Storia dell’arte.
“Lichtenstein si è occupato di uno dei principali canali della cultura di massa, i racconti figurati (cartoons, fumetti): di fatto uno dei sintomi più preoccupanti della società odierna a trascurare il discorso, il linguaggio articolato, la scrittura e la lettura. L’analisi della banalità di quel tipo di comunicazione fatta da Lichtenstein è metodologicamente ineccepibile. Isola un’immagine dalla striscia, la ingrandisce, studia accuratamente i processi anche tipografici mediante i quali l’immagine è stata resa comunicabile in milioni di esemplari: rifacendolo a mano, sotto il microscopio, dimostra che quel processo di produzione industriale d’immagini è stato assolutamente corretto, un modello di perfezione tecnologica.
Si mette insomma nella posizione del dirigente tecnico, che sa quali problemi e difficoltà siano stati affrontati per giungere allo standard che permette a milioni di persone di leggere contemporaneamente lo stesso racconto, interpretarlo nello stesso modo, provare lo stesso momentaneo brivido e, un istante dopo, dimenticarlo. Ai consumatori del “fumetto” è evitato anche il minimo sforzo intellettuale; tutto è stato pensato e fatto al vertice. La pittura (anche se non possa più chiamarsi così) di Lichtenstein è una prova di intelligenza, ma in sostanza dimostra soltanto che l’artista ha capito il trucco ed è idoneo a far parte del “trust dei cervelli”.
(G.C.Argan, La crisi dell’arte come scienza europea, in L’arte moderna 1770-1970, Sansoni, Firenze, 1970)
Bravo Argan.
Eri così carino.
Eri così carino.
Pigro di testa.
E ben vestito.
Per fortuna con Argan ho studiato l’arte prima di quella moderna. E devo dire che, nella sua complessità, era l’unico testo che me la faceva apprezzare davvero!
Non si può avere tutto…
Come il racconto figurato (cartoonz, fumetti), l’Argan mostra qualche problema a padroneggiare il linguaggio articolato. La prima parte dell’analisi in particolare sembra più che altro un pretesto malamente imbastito per seminare interpunzioni come fossero gratis.
In compenso sono sicuro che le insegne luminose l’Argan le conosca a menadito.
Dissing
🙂
Argan è stato un diligente studioso, primo sindaco di Roma di sinistra, o meglio, primo sindaco non democristiano. Va comunque ricordato, non dimenticando mai che la sua impostazione risente del tempo e della strutturata idea di Croce di cultura. L’assunzione che ci fosse una distinzione tra cultura alta e cultura bassa ha rappresentato per decenni una trappola per il nostro paese e per la produzione culturale di ogni colore politico. Affermazioni come queste sono comuni e hanno lacerato e depotenziato la creatività della cultura di massa. Relegandola spesso nell’autocelebrazione.
Chissà se oggi siamo salvi.. mi piace pensare di si.
A me Argan fa tenerezza. Certe sue affermazioni sono oneste ma sentono il peso degli anni. Mi da molto più fastidio gente come Achille Bonito Oliva: più di una volta si è inerpicato in filippiche contro i fumetti solo per fare lo Sgarbi della situazione. Della serie “Se vuoi il gettone di presenza, fai lo stronzo”.
@Riccardo
Ma infatti i suoi meriti sono parecchi e sarebbe impossibile negarli. Ciò nonostante…. (caratiamo, mi sento confusa…)
@Fede
io c’ho messo 10 minuti per capire – esattamente – cosa stesse dicendo.
@Ann
risposing!
@Emiliana & Emiliano
(emiliana ed emiliano uno dietro l’altro… che emozione)
Sintomatico che non sia mai tornato sui suoi passi pur avendo campato fino al periodo in cui il fumetto era già stato ampiamente sdoganato. Evidentemente continuava a pensarla così.
Castronerie a parte, i libri dell’Argan erano scritti in un italiano ingessato e spesso farraginoso, ed erano assolutamente inadatti alla funzione di testi scolastici. Testi che, in teoria, avrebbero dovuto essere agili, accattivanti e quindi divulgativi, hanno ammorbato generazioni di studenti. Solo quando ho seguito un paio di corsi sull’arte moderna all’università ho scoperto c’era vita oltre l’Argan.
Oops, mi è saltato un “che”: Ho scoperto che c’era vita oltre l’Argan.