Non ti posso offrire, non ti posso dare.
Caro Giugno
la mia testa è piena.
I cassetti sono tutti presi, rubati, occupati e prenotati come i fornetti del Verano.
Ci sono tre film, serie tv, spot, videoclip, fumetti, libri, storie da fare, storie da sistemare, storie da buttare, storie da revisionare, storie da accettare per quello che sono.
Storie da vivere?
Non scherziamo.
Quelli come me vivono nell’illusione che vita sia quello che giorno dopo giorno inventano per sé stessi.
Quelli come me amano dire che adorano la vita come se sapessero veramente che sapore ha.
Quelli come me raccontano di averla azzannata, di averle fatto un culo così senza pagarne il minimo prezzo.
Quelli come me si riempiono la bocca di figli da avere, di viaggi da fare, di case da piantare e alberi da costruire.
Quelli come me credono che quello che possono immaginare per i loro personaggi sia realizzabile anche per loro stessi.
Quelli come me fanno promesse false come quei marinai che fanno a meno della gente e vanno a prendersi l’amore dentro un bar.
Quelli come me sono entomologi che si spacciano per animali sociali nascondendo male le loro lenti.
Quelli come me fanno sacrifici diretti soltanto a quietare la fame del demone delle voci che gli parla dentro.
Quelli come me ascoltano e osservano talmente tanto da avere occhi e orecchie intasate per chiunque altro che non sia loro stessi.
Quelli come me si danno dal primo momento soltanto per distrarre dal fatto che difficilmente si daranno mai.
Quelli come me hanno in testa solo il loro obiettivo attorno il quale ruota il destino delle persone che decidono di restarci vicini.
Quelli come me sanno che quelle persone ciclicamente verrano sostituite da altre, non per mancanza di stimoli, ma perché a lungo andare nessuna finzione rimane reale.
Quelli come me parlano di lavoro, lavoro, lavoro quando stanno solo e soltanto parlando del loro bisogno.
Quelli come me sono nati e cresciuti in uno stato che gli permette di nascondersi dietro l’immenso alibi della gavetta infinita. Del sei così giovane, non bruciare le tappe.
Quelli come me guardano dall’alto verso il basso perchè sanno che se restassero coi piedi per terra perderebbero qualsiasi tipo di confronto, trasformandosi in cenere.
Quelli come me non ti possono offrire una famiglia felice, una casa al mare, quella normalità che per te vale.
Quelli come me sono onnivori schiavi del rimpianto. Per sorridere devono sbranare tutto.
Quelli come me sono banditori da circo che vi ammaliano con lucine e fenomeni da baraccone. Vietato chiedere altro.
Quelli come me vi intrattengono come animatori con i loro numeri di magia e spacciano l’ipnosi per innamoramento.
Quelli come me vi invidiano e per questo vi considerano acerbi.
Quelli come me dicono che vorrebbero. Ma se volessero, lo farebbero.
Quelli come voi, di quelli come me, non dovrebbero fidarsi.
Mia nonna lo dice sempre.
quelli come te, tutti quelli come te dovevano ascoltare tua nonna, fare la fila davanti alla sua porticina come fosse mamma Ebe, pellegrinare da ogni parte del mondo fino a lì per poi sentirsi dire, in ginocchio, davanti a un piccolo sacrario di marzapane…… “siete tutti dddrogati!” 🙂
specchio.
… Padre… Specchio…
http://www.youtube.com/watch?v=KrSIV1jyyN4
Quelli come te urlano quel che sono in tutto ciò che dicono e, ancora più forte, in quello che non dicono; trasudano la propria natura dal più minuto brandello d’azione o d’inattività della propria vita.
Se qualcuno non avesse sentito quelle urla, potrebbe soffrire di gravi problemi d’udito. O potrebbe essere solo poco avvezzo agli strilli, anche se magari sa ascoltare.
Chi ha sentito quelle voci come cantilene familiari, scandite piano nel silenzio più assoluto, probabilmente ne ha riconosciuto le sfumature; eppure forse è rimasto poco disposto all’ascolto.
Il mondo è zeppo di quelli che sono e non sono come te, il ché rende il “come te” un labile parametro di distinzione.
Ma quelli come te non stavano cercando quelli diversi da te, né forse si cercavano tra loro. Quelli come te “ascoltano e osservano talmente tanto da avere occhi e orecchie intasate per chiunque altro che non sia loro stessi”.
Per cui tutto torna. Simili e dissimili amici come prima, distanti come sempre. Navigando col sorriso, in un oceano di Alberti Sordi…
…chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato.
Ma col divieto assoluto di scordarsi del passato. Cazzo, scordarsi, no.
Seppure incerto su quel che pensi esattamente, mentre lo scrivi, condivido al millemila per cento.
Vietato dimenticare.
Aggiungerei anche vietato rinnegare e rimpiangere.
E in quell’oceano di cui scrivevo, vietato navigare col sorriso di plastica.
Veri sorrisi, veri amici, sempre attenti a sé, sempre con gli occhi spalancati sul mondo.
Quello sbrodolato delirietto delle 00:33 voleva solo essere un “sapessi quanto ti capisco, Maure’…”
Capisco perfettamente.
Quelli come te sono anche un pò quelli come me. 🙂