Di solito aspettavamo.

31 agosto 2010 da Mauro

Alle tre è sempre troppo presto o troppo tardi per qualsiasi cosa tu voglia fare.

Lo diceva Sartre che era uno dei meno fichi ma lo pensavamo tutti, sbracati sulle sedie e i tavolini bianchi di plastica.

Quando sei lì, con Fabio e aspetti che gli altri scendano.

Hai sentito Luca?
Si, viene dopo che c’ha i suoi a pranzo.
E con Valentina come va?

Come volevo che andasse?
Che l’ordine cosmico delle cose interrompesse il flusso naturale delle valentine che la fanno annusare ai fabio ma poi la danno comunque ai tommaso?
No, alla fine non volevo.
E non voleva neanche Fabio che finiva Golden Axe con un gettone solo e che la femmina non l’avrebbe presa mai.
Si fosse incazzata Valentina.

Si stava sempre tra il primo e il secondo tempo di uno di quei ferragosti in cui dopo le dieci restavamo a dormire in tenda ed eravamo tutti maschi, chè le femmine le vengono a riprendere e tornano a casa per la notte.
Si stava sempre tra il primo e il secondo caldo dei dopo pranzo con gli occhi chiusi al sole, le palpebre che si toccano e pur di non aprirsi regalano quella sensazione che rimane finché non cedi.

Poi arrivavano Peppe e Alessio.
Subito dopo Tommaso che flirta con quella del bar per tutta la durata del chinotto.
Poi Maria Cristina, Irene che rideva con la faccia incazzata e ancora non eravamo tutti per andarcene da qualche altra parte.

Dovevamo essere tutti per convincerci a muovere il culo.
E quando eravamo tutti aspettavamo che il primo si alzasse e il primo ci guidasse fuori e il primo non ero mai io.

Ora (grazie a Giò che me l’ha segnalato) corro con gli Arcade Fire e torno lì.
E vedo le tecnologie virtuali piegarsi davanti ad un uso romantico e poetico del mezzo.
Vedo il ragazzo lasciare il posto in cui vive per correre verso il punto da cui è partito e lo faccio anch’io.
Vedo gli uccelli che volano su uno schermo e atterrano nell’altro.
Vedo il turn around più emozionante che qualsiasi browser possa donarci.
Vedo una lettera scritta al me che aspettava e vedo crescere le piante.

The wilderness Downtown è il progetto legato a We used to wait, nuovo singolo degli Arcade Fire per la regia di Chris Milk .

Emoziona parecchio, non bastasse il pezzo da solo.
Questa è la strada che ho percorso io, non vi dirà nulla ma magari cercherete la vostra.

E Valentina abitava poco più in là, in una casa che non si vede.

2 commenti

  1. amal -

    L’ho fatto.
    Ho corso la mia strada, su e giù. Ho scritto la mia lettera, ho fatto il mio disegno e mi sono emozionata. Tantissimo.
    Capolavoro.
    Ora sto un po’ meglio.
    Grazie.

  2. skiribilla -

    L’avevano già pubblicato, alcuni tumblr, ma così, senza spiegare, e non ci avevo fatto neanche caso, pensa te.
    Poi ho visto che tu ci hai dedicato un (bel) post e allora ho installato google chrome per vederlo.
    Ho fatto bene.
    Una cosa speciale davvero, nuova ed emozionante (termine usato spesso a sproposito ma stavolta ci sta tutto).

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