The Walking Dead Episodio 1 – Recensione.
Inizia col passo lento del vice sceriffo Rick Grimes l’adattamento televisivo del più premiato Fumetto Con Zombi di sempre.
Ed è lo stesso passo cadenzato che detta la misura della scrittura e della regia di Frank Darabont.
Pur strizzando l’occhio alle suggestioni zombesche di Snyder (l’incipit con la bimba) e Boyle (ok, qui diciamo che gli occhi li schiaccia anche tutti e due), Darabont dice no al linguaggio filmico degli zombi d’inizio millennio, affidandosi a quella regia invisibile e puntuale che ha caratterizzato suoi, ottimi, precedenti lavori come Le ali della libertà e Il miglio verde.
Scelta che si adatta così bene alla visione antisensazionalistica, antispettacolare che Kirkman ha instillato nel mondo di Walking Dead da creare una perfetta e misurata amalgama di forma e contenuto.
Nel pieno rispetto della materia narrata nella serie a fumetti e senza mai sembrarne un derivato, Darabont non si limita ad adattarla per il nuovo media, bensì la amplia arricchendo ciò che finora era stato semplicemente accennato.
Il fulcro dell’attenzione è sempre e ancora più forte, l’uomo.
L’uomo che scappa, l’uomo che si rialza, l’uomo ignaro, l’uomo che combatte, l’uomo che uccide, l’uomo che salva.
L’uomo che ha bisogno della sua famiglia e l’uomo che la cerca in quella degli altri.
L’uomo che nonostante abbia tutto il mondo contro cerca in tutti i modi di trovare la strada verso la serenità.
E, dall’altra parte, lo zombi.
Lo zombi lento e che non dice cervello. Lo zombi che ciondola fedele al Romero di ieri e cerca di tornare a casa in linea col Romero di oggi.
Il non morto come metafora di malinconico non vivo, di rimpianto, di inesorabilità.
Tutto intorno a loro: l’ambiente.
L’habitat che ricorda cosa si era e mette in guardia su cosa si rischia di diventare.
L’ambiente che continua a vivere e a far crescere le piante anche se l’umanità si sta estinguendo.
L’ambiente che se ne frega eppure è ancora una volta l’unica madre in grado di proteggere.
E se questo è Walking Dead sul piano più concettuale, è difficile non restare sorpresi dalla qualità degli effetti visivi e dalla realizzazione delle creature (la zombi della bicicletta è uno dei migliori esempi di sempre), così come dalla messa in scena che fa di necessità virtù ,utilizzando così bene e a proprio vantaggio i limiti di budget, da far pensare che quella delle serie tv sia veramente un’alternativa preferibile a quella cinematografica.
Ogni attore è perfettamente in parte, la qualità del sound effect è alle stelle (la sequenza con la macchina dei rapinatori che vola e si schianta è ancora ben presente nelle mie orecchie), la colonna sonora accompagna senza preoccuparsi di farci saltare sulla sedia e la fotografia viaggia sulle sue gambe senza risultare schiava delle saturazioni delle color correction modaiole.
Quindi, per quanto mi riguarda, la mia opinione sulla prima puntata di The Walking Dead, è perfettamente in linea col pensiero dei Radiohead: Everything IS in it’s right place.
Attendo, con fiducia, le prossime puntate.
Soprattutto la quarta in cui sarà lo stesso Kirkman a sceneggiare l’episodio!
Stellette? 7 su 10
mi stupisce questa tua recensione così positiva. Sinceramente l’ho trovato molto prevedibile e con una struttura narrativa da videogioco, non c’è stato un solo evento che non scorresse via liscio come ci si aspetterebbe. Detto questo lo seguirò molto volentieri sperando di essere sorpreso e smentito…
Uhm. Ma… sei sicuro che ti è piaciuto?
(Io non l’ho ancora visto. Sto solo leggendo fra le righe della tua recensione… ma magari leggo male.)
A me tendenzialmente potrebbe piacere davvero… anche se non conosco nulla del fumetto, ammetto la profonda ignoranza, ma sono fuori dal giro dei fumetti da eoni.
Non so, mi trasmette una sensazione da Resident Evil (il primo gioco) e di come doveva esserne realizzata la trasposizione cinematografica e non lo è stata. Ma anche un po’ tipo Dead Rising.
Comunque preferisco lo zombie lento ed inesorabile alla Romero allo zombie ninja.
vista molto carina e in questa rivisitazione meno impegnativa mi piace ancora più dei vari film. Ciò che non capisco è come geniacci della cinematografia non cerchino di spostare in parte il tiro, di mutare il dramma del ritorno dal regno dei morti. Cazzo un morto, anche se no dilaniato da lamiere, è un morto, è un insieme maleodorante con sfinteri che si rilasciano e minzioni improvvise. Ora non sono un esperto ma non ricodo film che abbiano almeno accennato alla puzza, all’idea di morto e dolore per una cagata che brucia er culo. Io ho sempre pensato che uno che torna in vita debba sentirsi i polmoni in fiamme perchè tornano a toccare aria. Questi zombi del cinema si sfonnano di cibo e non li vedi mai che se cagano addosso che se fermano in un angolo a pisciare. e certo che con quella loro lentezza nell’incedere potrebbero anche piscire camminando. E poi la vista non tornerebbe a funzionare, il bulbo, il vitreo e il suo umore si repprendono presto… quanto sarebbe più carino un film di zombi che si muovono come le palle di un biliardo sbattendo dapertutto spaccandosi la faccia contro un semaforo e finendo in crepacci o sotto le buche della metro. Basta con sti cazzi di ballerini impegnati in coregroafie da gino landi, jeko è morto e presto lo seguirà anche pippo baudo. per ora aspetto una visione della morte e dei suoi partecipanti più consona e rispettosa 🙂
naturalmente accenno solo al fatto che se i morti sentono l’istinto della fame io aspetto con ansia qualche scneggiatore di fiducia (maurè?) che investa in trame sessuali tra corpi cavi che se scopano a grilleto moscio e macero.
Credo che Darabont con la sua regia abbia ancora più sottolineato l’aspetto western della serie a fumetti creata da Kirkman con gli zombie parzialmente nella parte degli indiani.
Sono d’accordo con Mauro, aggiungo che è dai tempi di Dead Set che non vedo un audiovisivo dedicato agli zombi di tal fattura.
@Daniele
Ciao!
Io questa sensazione di prevedibilità a step da videogioco non l’ho sentita. Prendi ad esempio l’incontro con il nero col bambino. In un’altra storia sarebbero diventati comprimari fissi o sarebbero morti. Il fatto che vengano lasciati lì, alle prese con la loro storia personale me l’ha fatto sembrare molto reale. Così come la presentazione di quelli del camper, o l’arrivo in città. Forse solo l’utilizzo dei mezzi di locomozione può essere visto in chiave strumentale.
@Tito
Si, m’è piaciuto molto! C’ho, tra le righe, un super io che rema contro? 🙂
@Black75
Più che un Resident Evil vedila come una serie che mostra a che punto può arrivare l’uomo pur di sopravvivere in un contesto avverso. E gli zombi sono, fortunatamente, fedeli al dogma romeriano.
@Nuccio
Effettivamente di film porno zombi non se ne sono mai visti. M’hai dato una bella idea. E’ andata.
Puoi venire ad assistere alle riprese.
@Cicca
Vero. Zombi come outcast. Troppa acqua di fuoco.
@Valentino
Che bello dead set… ne voglio ancora!
Leggendo avevo questa impressione, questo sospetto. Qualche puntino sulle i di troppo… ma mi sbagliavo, a quanto pare.
beh…il nero e il bambino secondo me torneranno.
Comunque devo dirti che ti avevo scritto a caldo perchè oggi, a freddo, non vedo l’ora di vedere la seconda puntata ;-P
Un Beautiful con gli zombie in mezzo. E per di più alle undici di sera.
Ma per favore….