio che non canta e Barbareschi pre parlamento in cui un David Naughton post Lupoamericanolondinese è una comparsa che cerca di diventare protagonista nella vita. Nessuno si ricorda di lui oggi e persino il suo pard Griffin Dunne è passato alla produzione, praticamente (s)comparse. So goes life.

  7. Mauro -

    E’ con un gioco di parole molto simile che il co-protagonista dell’albo si presenta ai lettori: “Ci chiamano comparse vogliono che nessuno si accorga della nostra presenza, Sarebbe più giusto scomparse, allora. No?”

  8. CREPASCOLO -

    Non l’ho ancora letto. Devo farlo al più presto allora.

  9. Neb -

    io con John ho un problema a monte, ma trovo comunq

  10. Neb -

    dicevo: io con John ho un problema a monte, ma trovo comunque molto interessante l’aver potuto leggere l’albo e i post che illustrano le varie situazioni, l’incontro, la fecondazione, la nascita, il parto, quelle menate lì insomma! ;-P Comunque la fase adolescenziale è sempre la peggiore se mo’ superi questa è fatta! ahahahaha
    ^____^

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