Yoanne Lemoine & Woodkid
Yoann nasce il 16 maggio del 1983 a Lione.
Di Woodkid non si ha una data di nascita precisa, quello che sappiamo è che la sua comparsa pubblica sulle scene è avvenuta il 28 marzo 2011 a Parigi.
Il primo è un regista di spot animati e videoclip musicali, ma anche un apprezzato fotografo e grafico.
Il secondo è un musicista che con sole 5 canzoni e una manciata di remix è riuscito a creare un inedito miscuglio di folk orchestrale, epica da new wave ed elettronica emodanzereccia.
Nei due videoclip di Woodkid, diretti proprio da Yoann Lemoine i due raggiungono la summa (momentanea) della loro unione artistica ei loro percorsi video/musicali arrivano ad incastrarsi in un perfetto unicum che rivela la verità:
Yoann Lemoine E’ Woodkid.
Ma andiamo con ordine.
Yoann Lemoine nasce sfigato.
L’unione dei geni dei suoi famigli hanno dato vita ad un mezzo hobbit idrocefalo, pelato e con la faccia scema.
Uno che versa in una situazione simile, e per di più paVla fVancesé, cosa diavolo può fare per sopravvivere?
Si iscrive ad una scuola di illustrazione e animazione, si sposta a Parigi e dopo aver frequentato un corso alla H5 (famosi per aver vinto l’oscar col corto Logorama) approda alla BUF Compagnie dove, sotto la direzione di Luc Besson, anima Arthur e i Minimei.
Uh.
Soddisfatto ma non appagato, Lemoine vuole saperne di più e si butta sul live action riuscendo a infilarsi come centoduesima unità sul set di Maria Antoinette di Sofia Coppola.
Il suo gusto per la messa in scena barocca, pulita e minimalmente kitch inizia a formarsi, viene notato da Hype Williams e David LaChapelle e subito messo sotto contratto per la loro casa di produzione.
Lemoine riceve nel frattempo una fracca di premi per il suo divertente spot di sensibilizzazione per l’utilizzo del profilattico nella prevenzione dall’Aids
ma è grazie alla HSI che in breve tempo inizia a dirigere videoclip per Taylor Swift, per Mistery Jets fino ad arrivare a Moby e Katy Perry.
Sono video semplici, di presa immediata e con poche pretese. Niente per cui valga la pena soffermarsi.
Ma è in questi video che la sua estetica si mischia a quella dei suoi protettori, si sporca con i ralenty e le virate modaiole dell’Anthology più nostalgica e inizia ad identificarsi un suo stile.
Il video di Born to die per Lana del Ray
e, soprattutto, quello di Blue Jeans,
mettono a fuoco, per la prima volta e nitidamente il suo vero talento.
Ma stiamo sempre e comunque parlando di lavori su commissione e uno come Lemoine non è nato per mettersi semplicemente al servizio degli altri.
“Iron”, l’ep con cui si affaccia al mondo musicale dietro lo pseudomino di Woodkid ha forti venature cinematografiche.
La scala emotiva dei quattro pezzi che lo compongono rivela le diverse sfaccettature della sua personalità: dalla malinconia appena pizzicata di Brooklin,
all’incedere orchestrale del piano di Baltimore’s Fireflies,
fino alle note conclusive del nascondino dolce e vittoriano di Wasteland.
Ma è nell’iniziale title track, e soprattutto nel suo videoclip che si rivela appieno la potenza epica ed apocalittica del suo stile.
Guardare in HDissimo/sentire/sbalordirsi per credere:
Pubblicità, videoclip, cinema, bianco e nero, fotografia, nouvelle vague, rallenty, analogico, digitale, design, agyness deyn, tattoo teatro, moda, carrelli verso destra e track sempre in avanti, verso la scoperta, e mai indietro che le cose da lontano non si capiscono. La preparazione, l’urlo, la battaglia, la rivoluzione. Le fiamme, il sermone, la morte. La nostalgia. La sconfitta.
L’ordine, speculare e precostituito, da abbattere. Sempre.
Queste le (due) chiavi per entrare nel vero mondo di Woodkid.
Le stesse che servono per aprire una porta ancora più grande, annunciata dal singolo Run Boy Run e che porterà all’uscita del suo album di debutto “The Golden Age”nel mese di settembre 2012.
“Run boy run” mantiene tutte le promesse fatte dall’EP precedente.
Si presenta come il brano che i Depeche Mode cercano di fare da anni senza riuscirci ma allo stesso tempo è appartiene fortemente al percorso musicale di Woodkid.
Nell’utilizzo sempre più incalzante delle percussioni, nelle aperture melodiche e soprattutto nel caratteristico timbro vocale (figlio di un Antony minore) è impossibile non riconoscere il marchio di fabbrica.
Ma anche in questo caso, è con l’arrivo del videoclip che il suo percorso raggiunge il compimento.
Un videoclip che di Iron è la naturale prosecuzione
e che, oltre agli elementi già identificati e perfettamente riconoscibili, aggiunge quella magia finora solo ventilata e la poesia materica delle opere di Maurice Sendak.
A questo punto, restiamo in attesa.
Di scoprire se il ragazzino vincerà la sua battaglia.
Se la vincerà Woodkid col suo album d’esordio.
E soprattutto se la figura crossmediale di Yoann Lemoine, che secondo me è l’unica alternativa espressiva, concreta e percorribile all’alba del secondo decennio di questo secolo, continuerà a raggiungere i suoi obiettivi, oppure no.
P.S.
Sull’iTunes Store, Iron Ep sta a due iuri e novantanove.
Io fossi in voi, al pelatino ce li darei.