Love and Bruises – Recensione.
Il tema centrale del nuovo film di Lou Ye (già palma d’oro a cannes nel 2009 per la sceneggiatura di Spring Fever) ha a che fare con l’opposto.
E con quella sensazione di malinconica accettazione con cui lo accogliamo senza più riuscire a respingerlo.
Hua (Corinne Yam) è appena stata lasciata dal compagno e riversa la sua disperazione per le strade della Parigi in cui ha da poco iniziato ad insegnare.
Niente sembra sollevarla fino all’arrivo dell’operaio Mathieu (Tahar Rahim) che la colpirà casualmente con una mazzetta di tubi innocenti in pieno volto.
Il ragazzo la aiuterà a riprendersi. Si scuserà. Le offrirà da bere. Si scuserà. La inviterà a passare la serata insieme, e al di lei “No, grazie”, la violenterà in un angolo.
E non si scuserà.
Quali basi migliori per dimenticare la precedente storia d’amore ed iniziarne una nuova?
Questo l’incipit di Love & Bruises in cui la tormentata storia tra i due è il veicolo per raccontare il bisogno di stare insieme che ci contraddistingue.
Non è importante, ci dice Ye, il contesto sociale, Hua si muove tra le classi più basse e quelle più alte, tra gli intellettuali e chi ha appena la licenza media. I parigini e i suoi conterranei di Pechino. Chi la venera e chi la umilia. Tra le carezze e i lividi. La paura e la tenerezza.
E tra questi estremi, il suo corpo usato come volontà e rappresentazione per siglare il passaggio obbligato per arrivare a provare qualcosa.
C’è la ricerca della felicità nelle scelte di Hua? No.
C’è il rimpianto? La volontà di affermazione? Di riappropriazione?
No, mai.
Solo una costante nota di tristezza che caratterizzerà il suo viso anche nei (pochi) momenti solari della pellicola.
Se i toni dello script sono altalenanti, discontinui e alternano momenti veramente buoni (tutto il primo atto) ad altri in cui sembra girare a vuoto (la mole di trame aperte, a totale servizio di un sottotesto già ampiamente esplicitato, la tematica, non propriamente inedita) la regia, tutta incentrata sui due attori in stato di grazia, è invece salda, accurata e ben concentrata su quello che maggiormente interessa a Ye: mostrarci la purezza di quell’anima, che i due personaggi, tra di loro, sembrano non riuscire a raggiungere mai.
Stellette? 7. No, 6. Mmmm. 7. ok, 7. Meno.
Meno.
scommetto che Martina l’ha amato, salvo poi ripensarci un po’ a causa del tuo (temo) giustificato razionalismo appena usciti dalla sala
E invece, non ci crederai, ma era lei la più critica!
…e invece no. Ho trovato il film ben girato, una splendida interpretazione dei protagonisti, un racconto intenso e potente ma dal sapore già noto. Effettivamente il mio stato d’animo ha sorpreso anche me, gli ingredienti erano tutti li presenti per il pasticcio del secolo e invece niente, una buonissima tartina mangiata in un bar.