Soltanto chi ami può deluderti.
Luttazzi copia.
Tormentone che gira da anni e che di solito segue la frase “Luttazzi mi fa schiantare dal ridere”.
E’ che comunque pensi ok, si sarà ispirato, avrà citato una battuta, ma magari quel modo, quelle pause, quelle faccette, quei tempi… quella è roba sua ed è quello che fa la ricchezza dello sketch.
E invece no.
Tutto preso paro paro.
Non tutto, scusate, sicuramente questa roba è l’otto per mille del suo campionario (sono – fondamentalmente – un buono) però cazzo se di questo 8 per mille deve prenderne atto.
Sei stato sgamato? Stacce.
Ammettilo, dedicagli un nuovo sketch.
Ma non offendermi ti prego. Non insultarmi negando.
Non insultarmi irridendomi.
Ti stimo se affronti la cosa e non scappi come stai facendo.
Se cancelli, se continui a mettere a tacere avrai abbracciato il lato oscuro della forza.
Qui potete seguire tutto il video senza censure.
Troppo doloroso vedere tutto il filmato sull’Unità. Tra l’altro guardandomi su Youtube gli spettacoli di Bill Hicks e George Carlin (li trovi sottotitolati sul canale di Pompelmo Meccanico) avevo già da tempo ravvisato le mille coincidenze, e al blog con l’elenco ci ero arrivato qualche settimana fa. Che dire? Che sono tentato da una dissonanza cognitiva grande come l’Antartide? Che forse Daniele, andando per primo a esplorare un certo modo di essere comico, si è sentito in diritto di prendere in prestito parte del repertorio?
Questa è l’unica giustificazione (una giustificazione comunque insufficiente), ma come dici tu, adesso è giunta l’ora di una spiegazione. Quattrocento battute sono tante, anche di fronte a un repertorio di un milione di battute originali e bellissime, anche per chi sta in prima linea, con coerenza stoica, nel combattere una battaglia artistico/politica che mette al centro la dignità e la libertà di ognuno, in primo luogo dell’artista stesso.
Sono curioso di vedere che cosa dirà, ora che la cosa è arrivata anche a media più diffusi. Sono curioso, e perfino un po’ fiducioso. Speriamo che non ci deluda.
Ho appena letto quello che ha scritto oggi nel suo blog. Sono deluso, non spiega la quantità delle battute copiate, che poi è il centro del problema (anche perché un tempo si difendeva parlando di Easter Eggs, cose per cultori disseminate come in una caccia al tesoro… una caccia a quattrocento tesori?)
C’entra niente ma…
I due personaggi del tuo header, scoperanno prima o poi?
@Paolo
Infastidisce vedere la ripetizione pedissequa di tutta la struttura della battuta, dall’introduzione, alle pause, alla risata, alla controbattuta quando tutti pensano sia finita.
Infastidisce la supponenza con cui non pensa sia necessario ammetterlo e scusarsi. Con cui evita di rispondere alle domande. Con cui si schiera dalla parte del potente che non vuole essere criticato.
@Emi.
Forse hanno già scopato. Forse non si sfioreranno mai. Sono solo sorpresi entrambi del fatto che si sono trovati senza cercarsi 🙂
perchè non mi meraviglio della risposta di Luttazzi alla faccenda?
son ridotta così male?
O.O
Dai non siamo così drammatici: ha tradotto molti spettacoli dei comici americani che non avremmo mai visto in vita nostra probabilmente e ci ha proposto una comicità fresca e nuova a cui non eravamo abituati.
Non è materia del suo cervello? non ne facciamo una tragedia: ci ha fatto comunque riflettere e pensare ed io a questo do un merito molto più alto rispetto alla proprietà, o meno, dei testi.
@Marco
non potrei essere più in disaccordo.
Luttazzi non s’è mai posto come un divulgatore altrui quindi l’onestà intellettuale è già andata a farsi benedire.
Ma il rpoblema vero non è tanto quello quanto il fatto che nel momento in cui vieni sputtanato in una maniera così plateale DEVI essere onesto con chi ti segue e stima.
Non puoi percularlo come un presidentedelconsiglio qualsiasi.
Devi accettare, scegli tu il modo, io proponevo di girarla in sketch, di riportarla sul tuo terreno di battaglia e usarla a tuo uso e consumo. Ma scappare e mentire sono offese all’intelligenza del proprio pubblico.
riflessioni a margine:
può succedere che un autore scopra che un pischello abbia copiato qualche vignetta di un suo lavoro, pubblicato ed apprezzato dai molti. e che queste vignette copiate, probabilmente all’ insaputa del pischello stesso, finiscano pubblicate senza retribuzione su una rivista che è poco più di una fanzine.
l’ autore si indigna ma, dall’ alto della sua magnanimità, si produce “soltanto” in una pubblica reprimenda del giovane sul suo blog.
questo fatto scatena una simpatica serie di rimbalzi tra bloggers, in un susseguirsi di: “la carriera del pischello è finita sul nascere!”, “ma si rende conto delle implicazioni legali?”, eccetera, in toni tra l’ indignato ed il derisorio.
succede poi che un apprezzato autore comico si riveli poco più che un oculato traduttore (la qual cosa, si badi bene, ha significato grandi ricchezze per una grande quantità di autori musicali italiani una cinquantina di anni fa), ed il tenore dei commenti cambia, spostandosi su un più morbido “forse ha esagerato”, “basterebbe una spiegazione più scherzosa”, “mi ha regalato comunque tante risate” e “ha svolto una importante funzione culturale”.
il mio commento va dunque agli appassionati che frequentano i blog di settore:
forti coi deboli, deboli coi forti?
detto questo, continuo a non capire dove siano esattamente i paletti da non superare, nel mestiere creativo:
non mi devo far scoprire?
se ricalco, devo farlo invertendo l’ immagine?
posso copiare ma non ricalcare?
devo avere animo puro ed essere animato da buone intenzioni?
negli anni del file sharing, in cui il pubblico reputa (a meno che non si voglia abbracciare l’ ipocrisia come modello di pensiero) che gli autori e gli editori possano prescindere da un riconoscimento economico della paternità delle opere, si continua a mettere alla gogna i plagi.
per me è fortemente contraddittorio.
chiudo ricordando che il diritto d’ autore è solo la faccia presentabile di controllo&censura.
a frappè!
Riguardo la riflessione a margine penso che tutto sia direttamente proporzionale dalla quantità di sostenitori che ha il plagiatore.
Nel caso terre emerse erano la quasi totalità degli addetti ai lavori che si sono schierati apparentemente in difesa.
nel caso scuola di fumetto l’assenza di sostenitori ha fatto si che venisse virtualmente gambizzato e le sue risposte non hanno aiutato
Nel caso luttazzi i suoi sostenitori da una parte temono che dando risalto al caso si arrivi a fare il gioco di chi ha allontanato Luttazzi dagli schermi televisivi – e quello che OVVIAMENTE sta facendo Il Giornale era ipotizzabile, quaso dovuto – dall’altro sono come amanti feriti che dicono che forse, qualche schiaffo se lo sono meritato e che se anche lui li tradisce fa bene.
Dalla mia ribadisco che tutto sta nel come decidi di porti col tuo pubblico una volta in cui vieni sgamato.
Detto ciò, continuo a pensare che il diritto d’autore abbia a che fare più col rispetto che con la censura.
Che poi prenda quella deriva è l’aberrazione da risolvere, non il principio.
@Mauro
Penso che partiamo da due presupposti diversi Mauro: io antepongo il lavoro di “apertura delle menti” a quello prettamente artistico e creativo, sul quale concordo nel ritenerlo quantomeno debitore di qualche chiarimento.
Se mai chiarirà, o se continua con le sterili difese finora fatte, prenderò atto che il valore di Luttazzi sarebbe potuto essere uguale a quello di Pavese che traduceva Moby Dick o della Pivano con Spoon River solo che più disonesto e preferirò a questo punto vedere i comici a cui si ispira ringraziandolo solo di avermeli fatti scoprire.
Tra l’altro sarei interessato a comprendere quanto (scherzosamente parli di otto per mille) ha “preso” dai comici americani e quanto è farina del suo sacco: ad esempio nell’ultimo spettacolo mi sembra si concentri molto su fenomeni nostrani e non so quanto di quello sia estratto da altri autori.
@Mauro
Ok ma la mia mente si apre non solo grazie a delle battute, ma grazie all’esempio di un uomo che, trovandosi con le spalle al muro per una serie di scelte ritenute, diciamo non così popolari, reagisce dimostrando in primis rispetto verso il suo pubblico. Questo mi aprirebbe la mente come e più di una battuta sul buco del culo delle galline! 🙂
A me la cosa che ha dato più fastidio sia l’appellarsi alla “Strategia Difensiva di Lenny Bruce”.
Un conto è dire : Lenny Bruce, accusato di fare comicità volgare, in tribunale si difende dimostrando che quegli spettacoli contenevano stralci di Aristofane piuttosto che Shakespeare (dico 2 a caso), quindi se lui è volgare, lo sono anche “i classici”.
Applauso a scena aperta.
Bruce fa un figurone, i denigratori via con la coda tra le gambe. Aristofane e Shakespeare se la ridono tra le nuvole. Di fatto, nessuno è stato danneggiato, se non nella propria autostima e di sicuro non ha sottratto guadagni e fama al vate di Sua Maestà e simili.
Altro conto è prendere non battute, non gesti, non faccette, ma INTERI SKETCH che durano decinde di minuti e riproporli in spettacoli/libri su cui ci si guadagna senza il benchè minimo cenno di “nota a margine”.
Non è plagio.
Non è divulgazione culturale.
E’ frode.
Economica e etica.
E’ vero, negli anni ’50 molta musica italiana si è fatta traducendo di qua o di là… ma, credo, sempre avvertendo /pagando l’autore originale. Cito un esempio -musicale- a caso: beyond the Sea/Sur mer.
Detto questo, EPIC FAIL di Luttazzi. Come dice mauro “hai toppato, e mo t’aa pii inderposto: ce devi stà”
E, sinceramente, mi spaventa chi dice “allora così legittimiamo l’editto bulgaro”.
Sono deluso da Luttazzi, ma il mio disprezzo per lo psiconano non si è mosso di un millimetro nella mia personalissima (e come tale opinabilissima) scala di valori.
PS
Vado a magnà! 😀
non so , mauro.
a me continua a sembrare che si continui a dare troppa importanza a come lo sgamato affronti la situazione:
se il pischello avesse risposto meglio alle domande su scuola di fumetto il suo lavoro sarebbe cambiato?
se luttazzi offrisse una brillante via d’ uscita a se stesso e ai fan i suoi monologhi cambierebbero?
della questione in se’ non si parla mai in termini analitici.
per quanto riguarda la storia terre emerse, ricordo invece che la quasi totalità degli addetti ai lavori che conosco fossero invece in linea con le critiche, piuttosto che in difesa. ma tu di sicuro frequenti e conosci più gente (non è sarcasmo, è la verità, eh!), quindi do per buona la tua affermazione.
il diritto d’ autore nasce per arginare la libertà di stampa, o sbaglio?
non c’ è aberrazione da risolvere.
Rispondo a Mauro, Marco, Spino e Cristiano tutti assieme (piacere Cristiano, gli altri già li conosco 🙂
Secondo me qua si sta sbagliando il punto. E’ normalissimo che quando chiunque inizia a fare qualcosa (sia un mobile, un vestito, un pezzo comico o un fumetto) guardi soprattutto ad altri autori che sono venuti prima di lui o a un contemporaneo che stima particolarmente. Non c’è niente di male e fa parte dell’apprendistato.
Normalmente però c’è anche una fase di rielaborazione, risistemazione, in cui impari la lezione del tuo grande maestro, la fai tua e vai avanti. I tuoi disegni, mobili, vestiti, sceneggiature in alcune cose assomiglieranno a quelle del maestro ma va bene così. A te fa anche piacere assomigliarli e pur essendo a volte simili, in altre cose saranno completamente diverse. Perché siete due persone diverse e le cose che produrrete saranno per forza differenti.
Poi c’è un altra cosa, ed è il plagio. Ovvero quando non hai tempo, voglia o la tua ragazza ti frantuma i coglioni e non riesci a concentrarti e allora copi. E per copiare intendo che prendi un pezzo o addirittura uno sketch comico intero e lo metti esattamente così com’è nel tuo scritto. E la cosa più bella è che se ci metti le virgolette e indichi la fonte, nessuno ti dirà mai niente, anzi qualcuno ti ringrazierà per avergli fatto scoprire un nuovo autore (ed è quello che avrebbe fatto Luttazzi, Marco, se nei credits dei suoi spettacoli o addirittura nel suo blog, avesse indicato i nomi dei comici a cui avesse attinto, magari mettendo gli spezzoni presi da YouTube. Ma non l’ha fatto).
Se poi il pezzo è particolarmente corto puoi anche metterlo là, senza virgolette, e i tuoi lettori, che magari hanno il tuo stesso background culturale, sgameranno l’omaggio e sorrideranno complici.
Ma se tu copi & incolli interi minuti di altri, non gli riconosci la paternità dell’opera e soprattutto ci mangi con quello che altri hanno inventato, allora no. Stiamo esagerando. E mentre nel caso delle tavole copiate dall’esordiente, lui c’entrava pochissimo visto che erano, se ho capito bene, suoi esercizi privati che poi per una serie di casini sono finiti su una rivista (ovvio che avrebbe potuto dire: “Aspetta, le rifaccio che veramente sono solo un esercizio ripreso da quest’autore che mi fa impazzire”), qua Luttazzi ci fa spettacoli interi con un patrimonio di battute prese da altri (addirittura 500 minuti a fronte di un 1200 totali di lavoro di Luttazzi, più del 50 % secondo le accuse).
E questo, dai suoi fan, non può essere accettato. Come è giusto che sia, Luttazzi lavora per un pubblico. E se il pubblico gli da addosso, Luttazzi si deve difendere e riconquistarselo.
Avesse fatto uno spettacolo intitolato “la miglior satira americana rivista e corretta da Daniele Luttazzi” credo che ci sarebbe stata una standing-ovation nel suo pubblico e il DVD allegato con l’Unità. Ma Luttazzi si difende dicendo che è la sua strategia nei processi di diffamazione. E va benissimo se funziona. Ma non è che se non lo dici gli avvocati del tuo avversario nel processo non lo sanno. Anzi, rendila pubblica, così ci pensano due volte prima di denunciarti.
Per me quindi ok, Luttazzi che adatta Woody Allen è un genio. Viene pagato per farlo, Woody Allen pure. Io rido, dico bravo a Luttazzi, bravo ad Allen, maledico Berlusconi e ringrazio Luttazzi che mi ha aperto gli occhi e fatto pensare. Ma in quest’ordine.
Se Luttazzi a fronte di un’accusa così pesante da parte dei suoi stessi sostenitori, non riesce a portare nessun’altra linea difensiva che quella del “Eh, io l’avevo detto però” taroccando le date dei post sul suo blog, allora la cosa è da prendere un po’ più di petto. Anche perché Luttazzi sarà stato anche un grande esautorato dall’Editto Bulgaro del presidentedelconsiglio ma proprio per questo deve essere lui il primo a controbattere e a utilizzare mezzi che non siano quelli della cricca al potere.
Anche perché su un punto sono d’accordissimo con Mauro. Se ci faceva l’intero prossimo spettacolo su sta storia era un genio e avrebbe non solo riconquistato il vecchio pubblico, ma ne avrebbe sicuramente attirato di nuovo. E io il DVD me lo compravo pure.
“Quasi il 50 %” QUASI! 😀
E due ultime cose.
Se poi di plagio si tratta, gli autori americani saccheggiati ci penseranno e denunceranno Luttazzi che ci penserà due volte a quel punto a mettere battute di altri nei suoi spettacoli, ne scriverà uno tutto suo che farà ridere tantissimo e amen.
Il diritto d’autore invece è nato per tutelare gli autori. C’entra poco con la libertà di stampa. Serviva soprattutto per evitare che altri editori stampassero il libro o l’opera senza versare all’autore manco una lira e danneggiando così l’autore e l’editore che gli aveva pagato l’opera. Credo, se non ricordo male, che ci fu una famosa causa del Manzoni con i Promessi Sposi in Italia su sta storia. Ma il diritto d’autore scade, lasciando libero chiunque volesse stampare l’opera di farlo perché la cultura non è un bene mercificabile, almeno sulla carta.
E adesso seguo Spino e me ne vado a pranzo 🙂
ciao giovanni, piacere mio.
mi permetto di riportare una citazione (fonte wikipedia, non sono andato lontanissimo):
“The origin of copyright law in most European countries lies in efforts by the church and governments to regulate and control the output of printers.”
(MacQueen, Hector L; Charlotte Waelde and Graeme T Laurie (2007). Contemporary Intellectual Property: Law and Policy. Oxford University Press. pp. 34. ISBN 9780199263394).
@Cristiano
No, di per se il fatto che illo abbia plagiato senza citare fonti è condannabile.
PERO’ visto che il concetto di attenuante è stato inventato proprio perchè la perfezione non è di questo mondo, ecco che le motivazioni così come la reazione dell’imputato hanno un loro peso (visto che il concetto di aggravante è stato inventato proprio perchè se la perfezione non è di questo mondo, la stronzaggine sembra trovare sempre e comunque terreno fertile).
Quindi, se oltre a plagiare mi dai del coglione sei doppiamente colpevole.
Ciao Cristiano,
ecco, stavo cercando la stessa cosa prima 😀
Il problema è che copyright e diritto d’autore sono due cose diverse. Sempre da Wikipedia: “in particolare, il diritto d’autore è una figura propria degli ordinamenti di civil law (tra i quali l’Italia), laddove in quelli di common law esiste l’istituto del copyright.”(http://it.wikipedia.org/wiki/Diritto_d%27autore)
E dalla pagina sul copyright: “[Il copyright] Col tempo, ha assunto in Italia un significato sempre più prossimo ad indicare le “norme sul diritto d’autore vigenti in Italia”, da cui in realtà il copyright differisce sotto vari aspetti.”(http://it.wikipedia.org/wiki/Copyright)
Senza diventare dei giuristi qua sul blog, che poi Mauro giustamente ci caccia, io mi riferivo al nostro ordinamento, dove il diritto d’autore (diviso tra paternità inalienabile dell’opera e diritto d’autore vero e proprio) è sulla carta persino più avanzato rispetto a quello del copyright, soprattutto sulla libertà di stampa. Certo se poi pensiamo a come ormai ci puliamo i piedi con le poche leggi buone che avevamo invece di aggiornarle, e magari modificarle in meglio, fa un bel po’ tristezza…
@giovanni.
continuiamo, invece, che mi sembra finalmente una discussione e non il solito lancio di uova da blog e forum.
che poi secondo me mauro apprezza (sennò dimmelo, mauro, che smetto subito!)
allora:
ma infatti io parlo delle origini legislative, e non del significato assunto col tempo.
inoltre “diritto d’ autore” è la prima traduzione di “copyright” per tutti i vocabolari inglese-italiano che ho consultato (sì, più di uno! pedantissimo!).
fondamentalmente le due concezioni che stiamo confrontando si scontrano sulla bontà di fondo della tutela del diritto d’ autore. io la vedo più come un peccato originale, che sta facendo più danni che altro.
piccolo esempio di settore: gli autori disney sono veramente tutelati, o lo è l’ editore?
@mauro:
può darsi che ci sia rilevanza legale, come c’è stata per “per un pugno di dollari”, come mi faceva notare roberto tempo addietro. ma non sono un avvocato, bensì un disegnatore, ed in quanto tale reputo il concetto di plagio vago ed iniquo, e continuo a non trovare risposte alla richiesta di avere una definizione chiara di quello che è trarre ispirazione piuttosto che plagiare dal punto di vista dell’ autore, appunto, e non del legislatore.
che luttazzi sia arrogante, ripeto, ha poco a che fare con l’ opera.
in tutta onestà, dal nostro punto di vista, che non siamo un tribunale, fa veramente la differenza dichiarare o no le fonti?
Fate fate, metto su un caffè e torno.
Quanto zucchero?
Mammamia quante parole!
Io devo fare mille cose e vorrei leggervi tutti… ‘gnà fò.
per ora dico solo che, in ogni caso, gli americani fanno molto più ridere di lui… questo è il grave nel grave.
E allora dai va che tanto Mauro è silente 😉
Non sono d’accordo che l’errore è alla base, quanto più che altro nello svolgimento. Nel senso che va bene, la traduzione letterale è quella copyright=diritto d’autore. Ma non è così a livello legislativo. Facciamo un esempio di quelli proprio terra terra.
Invento una storia. Ci metto il mio nome e se riesco a dimostrarlo in tribunale tramite registrazione SIAE o brevetti o quello che ti pare, quella storia è mia. Ho il diritto inalienabile alla paternità dell’opera e vuol dire che nessuno potrà far girare quella storia senza il mio nome sopra. A questo punto ci posso fare quello che mi pare. La regalo, la nascondo sotto terra, la vendo. Ora, se la vendo ci faccio profitto. Profitto che è coperto dal diritto d’autore che protegge me (padre inalienabile) e il mio editore che ha scucito i soldi per comprare la mia opera e stamparla. Perché se arriva un altro editore che gli piace la storia e la pubblica para para senza dare un soldo bucato a me o al mio editore, ecco lì che lo denunciamo e ci facciamo pagare quello che ci deve (la storia di Manzoni che ti accennavo prima).
Fino a qua direi che non c’è niente di male. E’ l’evoluzione del sistema mecenatesco del rinascimento. Ti pago il soffitto dipinto, tu Michelangelo dipingi, io ho la cappella Sistina. Fine della transizione economica. Quello che cambia è che adesso probabilmente Michelangelo guadagnerebbe anche dai biglietti staccati di chi va a vedere la Sistina invece che solo il Vaticano. E direi che è un bel passo avanti.
A meno che, e qua cominciano i casini, Michelangelo o io autore della mia bella storia, non abbiamo ceduto i diritti di sfruttamento dell’opera. Qua la cosa si fa più complessa, è qua che escono le vere porcate, perché se io cedo tutti i diritti in pratica quell’opera non è più mia e l’editore o il Papa ci fa quel che più gli piace.
E’ in questa zona buia di cessione dei diritti che succede di tutto. E’ qua che campano gli autori Disney, i Bob Kane della situazione e nel mio piccolo, anch’io e tanti altri miei colleghi. Perché in certi contratti (non tutti ovvio) quello che viene modificato è il principio di base. Ovvero che io non sono più il papà inalienabile dell’opera ma divento quasi un artigiano che fa un mestiere sotto la direzione di un editore a cui appartengono i diritti (TUTTI i diritti) di quello che faccio. Da qui tutte le battaglie giustissime degli autori per dire “Ok. Topolino l’hai inventato tu, ma tutte le storie che leggi ogni settimana in edicola, caro Walt, le faccio io! E così ci voglio il nome e ci voglio pure guadagnare il giusto.”
Poi arriva internet, con le nuove tecnologie la duplicazione dell’opera è pressoché istantanea e il diritto d’autore mostra la corda. E si stanno trovando altre soluzioni, per esempio i WuMing che pubblicano il libro cartaceo ma mettono on-line il pdf gratis o le licenze creative-commons, che cercano di correggere le storture del copyright in un modo molto simile al nostro diritto d’autore (ovvero, l’unica cosa inalienabile è l’indicazione della paternità dell’opera, poi ci sono varie licenze, commerciali e non).
Quindi, per come la vedo io, a parte il discorso legale su cosa è plagio e cosa no (credo che esistano delle percentuali non meglio quantificate ma ci vorrebbe un esperto in questo caso) il problema è un altro. Adesso è diventato molto più facile essere sgamato. Nessuno dice che Leone con “un Pugno di Dollari” non abbia fatto un capolavoro e su poi come siano stati gestiti i diritti è tutto ancora da capire (ci sono un milione di versioni).
Quindi riprendere e adattare è sacrosanto. Ma riprendere e adattare, indicando dove hai preso. E se sei bravo, magari farlo anche meglio. Per me spettatore sapere la fonte è importante per un discorso di onestà intellettuale e per me è autore è importante perché se hai preso qualcosa di mio è giusto che me lo paghi.
Io sono d’accordo che non è un sistema perfetto, anzi! Per questo ben vengano tutte le battaglie per il riconoscimento dell’autore e per trovare nuove forme di compenso. Solo che non sono d’accordo sul fatto che in questo caso il principio sia fallato. Lo è molto di più l’applicazione di quel principio e le storture che quell’applicazione ha poi comportato.
divagazione leggermente leggera:
mi è stato appena impedito di vedere un cazzo di video di una band di una ventina di anni fa su youtube per questo motivo:
“Questo video include contenuti di Vevo che sono stati bloccati nel tuo Paese dallo stesso proprietario per motivi di copyright.”
visto che si parla di living colour, aggiungerei pure “copyright rears its ugly head”.
forse dopo torno peso.
Da come la vedo abbiamo una situazione tutto sommato normale, inserita in un contesto fuori dal comune.
Da un lato abbiamo il legittimo diritto di critica davanti al modo in cui un noto autore satirico ha pescato dal repertorio statunitense. Legittime perplessità, legittime domande, legittime riflessioni, ecc…
Dall’altro lato abbiamo un sistema televisivo mai visto nelle democrazie occidentali, con un politico/impresario unico nel suo genere e tutta una storia di epurazioni e censure ancora in corso di svolgimento. Per cui una vicenda per nulla complicata, e forse un autore meno “geniale” di quanto si potesse pensare, diventano un intricato groviglio molto spinoso e complicato da analizzare.
E la colpa di tutto questa situazione anomala di chi è? Ecco non lo voglio nemmeno nominare… ci siamo capiti! :-/
Cioè? Luttazzi plagia interi monologhi e la colpa è del nano?
No, mi sono spiegato male, 🙂
Un caso di plagio, tutto sommato comune nel suo squallore, diventa complicato se l’artista è stato censurato inguistamente da un editto.
Ci sono molte perosne anti nano, che potrebbero farsi condizionare dalla situazione e difendere l’indifendibile.
In una situazione normle, avremmo tutti archiviato la situazione in tre secondi. Almeno questa è la mia opinione.
ma qui non siamo davanti a un caso di plagio comune nel suo squallore. Siamo al plagio sistematico. Che è diverso. Un monologo di sette minuti ricalcato senza citare la fonte è qualcosa di cui devi rendere atto. E vedo parecchio difficile collegarlo a una questione di censura. Anzi. Proprio perchè censurato io valuterei bene l’importanza del messaggio che vado a dare con le mie parole. Quindi inserisco anche questa nel cestello delle aggravanti 🙂
Nel 2012 Luttazzi ha vinto la causa contro La7. La battuta ispirata al monologo di Bill Hicks NON ERA PLAGIO e il giudice ha condannato La7 a risarcire Luttazzi con un milione e 200mila euro. E’ evidente che Luttazzi la sa più lunga di tutti noi e ha ragione a tutelarsi come fa contro le querele e gli attacchi pretestuosi.
p.s. Il falso “scoop” del 2010 fu creato raccontando la storia a metà. Questo blog aggiornato smonta tutte le balle contro Luttazzi diffuse in Rete durante quel killeraggio: http://goo.gl/TptXCX
“Dire di fare una cosa e farla non è imbrogliare.”