Quella notte, che era già quasi l’ARF!
Sono tornato a casa adesso.
E’ quasi l’una.
Sì, è colpa mia che abito su un lago lontano lontano, ma l’ultimo pannello l’ho montato che era già buio da tanto, e l’ho montato anche storto.
Ma questo è ininfluente, la cosa importante è che sopra ci fosse scritto ARF!
Però siamo già alla fine e io questa storia voglio cominciarla dall’inizio, che tanto l’inizio è l’altro ieri.
L’altro ieri, dicembre 2014. Una telefonata, una sorta di arruolamento e di colpo, in una stanza, Gud, Paolo, Stefano, Fabrizio ed io. E Lorenzo, anche che ci parlava delle specifiche dell’Auditorium del Massimo facendoci capire per bene cosa si poteva e cosa non si poteva fare. Metto a fuoco durante una pausa caffè: si sta parlando SERIAMENTE di fare un festival del fumetto. Di farlo a Roma.
Con quali sovvenzioni?
Nessuna, fu la risposta.
Sponsor?
Nessuno, fu la risposta.
Uhm.
Abbiamo lo spazio, il posto dove farlo.
Gratis?
A meno di quanto costerebbe realmente.
E’ un inizio.
Già.
E la domanda “Come lo facciamo?” a quel punto poteva meritarsi la sfrontatezza di un “Come lo vogliamo.”
Tornare alle origini, alla base di quel che facciamo e sappiamo, dove risiede forte e fiero il fumetto.
Punto di partenza e di arrivo.
Un festival dedicato al fumetto. A tutto ciò che è fumetto. A tutto quel che il fumetto tocca e tutto quel che il fumetto è e a tutto ciò con cui si basta.
Autori, Editori, Lettori, il fumetto torna protagonista. Una festa!
I modelli: “I Castelli Animati” di Luca Raffaelli, il “NapoliComicon” di Alino e Claudio, il “TCBF”, “Più liberi più libri”.
Quattro momenti di vera cultura dell’animazione, del fumetto, della letteratura.
Qualcosa cui ci sarebbe piaciuto assistere più che partecipare. Qualcosa che, purtroppo, nella Capitale manca da troppo tempo e che il fumetto deve tornare ad avere. Perché le candidature allo Strega sono comunque un segnale. Le vendite lo sono sempre stato, la qualità lo è sempre stata e i lettori lo hanno sempre saputo.
La formula è davvero molto semplice:
– mostre interessanti
– incontri che non siano tanto semplici conferenze quanto dei veri e propri eventi unici
– spazio ai bambini tanto quanti agli adulti
– opportunità di lavoro
– mostra mercato
– performances di disegno
– coinvolgere il maggior numero possibile di autori e editori.
Abbiamo chiamato tutti e a tutti abbiamo raccontato che volevamo smetterla di lamentarci del fatto che a Roma non accade mai nulla, e volevamo farlo accadere noi.
Anche senza soldi, ma con tutti i mezzi a nostra disposizione.
Ovvio, siamo partiti da quello che avevamo: gli amici.
Gli amici vicini. E poi i colleghi vicini. I conoscenti vicini.
Quelli a cui potevamo raccontare cos’avevamo in mente senza vergognarci di non potergli pagare la trasferta e l’ospitalità per farli venire da noi.
E il loro numero è cresciuto giorno dopo giorno. C’è chi ci ha regalato la locandina, chi ha partecipato col suo tempo e il suo lavoro, chi con un like su Facebook. Ci sono state Fab & Fab che ci hanno messo in riga e hanno fatto sapere a tutti cosa stavamo facendo. E piano piano, ma in un tempo brevissimo, l’ARF! è cresciuto, ha toccato un sacco di gente, anche quelli lontanissimi, che ci hanno chiesto come potevano aiutarci, come potevano contribuire.
Dimostrando quanto amore è possibile provare per questo medium che la stampa continua ancora, ogni tanto, a trattare come qualcosa di serie B.
E in questi ultimi giorni i nostri amici ci hanno aiutato davvero tanto, organizzando campagne mirate fomentando il proprio pubblico, scrivendo articoli su di noi, contattando le redazioni dei giornali e partendo, con le maniche rimboccate, per aiutarci ad allestire.
Quando oggi pomeriggio ho visto entrare i camion degli espositori che iniziavano a scaricare i pacchi con cui avrebbero riempito i loro stand, mi è preso un groppo in gola. Quando ho visto gli originali appesi alle pareti della sala mostre, quando l’area Kids era improvvisamente tutta colorata, ho capito che sì, insomma, c’eravamo l’Arf! era una cosa vera.
Esistente.
E’ l’1.24, tra 5 ore ho la sveglia e tra poco più di otto ore il primo visitatore entrerà a visitare il nostro festival.
Nostro non di noi cinque, ma di tutti quelli – e sono davvero tanti – che hanno contribuito a far sì che esistesse.
Dell’ARF! si potranno dire tante cose e siamo i primi a sapere che per fare bene un festival ci vogliono tre cose: gente preparata, tempo, soldi.
Noi non l’avevamo mai fatto prima, abbiamo avuto solo pochi mesi, e nessun sostegno economico.
Sono assolutamente certo che abbiamo fatto un milione di cazzate e mi spiace per ogni dimenticanza che domani mi sembrerà così palese da farmi sentire un coglione, ma abbiamo un anno per recuperare e fare una seconda edizione ancora migliore di questa. Agli entusiasti dico grazie per il sostegno. Agli scettici chiedo un po’ di fiducia.
Perché questa prima edizione potrà essere un successo oppure una delusione, ma l’unica verità assoluta e incontrovertibile è che prima l’ARF! non c’era, e adesso c’è.
E a me sembra comunque una notizia bellissima.
A domani.
Anzi.
A tra poco.
In bocca al lupo.
Ci vediamo domani.
Grandissima cosa, bravi da matti.
E faccio il tifo per voi.