Va bene, va bene così. Si spera.
http://www.youtube.com/watch?v=mIQ_vDtUdUM
Le band si sciolgono. I cantanti si ritirano.
I malati e i governanti si dimettono.
Vasco, per l’appunto, si dimette.
Il che mi sembra abbastanza esplicativo di cosa rappresenti Vasco per la musica italiana (non scrivo “per la musica internazionale” perché da quella, in generale, non è mai stato tenuto in considerazione).
Vasco è un vecchio e stanco barone che obbliga i suoi fedeli al pagamento di un dazio annuale, che lui ricambia a suon di “eeeehhhhhh”, che sembrano fare felici tutti.
C’è da dire, in sua difesa, che a farli andar via c’ha provato. C’ha messo del suo.
Ha iniziato a rilasciare interviste bofonchiando risposte prive di senso e tutti a battere le mani.
Ha perso i capelli, è ingrassato a dismisura ed è salito sui palchi di tutt’italia mimando vagine con le dita delle mani e gridando verso le minorenni delle prime file “Bwavavavavavavà! Fammi venire!”
Ha trasformato la sua voce in una cacofonia gutturale a metà tra un citofono e miocugggino che parla coi rutti e i suoi fan si sono lesionati le corde vocali pur di cantare come lui nei karaoke di Latina.
Ha ridotto al minimo sindacale gli sforzi sperando che accadesse qualcosa, che lo lasciassero un po’ solo, e invece niente, tutti a chiamarlo poeta, anche davanti a singoli del calibro di “Tu vuoi da me qualcosa” che, non so se voi vi siete mai soffermati sul testo, ma dice davvero ‘sta roba qua:
Tu vuoi da me qualcosa
Tu vuoi da me qualcosa
Tu vuoi da me qualcosa
Sempre
Tu vuoi da me ‘che cosa’
Tu vuoi da me ‘che cosa’
Tu vuoi da me
Cosa ti Serve
Tu vuoi da me qualcosa
Tu vuoi da me qualcosa
Tu vuoi da me qualcosa
Sempre
Tu vuoi da me ‘che cosa’
Tu vuoi da me ‘che cosa’
Tu vuoi da me
Cosa ti Serve
Ti serve
ti serve…
ti serve…
ti serve…
ti serve…
ti serve…
Per esser felici per te
Ci vuole ‘un perché’
Non ti fidi mai
Non ci credi e lo sai
Vuoi qualcosa di più
E dici che tu
Pretendi da me
Qualcosa che io
Non so!
Che cosa è?…
Che cosa vuoi?…
Che cosa…hai?…
Che cosa c’è?…
Tu vuoi da me qualcosa
Tu vuoi da me qualcosa
Tu vuoi da me qualcosa
Sempre
Tu vuoi da me ‘che cosa’
Tu vuoi da me ‘che cosa’
Tu vuoi da me
Cosa ti Serve
Ti serve
ti serve…
ti serve…
ti serve…
ti serve…
ti serve…
Per esser felici per te
Ci vuole ‘un caffè’
Non ti fidi mai
Non ci credi e lo sai
Vuoi qualcosa di più
E dici che tu
Pretendi da me
Qualcosa che io
Non so!
Che cosa è?…
Che cosa vuoi?…
Che cosa…hai?…
Che cosa c’è?… Che cosa c’è?…
Ha lavorato sui testi delle canzoni che ha coverizzato scimmiottando improbabili assonanze con la lingua italiana (quando, quando QUANDO riuscirò a scordarmi che per replicare il “Celebrate, this party is over, i’m comin home!” degli An Emotional Fish
l’ha trasformato nel bizzarro ma somigliante: “Sorridete, gli spari sopra, sono per voi”
– oltretutto, il tizio che ha uploadato Celebrate su Youtube c’ha tenuto a sottolineare: “Great song a dumb Italian rockstar called Vasco Rossi made a lot money with” )
e anche quando basta leggere i titoli delle canzoni di un suo album per capire che l’ispirazione forse non bazzica più da quelle parti e che l’arte del ripetersi sta mostrando un po’ troppo la corda:
– E adesso che tocca A ME
– Dimmelo TE
– Cosa importa A ME
– Non vivo senza TE
– Ho bisogno di TE.
(tutte dall’album: “Buoni e Cattivi“)
il pubblico ha risposto col solito, acritico, entusiasmo, trincerato dietro il dogma, l’ohm: “Vasco è vasco”.
E alla fine hanno ragione loro.
A loro Vasco piace, stanno bene così, ridono di chi la pensa diversamente, ai concerti lanciano buste di piscio agli artisti che si esibiscono prima di lui e sono stati convinti che sia l’unico “rocker” esistente.
Buon per loro.
Per quanto riguarda me, devo dire la verità, del Vascone nazionale, è piaciuta un sacco di roba.
Non ci credete? Eccovela qui, in rigoroso ordine cronologico:
– La nostra relazione
– …e poi mi parli di una vita insieme
– Silvia
– Tu che dormivi piano
– Jenny è pazza
– Ed il tempo crea eroi
– Ciao
– Fegato, fegato spappolato
– Sballi ravvicinati del terzo tipo
– La strega
– Non l’hai mica capito
– Colpa d’Alfredo
– Susanna
– Anima fragile
– Siamo solo noi
– Ieri ho sgozzato mio figlio
– Brava
– Dimentichiamoci questa città
– Sono ancora in coma
– Canzone
– Splendida giornata
– Una canzone per te
– Portatemi Dio
– Vita spericolata
– Deviazioni
– Giocala
– Ultimo domicilio conosciuto
– Cosa succede in città
– Dormi, dormi
– C’è chi dice no
– Ridere di te
– Lunedi
e tutta la testimonianza live di Fronte del Palco, da cui, la mia preferita:
che già preannuncia le derive minimal/ammiccanti degli anni successivi ma ancora resta in bilico sopra la follia.
Quel live ha segnato uno spartiacque tra un prima dignitoso, un dopo “altro”, e un recente indecoroso del quale oggi ci viene paventata l’ottimistica ipotesi di un ritiro.
Tutta Italia ne parla alle soglie dei megaconcerti sold out dello Stadio Olimpico di Roma (e la sua pagina wiki è stata immediatamente hackerata e poi ristabilita, ma caso ha voluto che io passassi da quelle parti proprio in quel momento e quindi…)
ma quello che non esce chiaramente fuori dalle frettolose notizie della rete, e che metto in risalto nel video che mi sono divertito a sottotitolare e che ho messo a inizio post, è che stiamo assistendo, tra una sghignazzata e l’altra di Mollica, alle “dimissioni” più scamuffe della storia.
Maddai, quali intenzioni di ritirarsi dovrebbe avere qualcuno che comunque continuerà a scrivere canzoni o a fare “concerti all’improvviso”?
Ora, a parte che riesco a immaginare ben poche cose più inquietanti di starmene lì a camminare sicuro, con la mia grattachecca all’orzata, e poi ritrovarmi “all’improvviso” ad un concerto di Vasco, ma sarebbe questo un addio alle scene?
Vasco, VASCO, ma per cortesia!
Sii Rocker, cazzo! Dai l’addio, dì che ti sei stancato di tutto questo perbenismo, dei meccanismi in cui vogliono incastrarti. Dì che non ci stai! Aderisci in pieno agli archetipi del ruolo che ti sei attribuito e mandaci affanculo tutti.
Vai via, in figura intera, di spalle, e solo il dito medio alzato verso di noi che ti guardiamo andare.
Fatti una chiacchierata con gli Oasis, con i Cure, coi Pink Floyd, con Billy Corgan, insomma, affidati a dei VERI professionisti del “non suoniamo più” e che si rimpianga, l’era di Vasco, almeno fino al giorno del tuo clamoroso & inaspettato ritorno sulle scene, magari – chi può dirlo? – in concomitanza con la presentazione del prossimo album!
Ma affidare tutto ad una chiacchierata tra vecchietti, in un corridoio dell’ospizio “Voglia di Giovinezza” di Sezze Scalo dà poche soddisfazioni (soprattutto quando a leggere le parole dell’altro vecchietto e a sentire le sue risatine, sembra che ti stia perculando dall’inizio alla fine).
Dammi retta Vasco, leggi con attenzione queste righe e punta tutto, focalizza il TUO momento, sull’ultima data del tour.
Quella sarà la celebrazione finale.
Lì, poggiato sull’asta del microfono, tra un “Vabè” e un “Ehhhhh”, biascica qualcosa di veramente importante scritto per te da Gaetano Curreri, e rivela a tutti la verità che non vogliono ascoltare.
Che Vasco non tornerà.
E che ora sono i Teletubbies a farti godere.
“EEEEEEHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!”
Ne parlavo con un amico musicista, di quanto Vasco mi sembrasse bollito. E lui mi ha rimesso al mio posto con una bottarella di pensiero laterale: “Ma, sai, lui ormai non è più un musicista… è un’azienda con un bel tot di gente da mantenere”.
Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh.
Avevo molte cose da dire su questo interessante post. Così, invece di scrivere un commento, ho scritto un lunghissimo articolo. Poi te lo linko quando esce! Nel frattempo, grazie per l’ispirazione.
Ho lavorato per un paio di stagioni in qualità di vice apprendista ghost writer di un autore di Dave Letterman. Minimum wage e nessuna delle mie cose è mai stata utilizzata, ma paz.
Una sera sono stato invitato ad un party all staff. Tra gli invitati Michael Ganbon: ha firmato x interpretare un bizzarro biopic – lontanamente ispirato al Vasco nazionale – scritto da Charlie Kaufman. Non ho afferrato tutti i dettagli, ma ho capito che la storia ruota intorno ad un rocker sul viale del tramonto che è anche un negromante in grado di richiamare dalla solita dimensione alternativa un esercito di elfi trafitti da antenne. Una combo del pifferaio magico e di Black Hole Sun dei Soundgarden. Non sarebbe un film di Kaufman se non ci fosse il solito effetto droste – o come accidenti si chiama – per cui gli elfi, con il loro credere ciecamente nel Grande Gamboni, non ne sostanziassero l’esistenza. Ricordo un manuale di filosofia del dinamico duo Reale/Antiseri di cui sono riuscito a leggere solo le prime righe della introduzione prima di arrendermi – come direbbe Clint, un uomo deve conoscere i suoi limiti – ma quella cosa del culto che tiene in vita un essere senziente fa tanto Dormammu nemesi del dottor Strange marvelliano.
Una idea radicata è difficile da sradicare. Chiedetelo a quanti abitano intorno al Meazza quando le pattine saltellano sui loro parquet il giorno dell’Ultimo Concerto…
l’immagine di vasco che spunta dal nulla senza preavviso mentre mangi una granita è sublime.
Io non ho neanche trovato le forze per commentare questo epico sconvolgimento dell’ordine sociopolitico italiano, ho lasciato perdere. Tanto rimane sempre Ligabue in giro a tenere ben ancorata la mediocrità e il qualunquismo musicale (e non solo) dell’italiano medio.
(davvero hai letto -tutto- il mio blog? poverino!)
Bah! Sono dell’idea che l’Italia è un popolo di pecoroni dove tutti ragionano con un unico cervello.
Se uno dice: “Vasco è figo!” tutti dietro a dire “Si! Si! E’ vero!”…
Poi che abbia fatto cose buone e che ora faccia solo più puttanate poco importa…
L’unico cervello ha ragionato e parlato per tutti:
“Vasco è figo!”
e questo alla gente basta. Per Vasco e non solo per lui.
Fratello,
davvero raramente ho avvertito una corrispondenza di amorosi sensi così intensa. Sottoscrivo in maniera decisa e aggiungo:
http://www.youtube.com/watch?v=1CydZtP_XlA
– uso inqualificabile dello split screen (Jon Cassar si è depresso)
– espressione alla Larsen di Marco della Noce
– saltelli e movenze imbarazzanti (le corna ad allargamento sopracciglia mi hanno fatto saltare dalla sedia)
– giacca che vorrei vedere solo addosso ai Blondie e borchia ovale stile Charro fine anni ottanta
– eppoi la tua delizia:
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LYRICS
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eh già
sembrava la fine del mondo
ma sono ancora qua
ci vuole abilità
eh, già
il freddo quando arriva poi va via
il tempo di inventarsi un’altra diavoleria
eh, già
sembrava la fine del mondo
ma sono qua
e non c’è niente che non va
non c’è niente da cambiare
col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
al diavolo non si vende
si regala
con l’anima che si pente
metà e metà
con l’aria, col sole
con la rabbia nel cuore
con l’odio, l’amore
in quattro parole
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
ormai io sono vaccinato, sai
ci vuole fantasia
e allora che si fa?
eh, già
riprenditi la vita che vuoi tu
io resto sempre in bilico
più o meno, su per giù
più giù, più su
più giù, più su
più su, più giù
più su, più giù
più su, più giù
più su
col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
con quello che non si prende
con quello che non si dà
poi l’anima che si arrende
alla malinconia
poi piango, poi rido
poi non mi decido
cosa succederà?
col cuore che batte più forte
la notte “adda passà”
al diavolo non si vende
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
Ciao Mauro leggo ora l’articolo su Vasco.
Lo condivido appieno: anni fa Vasco rappresentava per la mia generazione, e forse anche per la tua….un simbolo. Esprimeva la nostra rabbia contro il conformismo…cantava l’amore come allora lo vedevamo noi: delicato e fuori dal perbenismo dell’epoca.
E mi trovi daccordo quando scrivi: “Quel live ha segnato uno spartiacque tra un prima dignitoso, un dopo “altro”, e un recente indecoroso del quale oggi ci viene paventata l’ottimistica ipotesi di un ritiro”.
E’ meglio che si ritiri. Ha già dato. Ed è bene che lo faccia prima che noi si dimentichi chi era il vero Vasco.
Sai mi fa un pò pena….ed è grave, questo.
Buona giornata, Mauro.
Ciao Marta
@Andrea
Un po’ come il narcotraffico in colombia!
@Pao
Sai come creare il giusto hype… ora voglio assolutamente leggere il tuo articolo!
@Crepascolo
C’è stato bisogno di inventarmi un neologismo per riuscire inquadrarti. Quello che fai tu è l’esatto contrario del post-modernismo: il modern-postismo.
@F
TUTTO. Come per le serie tv. Megachiusa, dall’ultimo al primo. Bello.
@Gianni
Quindi sarebbe solo da acchiappare quello? Allora non è così difficile!
@Rainwiz
Fratello, istituiamo un reading settimanale di testi di Vasco. Al lettore la scelta di come interpretarli. Cominciamo io e te. ANZI! Portiamolo come spettacolo nei locali romani!
@Marta
Buona giornata (serata) anche a te!
Tranne che con i Narcos si balla molto di più:
http://ribelli.splinder.com/
http://ribelli2.splinder.com/
Mauro, eccolo qua. Eh già: http://www.gibson.com/it-it/Stile-di-Vita/Notizie-Rilevanti/Un-ricordo-senza-0721-2011/